Ma è in arrivo una novità: il neurobox

MILANO - Un incidente stradale o sul lavoro, un trauma. E un nervo della mano o del polso si stacca: restano due monconi separati, sensibilità e funzionalità delle dita o della mano vanno perdute e per guarire bisogna riunire le due estremità del nervo spezzato, creando un "ponte" fra loro. Fino a poco tempo fa l'unica strada possibile era l'innesto di un pezzettino di nervo prelevato da un'altra zona del corpo, per esempio un nervo sensoriale della gamba: una tecnica operatoria che crea di fatto un danno ulteriore e per questo non piace ai pazienti, perché è difficile accettare la perdita di funzione di un nervo sano. Da tre anni però sono arrivate anche in Italia le guide neurali in collagene.
RECUPERO - «Si tratta di piccoli "tutori" cilindrici in materiale biocompatibile e biodegradabile entro cui il nervo spezzato trova le condizioni migliori per rigenerarsi e crescere nella giusta direzione, andando a riconnettersi con l'altra estremità del nervo stesso - spiega Antonio Merolli, microchirurgo dell'Unità di Ortopedia e Chirurgia della Mano dell'Università Cattolica di Roma -. L'intervento per posizionare la guida neurale è più veloce rispetto all'innesto, non si tolgono altri nervi e il recupero è buono. Già dopo i primi tre mesi, se la lesione non è grande, si hanno risultati soddisfacenti; l'85 per cento dei pazienti ritrova una completa funzionalità entro un anno». I centri italiani che utilizzano le guide neurali non sono molti: oltre alla Cattolica, dove dal 2007 a oggi sono stati operati poco meno di 40 pazienti, le strutture con le casistiche più numerose sono il CTO di Torino, il Gaslini di Genova, il Pellegrini di Napoli. Succede anche per un problema di costi: «Le guide in collagene costano 1.000-1.200 euro, l'innesto è quasi a costo zero - informa Merolli -. Tuttavia è stato dimostrato che i tempi di recupero, per esempio per rientrare al lavoro, sono più brevi con le guide neurali. Che in alcuni casi potrebbero rivelarsi addirittura l'unica alternativa: nei pazienti over 60 l'innesto ha una probabilità di riuscita inferiore al 30 per cento, le guide invece si possono usare con successo anche in persone di 70 anni. Purtroppo, però, se il "buco" fra i due tronconi di nervo supera i due centimetri, dobbiamo necessariamente optare per l'innesto di spezzoni di nervi prelevati da altre aree del corpo».
IL NEUROBOX - Le cose potrebbero cambiare con una nuova guida neurale, messa a punto da Merolli assieme a Francesco Catalano presso i laboratori della Cattolica di Roma e già brevettata. Si chiama NeuroBox ed è una "scatola per nervi" che ha dato ottimi risultati nei test sugli animali e, a partire dalla prossima primavera, verrà sperimentata sull'uomo: «NeuroBox ha una forma un po' schiacciata, così che ogni fibra nervosa al suo interno abbia la stessa probabilità di crescita delle altre: nelle guide neurali standard, che sono circolari, le fibre al centro crescono di meno perché sono come "soffocate", non ricevono un'irrorazione sanguigna sufficiente - spiega Merolli -. Inoltre, NeuroBox consente di evitare i punti di sutura sul nervo, che provocano sempre un po' di infiammazione ritardando la guarigione: NeuroBox, infatti, può essere collegato al nervo con colle acriliche, che riescono ad "attaccare" e polimerizzare proprio grazie alla struttura particolare della "scatola"». Il NeuroBox, che migliora le prestazioni delle guide neurali e rende gli interventi ancora più semplici e veloci, potrebbe perciò consentire di allargare l'impiego dei tutori per la ricrescita dei nervi a un numero sempre maggiore di casi, anche quando il "buco" da riempire supera i due centimetri.
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