I ricercatori della Johns Hopkins School of Medicine coordinati da Martin A. Makary hanno implementato una scala in 5 punti (perdita di peso superiore a 4,5 kg nell’ultimo anno, debolezza misurata da un dinamometro manuale, fatigue, attività fisica ridotta, difficoltà nel camminare): se il paziente totalizza 4 o 5 (si assegna 1 punto per ogni problema) è da considerarsi fragile, mentre uno score di 2 o 3 lo classifica come mediamente fragile. Applicato su 594 pazienti over 65 in attesa di intervento chirurgico tra il 2005 e il 2006 il test ha dimostrato che i pazienti fragili corrono un rischio 2,5 volte più elevato di complicazioni postoperatorie, 1,5 volte più elevato di degenze prolungate e 20 volte più elevato di dover essere trasferiti in una struttura protetta e non a casa loro dopo esser stati dimessi dall’ospedale. “Un buon ‘test di fragilità’ può aiutare i chirurghi e anche i pazienti a prendere decisioni più consapevoli”, commenta Makary. Fonte: Makary MA, Segev DL, Pronovost PJ et al. Frailty as a Predictor of Surgical Outcomes in Older Patients. Journal of the American College of Surgeons 2010; DOI: 10.1016/j.jamcollsurg.2010.01.028.
david frati
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