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lunedì 29 marzo 2010

attacco ischemico transitorio:cos'è,rischi,cause.sintomi,terapia


L'attacco ischemico transitorio (TIA) era classicamente definito come « una perdita focale di una funzione cerebrale od oculare a insorgenza improvvisa, su base ischemica, i cui sintomi durano meno di 24 ore e regrediscono senza esiti ». Il  limite di 24 ore era arbitrario, ed era stato introdotto a solo scopo scientifico.  Numerosi studi hanno dimostrato che la maggior parte dei TIA dura meno di 60 minuti. Sulla base di questi argomenti, recentemente è stata rivista la definizione di TIA che viene definito come un deficit neurologico di breve durata dovuto a un'ischemia focale cerebrale che regredisce solitamente in meno di 1 ora.

Epidemiologia
I TIA hanno un'incidenza che va da 2 a 8 casi su 1000 abitanti per anno, una prevalenza da 1 a 77 su 1000 abitanti e una mortalità di 1 su 1000. Il rapporto maschi-femmine è 3:2. L'incidenza dei TIA aumenta con l'età (il 75% si verifica dopo i 65 anni). La presenza di ipertensione arteriosa o di insufficienza coronarica moltiplica il rischio per 4.

Rischio di Ictus cerebrale 
Dopo un TIA, l'incidenza di ictus cerebrale è del 10% a 3 mesi. Nel 50% dei casi l'ictus ischemico si verifica nelle prime 48 ore. Alcuni fattori aumentano questo rischio (età > 60 anni, diabete, TIA con durata > 10 minuti, deficit motorio o disturbi del linguaggio nel corso dell'episodio).

Cause
Nella maggioranza dei casi esso è causato da un processo di arteriosclerosi a livello delle carotidi o delle arterie cerebrali che portano il sangue al cervello. Altre cause sono rappresentate dall’ angiopatia ipertensiva, da embolie secondarie a malattie delle valvole cardiache, aritmie (fibrillazione atriale), stati di ipercoagulabilità, uso di contraccettivi orali.

Fattori di Rischio
Fattori che se presenti aumentano il rischio di essere colpiti da un TIA sono rappresentati da: età, ipertensione arteriosa, cardiopatie, fumo, diabete, anticorpi antifosfolipidi, familiarità.

Sintomi
sintomi sono gli stessi dell'ictus e possono durare da pochi secondi a qualche ora e dipendono dalla zona cerebrale interessata. Essi possono essere: perdita per qualche secondo della vista, disturbi della parola, incapacità di identificare le persone o i luoghi in cui ci si trova, paralisi momentanea o formicolio del braccio o della gamba, bocca storta, vertigini, nausea, barcollamento, sonnolenza ed altro.

Diagnosi
Poiché la maggior parte dei TIA dura meno di un'ora, spesso la diagnosi è solo anamnestica, al contrario dell'ictus dove nella maggior parte dei casi è possibile anche il rilievo di segni clinici all’esame obiettivo. Una tempestiva diagnosi sia relativa al territorio vascolare interessato dal TIA che alla sua eziopatogenesi può permettere di prevenire efficacemente il successivo insorgere di un ictus cerebrale. Di ausilio nella diagnosi, oltre allo studio delle neuroimmagini attraverso  la TC e la RM cerebrale, nella maggioranza dei casi negative per alterazioni recenti compatibili con un’ischemia cerebrale, è di fondamentale importanza lo studio dei vasi che portano il sangue al cervello attraverso l’esecuzione di un ecocolordoppler dei tronchi sovraortici e  transcranico e la valutazione della funzione cardiaca con un ECG e un’ecocardiografia per escludere fonti emboligene cardiache.

Terapia
La terapia tenderà a trattare i fattori di rischio individuati nel soggetto colpito da TIA allo scopo di prevenire l’insorgenza di un evento ictale maggiore.  Farmaci di prima lineain questo senso sono gli antiaggreganti piastrinici come l’aspirina, l’associazione aspirina+ dipiridamolo e la ticlopidina. L'efficacia degli antiaggreganti piastrinici nella profilassi di nuovi eventi trombotici in pazienti con malattie quali infarto miocardico, ictus cerebrale e TIA è stata ampiamente dimostrata mediante numerosi studi clinici. Nel caso sia presente una fonte emboligena cardiaca il trattamento si avvarrà,invece, in assenza di controindicazioni, dell’uso degli anticoagulanti orali quali il warfarin o i dicumarolici. L’utilizzo di terapia anticoagulante orale imporrà un controllo costante di alcuni indici ematici, il più importante dei quali è l’INR che dovrà essere mantenuto tra 2 e 3. Chi usa la terapia con anticoagulanti orali dovrà, inoltre, mantenere la massima attenzione sia alla dieta, evitando l’uso di alimenti ad alto contenuto di vitamina K (verdure a foglia verde) che riducono l’efficacia dei farmaci ed evitare traumi che possano determinare ematomi o sanguinamenti. 

Bibliografia essenziale
Linee guida SPREAD: www.spread.it

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