Malattie infettive
1° puntata
Tipiche dell'infanzia, le malattie infettive costituiscono un autentico spauracchio per i genitori, sia per l'entità - spesso consistente - dei sintomi, sia per la durata dei malesseri connessi, sia per le possibili complicazioni in agguato. Né, vaccinazione a parte, si può fare molto per arginarne la diffusione, visto che l'apice della contagiosità coincide, di solito, con una fase in cui i sintomi non sono ancora conclamati. È importante, però, non appena chiarita la diagnosi, isolare il bambino avvisando la scuola e i genitori dei piccoli con cui l'ammalato è venuto in contatto perché possano prestare attenzione a sintomi "sospetti". Cominceremo questa settimana parlando della varicella il cui picco massimo coincide proprio con i mesi freddi dell'inverno, gennaio e febbraio.
Ce ne parla il dottor Roberto Cornali, pediatra presso l'Ospedale dei Bambini V. Buzzi di Milano.
La varicella Malattie infettive
La varicella è una malattia infettiva molto contagiosa causata da un virus della famiglia degli Herpes Virus chiamato Varicella Zoster. Colpisce, indistintamente, adulti e bambini con maggiore diffusione tra questi ultimi soprattutto tra i 5 e i 10 anni.
Dopo un periodo di incubazione di 14-16 giorni, può arrivare inaspettata o preceduta da febbre che può essere anche alta. Si manifesta con un'eruzione cutanea che parte dalla testa con puntini rossi rilevati al tatto che progressivamente danno luogo a vescicole piene di liquido che rompendosi si trasformano in croste che, nel giro di una decina di giorni, cadono spontaneamente senza lasciare traccia.
Il periodo di massima diffusione coincide, come dicevamo sopra, con il tardo inverno e l'inizio della primavera e si trasmette attraverso le goccioline respiratorie e il contatto diretto con le lesioni cutanee da 1-2 giorni prima della comparsa degli esantemi e fino a quando questi non saranno completamenti ricoperti dalle croste (6 9 giorni dopo la loro apparizione). Nonostante il virus della varicella non venga mai completamente debellato dall'organismo e possa, in determinate condizioni, risvegliarsi provocando una malattia comunemente chiamata Fuoco di Sant'Antonio (il termine medico è herpes zoster), una volta contratta la malattia l'immunità è permanente.
Poco da fare per aiutare un bambino con la varicella. Bisogna, infatti, attendere il decorso della malattia somministrando, al caso, antifebbrili e antistaminici per bocca per il prurito. È molto importante non dare al bambino farmaci a base di acido acetilsalicilico (per esempio l'aspirina) poiché possono provocare una grave complicazione chiamata Sindrome di Reye a carico del sistema nervoso e del fegato.
Sarebbe buona norma lavare il bambino il meno possibile facendogli al massimo una doccia veloce. Evitare di utilizzare talco mentolato (comunemente a quanto si crede) che in realtà serve solo a peggiorare la situazione. Fargli indossare abiti di cotone, tagliare e arrotondare le unghie per limitare i danni da grattamento. Nei bimbi più piccoli, evitare per quanto possibile, il pannolino lavandoli e cambiandoli spesso.
Per prevenirla l'unico vero rimedio consiste nel cercare di evitare il contatto con bambini malati. Esiste un vaccino molto praticato in Inghilterra. In Italia, però, è poco diffuso e date le scarse complicanze che la malattia si porta dietro, forse è anche inutile. Tra queste, le più consistenti sono le possibili infezioni alla cute dovute al "grattamento". Per le donne iin procinto di partorire, invece, le conseguenze potrebbero essere più problematiche: il rischio, infatti, potrebbe essere quello di trasmettere al neonato una forma grave di varicella.
