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sabato 29 maggio 2010

Trapianti:In veneto se sei ritardato mentale non ne hai il diritto

Dopo la vicenda dell'arrivo in Italia dei donatori samaritani arriva una nuova questione bioetica a suscitare polemiche e accendere il dibattito nel settore dei trapianti: l'occasione è un articolo pubblicato da due nefrologi dell'Università Cattolica di Roma, nel quale di dicono contrari ad una disposizione della Regione Veneto, secondo la quale le persone con ritardo mentale «non possono essere escluse a priori dalle liste trapianto di organo». Fatto poi smentito dall'assessore alla Sanità del Veneto. Ma la vicenda ha fatto puntare i riflettori su una questione che comunque ha aperto un dibattito e una riflessione fra esperti. I due esperti, Nicola Panocchia e Maurizio Bossola del Servizio di Emodialisi del Policlinico Gemelli di Roma e Giacomo Vivanti, psicologo dell'Università della California, spigano la loro posizione in un articolo pubblicato sull'American Journal of Transplantation.

VENETO SOTTO ACCUSA Le linee guida della Regione Veneto - si legge nell'articolo - indicando il ritardo mentale come una controindicazione al trapianto, di fatto escludono pazienti con disabilità intellettiva da questa procedura salva-vita. «Tutte le Regioni - ha spiegato Bossola intervistato dall'ANSA - adottano dei criteri per dare indicazione di inserimento in lista d'attesa trapianti, ma il criterio di esclusione è una malattia psichiatrica grave (una psicosi) che ridurrebbe la possibilità che il paziente aderisca alle terapie antirigetto». Invece nelle linee guida emanate dal Veneto, continua Bossola, «c'è un criterio di controindicazione assoluta all'inserimento nelle liste d'attesa di persone con ritardo mentale, stimato peraltro usando una misura grossolana, quella del quoziente intellettivo». Ciò andrebbe a includere, precisa, bimbi Down o autistici o con altre forme di ritardo. Posizione rafforzata dalle dichirazioni del direttore del Centro di Ateneo di Bioetica della Cattolica Adriano Pessina: «le discriminazioni in base a criteri psichici sono altrettanto ingiuste che quelle basate su sesso, età, etnia». Ma la regione Veneto, attraverso l'assessore alla Sanità, Luca Coletto, corregge il tiro e spiega poco dopo che non c'è nessuna esclusione a priori per persone con ritardo mentale in tema trapianti ma «doverose valutazioni scientifiche» e la questione sarà portata all'attenzione del coordinamento degli assessori regionali alla sanità. «Le linee guida del Veneto in materia di trapianti - spiega Coletto - non escludono assolutamente a priori le persone con ritardo mentale. Sulla base dei documenti ufficiali del Centro Nazionale Trapianti e della letteratura scientifica internazionale consolidata - rileva Coletto - si definiscono questi pazienti come persone alle quali porre una particolare attenzione rispetto a molti fattori, legati anche alle fasi del dopo trapianto. Dire che il Veneto esclude queste persone dalla possibilità di ottenere un trapianto è una falsità». La disabilità, quindi, non sbarra la strada al trapianto d'organo in modo prioritario. «Il trapianto è un dono così prezioso che chi riceve un organo deve essere in grado di fruirne i benefici e questo è l'unico discrimine da tenere in considerazione quando si decide l'inserimento di un paziente nella lista d'attesa» ha spiegato il direttore del Centro Nazionale Trapianti (CNT) Alessandro Nanni Costa. «Le uniche valutazioni da fare per dare indicazione al trapianto - spiega - sono che il paziente abbia un'attesa di vita (non si trapianta un individuo in condizioni di salute così compromesse da rendere vano il trapianto); e che si tenga conto delle sue condizioni psicologiche, valutando che sia in grado di prendere in carico l'organo donatogli seguendo correttamente le terapie antirigetto»http://www.leggo.it/articolo.php?id=64353

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