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venerdì 18 settembre 2009

influenza suina:cos'è?sintomi prevenzione e cure

Influenza dei suini: sintomi e caratteristiche
L’influenza A (era influenza dei suini) è una malattia respiratoria virale molto contagiosa che colpisce con una bassa percentuale di mortalità (dall’uno al quattro per cento). La trasmissione avviene per via aerea attraverso piccole gocce di saliva di chi tossisce o starnutisce, ma anche per via indiretta attraverso il contatto con mani contaminate da secrezioni respiratorie ed il periodo di incubazione è in genere di qualche giorno. Esistono portatori sani del virus non riconoscibili.

Il paziente infettato è contagioso da 2-3 giorni prima della comparsa dei sintomi e per i 4-5 giorni successivi; si stima che ogni nuovo contagiato sia pronto ad infettare 1.5 persone nei tre giorni precedenti alla comparsa di febbre, tosse e degli altri sintomi della febbre suina, in altre parole ogni giorno che il malato inconsapevole trascorre al lavoro, a scuola, in metro, è causa di un’altra mezzo contagio. Alcune categorie, bambini sopratutto, possono rimanere contagiosi anche per 10 giorni o più.

Il criterio clinico per riconoscere un caso di influenza suina prevede di rilevare un brusco esordio di patologia respiratoria con febbre uguale o superiore a 38° ad almeno uno dei seguenti sintomi:

cefalea,
malessere,
sensazione di febbre (brividi, sudorazione)
astenia (stanchezza, spossatezza)
ed almeno una delle seguenti condizioni

tosse,
naso che cola,
mal di gola.
E’ comunque possibile che si manifestino altri sintomi, tra cui raffreddore, nausea, vomito e diarrea.
Influenza suina e bambini
Nei bambini più piccoli, incapaci di descrivere i sintomi, questi si possono manifestare con irritabilità, pianto, mancanza di appetito.
Nel lattante l’influenza è spesso accompagnata di vomito, diarrea e solo eccezionalmente febbre.
Nei bambini in età prescolare spesso compaiono occhi arrossati e congiuntivite.
Nel bambino tra 1 e 5 anni spesso è associata a mal di gola, bronchite e febbre elevata.
Erano sporadicamente stati segnalati in passato contagi suino-uomo: i sintomi si presentavano nell’uomo simili alla tradizionale influenza, ma la casistica riporta anche estremi come soggetti asintomatici e soggetti deceduti per complicazione insorte a causa dell’influenza, come la polmonite.

E’ stata avanzata l’ipotesi che il paziente 0, il primo ad aver manifestato i sintomi dell’attuale febbre suina, sia stato un bambino di 4 anni (Edgar), residente in piccolo paesino di 3000 anime (La Gloria); i concittadini di Edgar, ammalatosi i primi giorni di aprile, sono convinti che la causa vada ricercata nell’allevamento locale di maiali, uno dei più grandi del mondo e di proprietà di una azienda statunitense. Nonostante le vibranti proteste che si sono susseguite in passato a causa di cattivi odori e scarsa igiene, l’allevamento incriminato potrebbe aver contaminato, a detta degli abitanti, le acque e l’aria.

Generalmente l’uomo viene contagiato direttamente dall’animale infetto, ma si ipotizzano casi di contagio a causa dell’ambiente che aveva ospitato maiali infetti. Il contagio uomo-uomo era possibile, ma molto raro e circoscritto a particolari circostanze.

La situazione attuale è invece considerata molto grave perchè una nuova variante del virus è in grado di trasmettersi da uomo a uomo.

L’OIE, organizzazione mondiale per la salute degli animali, interviene sottolineando che il virus responsabile di quella che definiamo influenza suina non è in realtà mai stato isolato in un animale nella stessa variante.

Al momento si ritiene che non sia possibile il contagio con il consumo di carne infetta, perché il virus non sopravvive alle temperature superiori ai 70° tipiche della cottura (ed inoltre l’Italia non importa da almeno 10 anni carne suina dal Messico) mentre tra uomini il contagio può essere facilitato dagli stessi fattori di rischio dell’influenza tradizionale: strette di mano, starnuti, luoghi chiusi ed affollati, … Si tratta di un virus molto sensibile e non e’ piu’ presente nei salumi, anche crudi, sottoposti ad essicazione e maturazione.

