ad

lunedì 26 ottobre 2009

come gestire le nostre emozioni negative,controllare le esplosioni di rabbia

--------------------------------------------------------------------------------
dal pensiero all'azione
SaperePerFare.it


Esplosioni emotive di rabbia... Proviamo a gestirle?
di Cristiano Tori


Spesso nella vita, soprattutto lavorativa, ci è successo di essere protagonisti, attivi o passivi, di esplosioni emotive di rabbia.

Spesso siamo stati noi a reagire “esplodendo” di fronte ad una situazione di disagio e altrettanto spesso siamo stati la causa o abbiamo solamente assistito alla reazione “eccessiva” di altre persone.

In entrambi i casi la situazione è stata sicuramente spiacevole e probabilmente sono state dette cose non volute con il preciso scopo di “colpire duro” quello che in quel momento è “il nemico”.

Questo è infatti l’aspetto più grave di una esplosione emotiva di rabbia: vengono quasi sempre dette cose che in condizioni normali i nostri filtri mentali ci impediscono di dire. E nel migliore dei casi vengono dette cose che si pensano, ma con modalità del tutto errate.

In entrambi i casi si manca di rispetto all’interlocutore a prescindere da chi abbia ragione o torto nella sostanza.


Non bastano le scuse; il peso delle parole...


Il linguaggio è l’unico mezzo per scambiare informazioni con altre persone e quindi ciò che viene detto viene assimilato a quello che la persona pensa realmente.
Il dire, dopo una discussione, che quello che è stato detto non corrisponde a quello che si pensa e, quindi, scusarsi non ne annulla comunque l’eco nella mente dell’interlocutore visto che non è possibile conoscere con certezza il pensiero di un'altra persona, possiamo solo ascoltare quello che dice.

Quindi lo scusarsi non equivale mai al non aver detto. Questo è il presupposto per cui mai ci si dovrebbe lasciar andare ad esplosioni emotive di rabbia.

Altro approccio sbagliato che serve solo come giustificazione per se stessi è limitarsi a dire che questo è il nostro carattere, non ci piace, ma non possiamo farci niente, siamo nati così.

Questo, mi sento di affermare con certezza, non è vero: è sempre possibile lavorare su se stessi per migliorarsi a patto che lo si voglia “realmente” e che non si abbia paura di farlo.


Conoscere il processo emotivo per imparare a gestirlo; le dinamiche delle quattro fasi


Arrivare da una situazione di normalità ad una di esplosione emotiva è comunque un processo fatto di più fasi sulle quali, se capite, è possibile intervenire per bloccarla: serve quindi consapevolezza della fase in cui mi trovo e volontà di prendere le giuste contromisure.

Prima fase : “l’attesa”. La nostra situazione emotiva antecedente alla situazione che genera l’esplosione è fondamentale: quello che si recepisce quasi sempre non è frutto della solo situazione contingente, ma anche di tutta una serie di possibili tensioni dovute a situazioni esterne.

Primo consiglio per evitare esplosioni emotive: interrogarsi continuamente sul nostro stato emotivo e soprattutto rispondersi sinceramente in modo da dare “il giusto peso” alle cose. Se sappiamo di essere particolarmente tesi o nervosi dobbiamo stare ancora più attenti al linguaggio e ai modi da utilizzare. Magari un tono brusco inconsapevole potrebbe dare inizio ad una situazione spiacevole che ci porta ad esplodere o far esplodere altri.

Ci sono però casi in cui quello che accade è talmente improvviso che non siamo riusciti a fare una corretta ”diagnosi del nostro stato emotivo” prima di avere una reazione; arriva quindi la

Seconda fase : “qualcosa sale dentro di me…”. A questo punto siamo entrati nella seconda fase: non siamo riusciti ad evitare una situazione a rischio, quindi dobbiamo capire come gestirla al meglio.

