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giovedì 8 gennaio 2009

musicoterapia per i bambini

Bambini più intelligenti dopo le lezioni di musica
Massimo Pizzo


Forse non diventeranno dei grandi musicisti. Ma i bambini che vanno a lezione di musica hanno di sicuro un grande vantaggio: diventano più intelligenti.
Lo dimostra uno studio di Glenn Schnellenberg, psicologo dell'università di Toronto a Mississauga, nell'Ontario, presentato e commentato oggi a Lipsia, nel corso della conferenza The neuroscience and music - II, From perception to performance organizzato dalla Fondazione Pierfranco e Luisa Mariani.

La ricerca di Schnellenberg, pubblicata su Psicological Science, è stata presentata insieme a numerosi altri studi sugli effetti della musica nell'apprendimento del linguaggio da parte dei bambini. I suoi risultati parlano chiaro: "forse si tratta di un effetto comune alle attività extrascolastiche, ma con la musica siamo riusciti a osservarlo con una certa sicurezza".

Lo studio di Schnellenberg ha coinvolto 144 bambini di 6 anni (ossia bambini di prima elementare), reclutati attraverso un annuncio su un giornale locale. Ai piccoli volontari è stato proposto, in cambio della loro partecipazione, un anno di lezioni di musica o di drammaturgia gratis, tenute dagli insegnanti qualificati del conservatorio della città. Ma non tutti i bambini hanno partecipato alle lezioni nello stesso momento. Il campione, infatti, è stato diviso in quattro gruppi: due hanno ricevuto lezioni collettive di musica (metà di pianoforte e metà di canto), un gruppo ha seguito un corso di drammaturgia e un gruppo, nel corso di quell'anno, non ha frequentato nessun corso, mentre ha potuto farlo l'anno successivo. All'inizio e alla fine dell'esperimento, tutti i bambini sono stati sottoposti a un test di intelligenza con un test standardizzato per i bambini di quell'età. E alla fine è risultato che i bambini "musicisti" avevano avuto, nel corso di quell'anno, un incremento del QI maggiore degli altri bambini, sia di quelli che avevano fatto teatro sia di quelli che non avevano ancora avuto nessuna delle due opportunità.

"In tutti i bambini abbiamo registrato un aumento del QI, - spiega Schnellenberg - presumibilmente per effetto della scuola e poi perché tutti sono cresciuti e hanno avuto esperienze che in qualche modo li hanno stimolati. Ma nei bambini che avevano seguito i corsi di musica questa crescita è stata significativamente superiore". Un effetto altrettanto notevole è stato notato anche nei bambini che avevano seguito teatro: "le loro abilità sociali erano cresciute, cioè erano diventati più aperti e meno timidi".

"La questione ancora da risolvere - prosegue Schnellenberg - è se si tratti di un effetto specifico della musica o di un'azione più generale degli stimoli intellettuali. I nostri risultati mostrano che la musica ha un effetto maggiore e più duraturo delle altre attività, ma suggeriscono che comunque certi stimoli possono dare benefici non trascurabili, come è stato per i bambini che hanno seguito il corso di teatro". Quindi, quello che di sicuro possiamo dire, è che "avere delle attività extrascolastiche ha un effetto sull'intelligenza dei bambini".

Ma se sui benefici delle lezioni di musica in giovane età i risultati di Schnellenberg sembrano essere inequivocabili, il discorso è molto diverso per quanto riguarda i benefici della musica in generale. Cioè sembra più difficile affermare che ascoltare musica ogni tanto possa migliorare le prestazioni intellettive. Come è stato detto per il cosiddetto Effetto Mozart.

Secondo i sostenitori di questa teoria, ascoltare dei brani del compositore austriaco (e solo suoi) renderebbe più intelligenti e migliorerebbe le abilità cognitive anche dei malati di Alzhemeir. A questo riguardo Schnellenberg si mostra decisamente più scettico: "abbiamo ripetuto l'esperimento con Schubert e abbiamo trovato anche un effetto Schubert. E sui ragazzini di dieci anni abbiamo anche riconosciuto un effetto Blur, perché abbiamo notato un aumento delle prestazioni nei ragazzini che avevano ascoltato le canzoni del gruppo pop inglese!". Quindi, per Schnellenberg, il presunto effetto di Mozart sarebbe da ricondurre a un effetto più generico della musica, che è capace di rilassare e di migliorare l'umore. A patto, però, che sia quella preferita. "Lo stimolo uditivo, quando viene percepito come gradevole, aumenta il benessere. E quando uno si sente bene e rilassato, assolve meglio ai suoi compiti. Ma questo stesso effetto potremmo trovarlo anche utilizzando delle caramelle: i bambini ai quali si dà una caramella prima di fare il test, molto probabilmente, lo eseguono meglio degli altri". Nessun effetto Mozart, dunque. Mentre un effetto positivo prolungato per l'intelligenza di chi segue delle lezioni di musica, quello sì.

La Fondazione Pierfranco e Luisa Mariani ONLUS

Durante i suoi vent’anni di attività, attraverso l'organizzazione di corsi annuali di aggiornamento e seminari di alta specializzazione, è diventata un fondamentale punto di riferimento per la ricerca neurologica, la formazione e la maturazione professionale di coloro che si occupano di malattie neuropsichiatriche infantili. Oggi la Fondazione si è data un ulteriore obiettivo: comunicare al vasto pubblico, attraverso i media, le novità e tutto ciò che possa portare beneficio alla lotta contro le malattie neurologiche infantili. La Fondazione opera in appoggio a numerosi istituti scientifici e assistenziali attraverso un'azione complementare (e non sostitutiva) rispetto a quella delle strutture pubbliche con cui collabora. Lo statuto della Fondazione prevede l'intervento in quattro settori: assistenza, formazione, ricerca e cooperazione internazionale.

www.fondazione-mariani.org

http://www.kwsalute.kataweb.it/Notizia/0,1044,4834,00.html

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