Combattere il dolore reumatico: si può
da 1 ora 2 minuti
L’artrosi è una patologia reumatica che interessa prevalentemente la popolazione anziana, caratterizzata da infiammazione e dolore delle articolazioni colpite. Il dolore è, peraltro, il sintomo che influisce maggiormente sulla qualità di vita di chi ne è colpito, compromettendo lo stato di salute globale dell’individuo. Delle soluzioni efficaci per questo problema si è parlato oggi a Rimini, al 46° Congresso nazionale della Società Italiana di Reumatologia. “I farmaci oggi a disposizione sono in grado di alleviare il dolore, preservare la mobilità dell’articolazione e rallentare la progressione del danno ai tessuti” ha detto Luigi Di Matteo dell’U. O. C. Santo Spirito di Pescara. “Il problema è che si assiste ancora con troppa frequenza a un pericoloso fai da te che porta i pazienti ad abusare di farmaci antinfiammatori, con il rischio di andare incontro a effetti collaterali anche gravi”. Per questo sono state prodotte linee guida per il controllo del dolore articolare che prevedono l’uso, come sostanza di prima linea, del paracetamolo, seguito, e in caso di inefficacia, dai farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e dagli oppioidi. Tra i FANS possono essere utilizzati i cosiddetti “coxib”, il cui profilo di rischio cardiovascolare si è dimostrato essere, negli studi più recenti - il più importante dei quali è lo studio MEDAL - del tutto sovrapponibile a quello dei comuni antinfiammatori e il cui rischio gastrointestinale appare rispetto ad essi ridotto. “È comunque difficile che un solo farmaco mantenga a lungo la sua efficacia antidolorifica” ha detto ancora Di Matteo. “Questo perché è ormai dimostrato che il dolore articolare assume, col tempo, caratteristiche diverse che richiedono un approccio multimodale, cioè combinazioni di farmaci in grado di agire sulle diverse componenti del dolore e dell’infiammazione”. Di natura diversa è invece il dolore di cui soffrono i pazienti affetti da fibromialgia, una patologia caratterizzata da dolori muscolari diffusi di cui non è ancora del tutto chiara l’eziologia. Secondo alcuni esperti, essa è dovuta a un’alterazione dei meccanismi di percezione del dolore a livello cerebrale. I pazienti con fibromialgia hanno una soglia del dolore più bassa e una serie di sintomi correlati, quali colon irritabile, depressione, ansia, rigidità mattutina, che richiedono un approccio multidisciplinare. “Al momento non esiste una terapia efficace e per tutti” ha detto Pier Carlo Sarzi-Puttini, dell’Unità di reumatologia dell’ospedale Sacco di Milano. “Si combinano così gli antidolorifici con altri approcci, come psicoterapiee terapie cognitivo comportamentali. Sta al medico trovare la cura adatta per il singolo paziente, tenendo anche conto che oltre il 30 per cento di coloro che soffrono di fibromialgia è anche affetto da una sindrome ansioso-depressiva, ottimizzando anche su questo versante l’intervento terapeutico multidisciplinare”. Fonte: Ufficio stampa Società Italiana di Reumatologia
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