Non esiste al momento in commercio un vaccino efficace per il virus dell’influenza suina e non deve essere usato nessun antivirale o peggio, antibiotico in via preventiva. Il vaccino è in produzione è sarà commercializzato presumibilmente verso l’autunno.
Secondo l’Oms non tutti i farmaci antivirali oggi disponibili sono efficaci: sensibile all’Oseltamivir (Tamiflu® in Italia) e Zanamivir (Relenza®), mentre sembra resistente all’amatadina e alla rimantidina. Per il trattamento dei casi di influenza il sottosegretario alla Salute Fazio spiega che serve un ciclo di Oseltamvir con con 2 capsule al giorno per 5 giorni.

E’ notizia del 12 maggio che alcuni ospedali americani e messicani segnalano i primi fenomeni di resistenza del virus all’Oseltamvir (Tamiflu®); la comparsa di resistenza rende quindi necessario accelerare i tempi per la produzione di grandi quantità del vaccino specifico per l’influenza A suina.

L’infezione non è più circoscritta agli Stati Uniti e al Messico, ma la diffusione è ormai mondiale; in Italia al momento i casi sono particolarmente ridotti se paragonati a nazioni come l’Inghilterra, ma ci si aspetta prima o poi un aumento dei casi anche nel Belpaese.

Nel caso in cui stiate tornando da uno dei Paesi colpiti è necessario:

tenere sotto controllo eventuali sintomi nei successivi 7-10 giorni,
in caso di comparsa di sintomi influenzali (faringite, tosse secca, mal di testa, dolori muscolari,…) e necessario contattare immediatamente assistenza medica.
a causa dell’elevata facilità di trasmissione e dell’assenza di immunità nella popolazione italiana lo Stato invita tutti i cittadini che rientrano dal Messico e che lavorano in ambienti chiusi e a contatto con collettività, fra cui gli studenti ed i bambini, a rimanere a casa per sette giorni a partire dalla data di rientro dal Messico.
Attivati i controlli alle frontiere per intercettare chi torna dal Messico, prendere nota delgli estremi anagrafici e comunicarla alla Asle.
Se invece fosse necessario andare in Messico o negli Stati Uniti, per ridurre il rischio di contagio si consiglia di:

Coprire bocca e naso con un fazzoletto di carta quando si starnutisce gettandolo subito dopo,
evitare luoghi molto affollati,
aerare spesso gli ambienti dove si soggiorna,
non portare le mani a contatto con le mucose con occhi, naso e bocca,
lavarsi spesso le mani con detergenti alcolici o sapone,
usare una mascherina a maglie fini di tipo industriale,
isolamento volontario da soggetti malati,
in caso di temperatura corporea maggiore di 38 ° C, tosse, mal di gola,malessere, rivolgersi ad un medico,
non considerare sufficiente il vaccino antinfluenzale tradizionale.
Si definisce caso sospetto di influenza A una persona che risponda ai sintomi sopra descritti e che sia venuta in contatto con un’area interessata o con un caso confermato.

Cura e farmaci
In caso di malattia il Minstero ed i medici di famiglia invitano di non recarsi in Pronto Soccorso (a meno di sintomatologia particolarmente grave), in ambulatorio od in farmacia, ma di contattare preventivamente il proprio medico di famiglia.

Il Ministero della Sanità ha diffuso le nuove linee guida (22 luglio) per gli operatori sanitari che illustrano nel dettaglio i criteri di scelta ed i protocolli per la profilassi ed il trattamento dei casi di influenza A. Di seguito le principali considerazioni:

Le future necessità potrebbero essere maggiori delle attuali, è quindi indispensabile valutare criticamente caso per caso senza procedere sistematicamente all’uso degli antivirali.
Il vaccino non garantirà l’immunità.
Bambini con più di 2 anni, adolescenti ed adulti non necessitano di norma alcuna terapia antivirale, in quanto l’influenza A si è dimostrata essere autolimitante.
Nelle persone anziane, ossia con più di 65 anni, è invece consigliabile valutare attentamente la situazione clinica per decidere se ricorrere o meno a farmaci antivirali, sopratutto nei soggetti a forte rischio di complicanze (bambini con meno di 2 anni, malattie polmonari, cardiovascolari ma non gli ipertesi, diabetici, HIV, …).
Il trattamento è sempre raccomandato nelle donne in gravidanza, negli asmatici, negli obesi con Indice di Massa Corporea superiore a 30.
Anche in allattamento è possibile l’utilizzo dei farmaci antivirali, poichè i vantaggi per il lattante sono superiori ai trascurabili rischi.
Il trattamento, quando deciso, dev’essere iniziato il prima possibile e portato sempre a termine a meno di effetti collaterali.
Il ciclo completo prevede 5 giorni di terapia, 2 somministrazioni al giorni (cioè ogni 12 ore) qualsiasi sia il farmaco scelto (Oseltamivir o Zanamivir, cioè Tamiflu® o Relenza®).
La durata del trattamento preventivo è invece di 10 giorni, sempre con doppia somministrazione giornaliera, dal momento dell’ultima esposizione.
Uno studio recente, pubblicato sulla rivista Eurosurveillance, ha dimostrato che in molti bambini trattati a scopo profilattico con Oseltamivir si sono presentati effetti collaterali quali nausea, vomito, diarrea, incubi e insonnia.