In questa fase si tende a far prevalere la propria convinzione aldilà del concetto di torto o ragione. Sarebbe importante a questo punto lasciar perdere il proprio stato d’animo precedente, che può influire sulla capacità momentanea di giudizio, e cercare di analizzare in modo corretto la situazione contingente. In questa fase quasi sempre subentrano i cosiddetti “scheletri nell’armadio”, ovvero le esperienze passate avute con lo stesso interlocutore: crediamo già di conoscere i modi e gli argomenti delle sue rispose e quindi tendiamo a non ascoltare realmente il contenuto di ciò che dice.

Secondo consiglio: dentro di noi stiamo avvertendo un incremento della nostra emotività che potrebbe generare l’esplosione, dobbiamo quindi cercare di analizzare la situazione in modo equilibrato, senza farci influenzare da episodi passati o dal nostro stato emotivo dovuto ad altre cause.


Spesso però la fase due dura veramente troppo poco per accorgersene e si arriva alla fase tre, in cui dentro di noi è scattata la “molla” della rabbia e sentiamo la necessità di esternarla, purtroppo spesso non solo a parole (mi rifiuto di trattare questa tipologia di caso per cui non ci sono giustificazioni di nessun tipo).

A questo punto sentiamo forte la necessità è di “buttare” fuori la nostra rabbia rivolgendola all’oggetto che l’ha generata: una persona o una situazione.

Se la rabbia è rivolta verso una situazione c’è poco da fare: capire se posso fare qualcosa per modificarla, risolverla o, in caso contrario, cercare di accettarla nel modo migliore possibile. In questo caso arrabbiarsi ed esplodere non serve a molto, ma non mi sento di sconsigliarlo del tutto visto che uno sfogo dove non si ferisce “verbalmente “ nessuno può anche essere “salutare”.

Se la rabbia è invece verso una persona allora possiamo introdurre la

Terza fase : “adesso ci penso io a…”. A questo punto i miei freni inibitori sono quasi nulli e l’unico obiettivo è “investire” con tutta la rabbia possibile l’interlocutore che l’ha generata.

Probabilmente anche fisicamente abbiamo delle reazioni: viso rosso, iniziamo a gesticolare, si alza il tono della nostra voce.

Terzo consiglio. Orami è tardi, siamo arrabbiati e l’interlocutore lo ha capito. Ma possiamo ancora evitare il peggio. Come? Evitando di esternare la nostra rabbia in modo errato cercando di ferire l’altro richiamando episodi del passato o facendo leva su sue debolezze che conosciamo bene.

“Dobbiamo” difendere le nostre ragioni (non farlo sarebbe altrettanto sbagliato), ma continuando ad argomentare e discutere della situazione specifica che ha generato la nostra esplosione senza trascendere, mantenendo un tono pacato e scegliendo la parole da usare.

“Dobbiamo” rimanere agganciati al presente, alla situazione contingente, per non passare, come si dice, “dalla ragione al torto”.

Se riusciamo a non andare oltre non abbiamo ancora commesso nessun “errore”: ci siamo arrabbiati, magari anche a ragione, l’abbiamo fatto capire con parole e gesti all’interlocutore, abbiamo esposto con fermezza la nostra idea, ma non abbiamo mancato di rispetto né offeso nessuno. Abbiamo solo fatto vedere che abbiamo “del carattere”, che non ci stiamo a subire da nessuno, ma che siamo persone corrette perché nonostante la rabbia non abbiamo cercato di ferire od offendere nessuno.

Siamo inattaccabili nella forma, e se poi ci rendiamo conto di aver torto nella sostanza anche in un secondo tempo le nostre eventuali scuse saranno ben accolte, anzi saranno un segno di ulteriore forza. Purtroppo, però, spesso si arriva alla

Quarta fase : “ora te ne dico quattro…”. Non ce l’abbiamo fatta a trattenerci e attacchiamo verbalmente il nostro interlocutore alzando la voce, offendendolo o ferendolo nelle sue debolezze. Spesso in questa fase siamo tanto più “verbalmente” cattivi quanto più la persona ci sta vicino, perché ci ha ferito molto di più di uno sconosciuto, inoltre abbiamo il vantaggio di sapere “come” e “dove” colpire.

Quarto consiglio: c’è poco da fare, la “frittata” è stata fatta e non ci siamo saputi controllare.

