La biografia delle piastrine, iniziata a Torino nel 1881, con la loro precisa descrizione da parte di un giovane professore, Giulio Bizzozero, è davvero una continua sorpresa per la ricerca scientifica, che ha dato sempre fiducia a queste piccole componenti del sangue, nonostante la loro natura apparentemente enigmatica. Il Gruppo di studio sulle piastrine è tra quelli che non hanno mai smesso di credere che dietro una “quasi-cellula” potessero celarsi informazioni fondamentali per la ricerca medica.
Vittime di un diffuso scetticismo fino all’immediato dopoguerra, poi rivalutate negli anni Sessanta e ora sotto i riflettori, le piastrine si sono rivelate il pezzo da novanta su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo. Ma secondo Paolo Gresele, del dipartimento di Medicina Interna dell’Università di Perugia, questi “semplici frammenti” di citoplasma riservano ancora tante sorprese. "Pensavamo di aver scoperto tutto sulle piastrine, ma ogni giorno ci rendiamo conto di acquisire delle informazioni su proprietà nuove, come l’enorme quantità di meccanismi di trasduzione, di recettori, di mediatori che continuano ad essere scoperti. Meccanismi sempre più complessi che prima non ci saremmo mai aspettati. L’ultimo in ordine di tempo è la capacità di sintetizzare proteine, la regolazione di questa capacità e dei meccanismi di silenziamento del RNA". Scoperte fondamentali che riconoscono alle piastrine proprietà prima inattese, quasi fossero delle cellule con tanto di nucleo, ma col vantaggio di essere facilmente campionabili molto di più di qualsiasi altra cellula dell’organismo. "Prima abbiamo scoperto che le piastrine hanno un ruolo fondamentale nel fermare le emorragie, poi che contribuiscono anche alla trombosi; ora sappiamo che sono coinvolte nell’infiammazione e in alcuni tumori: un capitolo immenso. Insomma un vero e proprio vaso di Pandora".
Nato dieci anni fa su iniziativa di un manipolo di appassionati di piastrine, il Gruppo si è progressivamente affermato come autentica autorità nel campo, diventando punto di riferimento per studiosi di tutto il mondo. Una carriera iniziata in punta di piedi e senza troppe ambizioni, insomma. Ora però il Gruppo si ritrova addosso una responsabilità non da poco, essendo un esempio più unico che raro, non solo in Italia. La decima edizione del meeting si è svolta in Molise, a Termoli. L’edizione 2009 è stata organizzata dai Laboratori di ricerca dell’Università Cattolica di Campobasso diretti da Giovanni de Gaetano, storico componente del Gruppo Piastrine: "Il nostro Gruppo è un esemplare raro, quasi in via di estinzione. Non c’è un presidente, non ci sono gerarchie e nemmeno una struttura societaria. La nostra attività è sostenuta solo da una forte e passione per la scienza e la ricerca. Sono molto contento della riuscita del meeting a cui hanno partecipato, oltre a esperti di rilievo internazionale, tanti giovani ricercatori provenienti da tutta Italia. La qualità delle presentazioni è stata davvero alta perchè queste piccole particelle del sangue hanno sempre qualcosa di nuovo da dire, anno dopo anno".
Alessandra Balduini, professore all’Università di Pavia e al Department of biomedical engineering della Tufts University, a Boston, negli Stati Uniti, studia le piastrine a partire dai loro “progenitori”, i megacariociti, cellule del midollo osseo. In questo modo la questione viene affrontata alla radice e le possibilità di saperne di più aumentano sensibilmente. Una linea di ricerca ancora poco esplorata ma su cui gli studiosi puntano molto in vista di trovare nuove e più efficaci terapie. “Nonostante si conoscano tante malattie delle piastrine", dice la giovane ricercatrice, "poco si sa sulla loro patogenesi perché non si conoscono ancora i meccanismi di formazione delle piastrine. Noi studiamo il differenziamento delle cellule staminali del midollo con lo scopo di spiegare la patogenesi di alcune malattie e individuare anche nuovi target terapeutici. Conoscendo il meccanismo è verosimile riuscire ad intervenire in maniera mirata". Tra i progetti avveniristici, la Balduini ripone molte aspettative su un modello capace di riprodurre le piastrine in provetta. "In pratica simuliamo le funzioni del midollo osseo per avere a disposizione piastrine per un uso altamente tecnologico. Attualmente stiamo studiando nuovi farmaci in collaborazione con Alessandro Pecci dell'Università di Pavia che si occupa della sperimentazione clinica. Credo molto nell’interdisciplinarietà della ricerca: mettersi insieme per produrre risultati, altrimenti non si va da nessuna parte".
Carlo Balduini, professore di Medicina interna all’Università di Pavia, spiega: "Fino all’altro ieri il capitolo delle piastrinopenie (ridotto numero delle piastrine nel sangue, ndr) ereditarie era esageratamente fitto, ma lavorando assieme ci siamo resi conto che diverse malattie con diversi nomi in realtà erano raggruppabili. Man mano che riusciremo a conoscere meglio queste malattie semplificheremo la questione e quindi anche l’approccio terapeutico". Ma la strada è ancora in salita perché le malattie rare molto spesso non sono neanche conosciute. Per questo si rende assolutamente necessario un processo di informazione e di formazione sull’argomento. Il Gruppo piastrine si è dimostrato molto valido anche per questo aspetto. "Ci siamo subito resi conto che molti centri non erano in grado di riconoscere questo tipo di patologie, mentre ora la loro capacità di diagnosi è notevolmente migliorata. L’impegno del Gruppo è stato fondamentale in questo senso. A partire dalla formulazione di un algoritmo diagnostico per arrivare a riconoscere le singole forme di piastrinopenia".
Fonte: Bonaccio M. Le piastrine continuano a stupire. CattolicaNews 19/10/09.
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lunedì 19 ottobre 2009
piastrine del sangue,ecco cosa si è appena scoperto
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