I medici di famiglia consigliano, in caso di contagio, di:

non uscire da casa,
sostare sempre nella stessa stanza,
se possibile usare un bagno diverso dagli altri membri del nucleo famigliare,
avere contatti con un unico famigliare,
evitare contatti non strettamente necessari con familiari e amici e ancor più con i bambini e donne in stato di gravidanza,
coprire bocca e naso con fazzoletto di carta in caso di tosse o starnuti,
smaltire i fazzoletti in sacchetti chiusi immediatamente dopo l’uso.
E’ invece importante che in casa gli altri membri della famiglia:

provvedano ad arieggiare gli ambienti;
si lavino accuratamente e frequentemente le mani con acqua calda e sapone dopo ogni contatto con il malato;
evitino il contatto diretto con le diverse secrezioni ed escrezioni del malato, in caso di necessità a seguito del contatto è consigliabile lavarsi le mani o le altre parti del corpo, cambiare gli indumenti e lavarli come di consueto;
evitare di portare le mani a contatto con le mucose degli occhi, del naso e della bocca;
fare uso di guanti usa e getta per la pulizia dei materiali usati dal malato e/o contaminati da secrezioni e/o escrezioni del malato (fazzolettini, pigiami, biancheria) e lavarsi sempre le mani dopo la rimozione dei guanti che vanno smaltiti ogni volta e non riutilizzati.
prima di riutilizzare asciugamani, posateria, bicchieri, indumenti, lenzuola, coperte e federe usate dal malato è necessario procedere al consueto lavaggio a caldo (temperatura superiore a 70°);
Prevenzione
Lavarsi frequentemente le mani
Coprire bocca e naso quando si starnutisce
isolamento volontario dalle persone con malattie respiratorie febbrili
uso di mascherine.
Mantenere un’adeguata distanza (circa 1 m) tra persona e persona è considerata una misura efficace per prevenire la trasmissione dell’influenza (17.Glass RJ et al. Targeted social distancing design for pandemic influenza. EmergInfect Dis 2006; 12:1671-81)

Gravidanza
La società italiana di ginecologia ed ostetricia tranquillizza le donne in gravidanza spiegando che le terapie antivirali disponibili sono assolutamente sicure anche per il feto.

Si consiglia in ogni caso di rivolgersi prontamente al ginecologo in caso di dubbi, in modo da valutare la possibilità di ricorrere ad una terapia preventiva in caso di sintomi sospetti (Fonte: SIGO), anche perchè secondo recenti ricerche sembra che le donne incinte siano maggiormente esposte al rischio di complicazioni gravi.

Il momento più pericoloso in caso di infezione da nuova influenza sembra essere il secondo ed il terzo trimestre di gravidanza, anche perchè le donne incinte si rivelano essere facile bersaglio del virus dell’influenza suina; come in tutti i pazienti a rischio, anche le donne in gravidanza possono e devono ricorrere dietro parere medico al trattamento, anche preventivo, con antivirali. Al momento esistono maggiori studi relativi all’uso in gravidanza dell’oseltamvir rispetto allo zanamivirir, quindi il primo è da preferire (fonte Gravidanza e nuova influenza, Canadian Medical Association Journal).

Entrambi i farmaci sono inoltre indicati anche in caso di allattamento al seno, perché solo piccole ed innocue quantità passano nel latte materno.

In Australia, dove i casi sono particolarmente numerosi anche a causa dell’attuale stagione invernale, viene consigliato alle donne incinta di evitare di uscire da casa per diminuire il rischio di contagio; al momento in Europa, a maggior ragione in Italia, non si ritiene necessario un così stretto controllo che potrà diventare eventualmente un utile strategia preventiva nel caso di un aumento della possibilità di contagio.

http://www.farmacoecura.it/influenza/influenza-suina/

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