Da evitare è il fare finta di nulla sia verso se stessi che verso l’altro. “Bisogna” chiedere scusa all’altro per i modi errati utilizzati indipendentemente dall’avere ragione o meno nella sostanza della discussione. Però va tenuto presente che le scuse, anche se accettate, non cancelleranno l’eco delle parole dette dalla mente dell’interlocutore e non ci sarà da stupirsi se torneranno fuori contro di noi anche a distanza di molto tempo. Questo lo dovremo accettare di buon grado visto che siamo stati noi a sbagliare.

Nei nostri confronti dobbiamo capire che ci dovevamo fermare in una delle precedenti fasi e i motivi per cui non lo abbiamo fatto. Serve capacità di autoanalisi e soprattutto la volontà di voler superare il nostro “problema” caratteriale. In questo ci può aiutare il senso di colpa e di disagio che sentiamo dopo una esplosione di rabbia, anche questo da vivere e sentire, proprio per aiutarci a non ripeterlo: mai ignorarlo o fare finta che non ci sia. Non possiamo farlo senza sforzo, ma non dobbiamo aver paura di provarci pur sapendo che il percorso è lungo e difficile.


Critici e consapevoli: verso noi stessi! La fonte del vero carattere


Tutto ciò vale ovviamente per chi si arrabbia facilmente, trascende nei modi, ma vorrebbe non farlo e lo percepisce come un atteggiamento errato spesso inevitabile. Il “trucco “ è l’essere critici con noi stessi, di imparare a conoscerci e a capire in quale fase ci troviamo per prendere le opportune contromisure. All’inizio sarà difficile, ma con il tempo, analizzando, senza paura di capire noi stessi, ogni nostra esplosione, è possibile migliorarsi, sempre che, fatto fondamentale, lo si voglia realmente.


C’è chi però è orgoglioso del proprio carattere iroso pensando che sia sinonimo di forza e di carattere. E’ orgoglioso e felice del senso di superiorità che percepisce nell’offendere gli altri. Sente che il mondo è ai suoi piedi perché riesce ad ottenere sempre quello che vuole arrabbiandosi.

Una triste considerazione è che spesso non ha tutti i torti: il prepotente ottiene più spesso quello che vuole di una persona mite.

La differenza però è in ciò che si costruisce nella vita non in termini di quello che si ha materialmente, ma nella tipologia di vita e di rapporti umani che si hanno con chi ci circonda.

Chi con l’alzare la voce vuole prevalere sugli altri costruirà solo legami basati sull’ostentazione della forza e appena la sua posizione vacillerà si troverà solo, anzi, probabilmente dovrà subire quello che ha causato ad altri.

Chi invece segue la strada del rispetto degli altri in ogni situazione avrà sempre qualcuno disposto ad ascoltarlo, ad aiutarlo e a capirlo nelle sue difficoltà.


Alla fine quindi si può scegliere di essere come si vuole, basta poi essere disposti a subirne le conseguenze senza “arrabbiarsi".


per ricevere automaticamente notizie in merito ad aggiornamenti nei contenuti >>
invia commenti e riflessioni a: feedback@sapereperfare.it
per proposte nell'ambito del progetto scrivi a: proposals@sapereperfare.it



A cura di Professione Lavoro ®
Realizzazione tecnica Elabora


.php http://www.sapereperfare.it/indiceData

Nessun commento:


Il presente Blog è aggiornato senza alcuna periodicità e non rappresenta una testata giornalistica ai sensi della legge n.62 del 07.03.2001. Qualora immagini, video o testi violassero eventuali diritti d'autore siete pregati di segnalarlo e verranno rimosse.
Avviso sulla privacy: Per pubblicare gli annunci sul nostro sito web utilizziamo aziende pubblicitarie indipendenti. Queste aziende possono utilizzare questi dati (che non includono il tuo nome, indirizzo, indirizzo email o numero di telefono) sulle tue visite a questo e altri siti web per creare annunci pubblicitari su prodotti e servizi che potrebbero interessarti. Se desideri ulteriori informazioni a questo proposito e per conoscere le opzioni disponibili per impedire l'utilizzo di tali dati da parte di queste aziende, fai clic qui.