Il morbillo
Il morbillo è una malattia infettiva virale che colpisce, soprattutto, i bambini in età prescolare e scolare. Si manifesta dopo 9 -11 giorni di incubazione senza sintomi e si annuncia con forte raffreddore, tosse, febbre alta e ostinata, irritazione agli occhi e intolleranza alla luce. Alla fine di questa fase, che viene chiamata catarrale, la febbre scompare per 6-12 ore prima della comparsa dei primi esantemi che avviene dopo 14 giorni dal contagio. Le prime macchie, di colore rosa pallido, appaiono dietro alle orecchie e all'attaccatura dei capelli e nel giro di qualche giorno si diffondono in tutto il corpo, soprattutto sul tronco e negli arti inferiori, assumendo una colorazione rosso acceso. È in questo momento che si assiste a una ripresa della febbre che cessa solo quando l'esantema è ormai presente su tutto il corpo. Dopo 5-6 giorni dalla loro prima comparsa le macchie cominciano a scomparire a partire dalla testa. Il periodo di massima diffusione coincide con la fine dell'inverno e l'inizio della primavera e si trasmette attraverso la saliva già a partire dalla fase catarrale e fino a 5 giorni dopo la comparsa dell'esantema. I bambini vaccinati e quelli che già hanno contratto la malattia ne sono immuni.
Il morbillo si cura attraverso la somministrazione di antifebbrili e sedativi per la tosse; gli antibiotici, invece, sono inutili e vengono prescritti solo in caso di complicanze. Nel caso in cui il piccolo contragga questa malattia, il consiglio è quello di metterlo a letto, in penombra e poco vestito. Potreste applicargli delle spugnature di acqua fredda contro la febbre e impacchi di acqua tiepida e camomilla per gli occhi. É importante, poi, farlo bere molto (acqua, spremute, succhi di frutta...).
Nonostante la sua pericolosità (possibili complicanze possono essere polmoniti, laringiti, otiti, congiuntiviti acute, encefaliti, complicanze cardiache...), il morbillo in realtà non incute più alcun timore dal momento che, grazie al vaccino, somministrato già dai primi mesi di vita del bambino congiuntamente a quello contro la rosolia e la parotite, è stato praticamente debellato. La vaccinazione andrebbe fatta entro l'anno con un richiamo in età scolare.
La rosolia
La rosolia è effettivamente una malattia infettiva piuttosto banale le cui conseguenze non sarebbero tali da giustificare il vaccino consigliato per tutti i neonati se non fosse che può risultare molto pericolosa per le donne incinta sulle quali potrebbe avere effetti devastanti per il feto. Ce ne parla, come sempre, il dottor Roberto Cornali.
É una malattia causata dal virus rubeolico che colpisce i bimbi in modo generalmente lieve. I primi sintomi appaiono dopo 14-21 giorni (malessere generale, febbricola) accompagnati da un ingrossamento delle ghiandole poste sulla nuca e dietro alle orecchie e si manifesta con la comparsa di macchioline color rosa pallido e leggermente rilevate al tatto che, nel giro di 24 ore, si diffondono in tutto il corpo per scomparire, poi, in 2-5 giorni.
Si trasmette attraverso le goccioline di saliva da 2 giorni prima fino a 6-7 giorni dopo la comparsa delle macchie cutanee e il suo periodo di massima diffusione, come per la varicella e il morbillo, coincide con gli ultimi mesi invernali e i primi primaverili.
Per contrastarla c'è poco da fare: la cosa migliore è attendere il decorso della malattia somministrando, solo in caso di effettiva necessità, antifebbrili.LEGGI ANCHE Malattie infettive
É molto importante tenere il bambino ammalato lontano dalla presenza di donne gravide e di avvisare quelle che, eventualmente, avesse frequentato negli ultimi 3 giorni prima della comparsa delle macchie. Se, infatti, la rosolia non in età pediatrica delle complicanze gravi, essa può provocare l'aborto o gravi malformazioni al feto (Sindrome da rosolia congenita) se contratta nei primi 3 mesi della gravidanza.
Il sistema più sicuro per prevenirla è, senza dubbio, il vaccino che viene praticato congiuntamente a quello contro il morbillo e la parotite dopo l'anno di vita (12-15 mesi) con una dose di richiamo nel periodo della scuola (dai 6 ai 10 anni).
http://donne.virgilio.it/mammebambini/itinerari/malattie_infettive.html
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mercoledì 15 aprile 2009
bambini:malattie infettive-varicella,morbillo,rosolia
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