http://www3.lastampa.it/ambiente/sezioni/ambiente/articolo/lstp/394835/
Cibi classificati sia per le calorie che per l’impatto sull’ambiente
ROMA
Il “Barilla center for food and nutrition” ha presentato il suo progetto per una dieta che non pesi né sul fisico né sull’ambiente.
Si tratta di quella che si può definire “una doppia piramide”: una alimentare e una ambientale che concilia, in un unico modello, la salute e tutela della natura. I cibi sono posizionati non solo in funzione del loro impatto benefico sulla salute ma anche in base agli effetti sull’ambiente. Il criterio di classificazione tiene conto delle emissioni di gas serra, dell’uso delle risorse idriche, e dell’uso del suolo. E leggendo la doppia versione della piramide emerge che gli alimenti per i quali è consigliato un consumo più frequente sono anche quelli che determinano gli impatti ambientali minori; al contrario gli alimenti meno raccomandabili sono anche quelli che colpiscono di più il Pianeta.
Alla base della piramide alimentare si trovano gli alimenti di origine vegetale, ricchi di nutrienti (vitamine, sali minerali, acqua) e di composti protettivi (fibre e composti bioattivi di origine vegetale) e con ridotta densità energetica. Salendo si trovano alimenti a crescente densità energetica. Percorrendo la piramide ambientale, vengono stimati gli impatti associati a ogni singolo alimento evidenziando come per esempio i principali carichi ambientali siano rappresentati dai gas serra, seguiti dall’uso dell’acqua e del territorio.
In quest’ottica, si possono analizzare gli impatti di due tipologie di diete: quella nordamericana (consumo prevalente di carne, zuccheri e grassi) che comporta l’immissione nell’atmosfera di circa 5,4 kg di CO2 pro-capite; quella mediterranea (consumo di carboidrati, frutta e verdura) immette in atmosfera circa 2,2 kg di CO2 a testa. Al di là del grado di emissioni di CO2, anche il consumo delle risorse idriche cambia a seconda del tipo di dieta. Con un’alimentazione vegetariana si “bevono” tra i 1.500 e i 2.600 litri al giorno, che diventano tra i 4.000 e 5.400 in caso di una dieta ricca di carne.
Si tratta di quella che si può definire “una doppia piramide”: una alimentare e una ambientale che concilia, in un unico modello, la salute e tutela della natura. I cibi sono posizionati non solo in funzione del loro impatto benefico sulla salute ma anche in base agli effetti sull’ambiente. Il criterio di classificazione tiene conto delle emissioni di gas serra, dell’uso delle risorse idriche, e dell’uso del suolo. E leggendo la doppia versione della piramide emerge che gli alimenti per i quali è consigliato un consumo più frequente sono anche quelli che determinano gli impatti ambientali minori; al contrario gli alimenti meno raccomandabili sono anche quelli che colpiscono di più il Pianeta.
Alla base della piramide alimentare si trovano gli alimenti di origine vegetale, ricchi di nutrienti (vitamine, sali minerali, acqua) e di composti protettivi (fibre e composti bioattivi di origine vegetale) e con ridotta densità energetica. Salendo si trovano alimenti a crescente densità energetica. Percorrendo la piramide ambientale, vengono stimati gli impatti associati a ogni singolo alimento evidenziando come per esempio i principali carichi ambientali siano rappresentati dai gas serra, seguiti dall’uso dell’acqua e del territorio.
In quest’ottica, si possono analizzare gli impatti di due tipologie di diete: quella nordamericana (consumo prevalente di carne, zuccheri e grassi) che comporta l’immissione nell’atmosfera di circa 5,4 kg di CO2 pro-capite; quella mediterranea (consumo di carboidrati, frutta e verdura) immette in atmosfera circa 2,2 kg di CO2 a testa. Al di là del grado di emissioni di CO2, anche il consumo delle risorse idriche cambia a seconda del tipo di dieta. Con un’alimentazione vegetariana si “bevono” tra i 1.500 e i 2.600 litri al giorno, che diventano tra i 4.000 e 5.400 in caso di una dieta ricca di carne.
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