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sabato 19 giugno 2010

Bambini:Come scegliere il pediatra,requisiti,come comportarsi per avere un'assistenza ottimale

L'importanza della scelta del pediatra di famiglia

di Roberto Minelli
07 aprile 2010. La scelta del pediatra di famiglia è una faccenda piuttosto complessa ma è ancora, forse, più difficile interagire con lui per ottenere la migliore qualità dell’assistenza. La medicina negli ultimi 20 anni è cambiata moltissimo fino ad arrivare al concetto attuale di “partnership”, collaborazione, con il paziente per la migliore salute e la migliore qualità di vita.
Per ottenere l’assistenza più vantaggiosa è importante considerare che il paziente è una persona che ha diritti ed anche doveri. Tra i diritti è da considerare l’essere persona con una sua cultura, idee e sentimenti privati che possono essere non condivisibili ma che devono essere rispettati; tra i doveri troviamo lo stesso elemento nel pediatra: è una persona anche lui. Fatta questa doverosa premessa dobbiamo cercare di capire quali sono gli elementi importanti per ottenere il massimo da questo rapporto.
Bisogna sapere che il pediatra del sistema sanitario nazionale è un libero professionista convenzionato con lo Stato per fornire i suoi servizi alla comunità e la sua attività è regolata da un contratto che stabilisce diritti e doveri come per qualsiasi lavoro; alcune delle prestazioni del professionista non sono convenzionate con lo Stato e quindi si deve pagare il relativo onorario professionale.
Lo studio del medico deve essere aperto per un tempo ragionevole durante tutta la settimana: non si può esigere una visita fuori orario così come il pediatra non può cambiare continuamente gli orari senza preavviso. La reperibilità (in alcune Regioni si chiama “contattabilità”) telefonica è regolata a livello contrattuale, e non si può pretendere che un professionista abbia una piena, perfetta, reperibilità (dovrà pur mangiare o dormire).
Generalmente la reperibilità telefonica è tutti i giorni feriali, sabato compreso, dalle ore 08 alle 10 ma ci sono alcune differenze tra le Asl; si deve rispondere al telefono in orario di studio. Quando ci si reca a visita bisogna parlare di tutto ciò che ci preoccupa, che ci turba, relativamente alla salute del nostro bambino, anche prendendo appunti a casa. Se il tempo a disposizione è poco si può concordare un altro incontro più prolungato.
E’ importante raccontare con ordine la comparsa dei sintomi, la somministrazione autonoma di farmaci ed il loro effetto, creando una specie di diario della malattia; le patologie precedenti sono conosciute dal pediatra ed il loro ricordo è meno importante. Il dottore deve lavorare coscienziosamente e non si deve distrarre durante la visita per cui meglio lasciare le domande al termine dell’esame clinico, quando ci verrà comunicata la diagnosi.
A questo punto bisogna chiedere, senza reticenze, spiegazioni su tutto ciò che non è chiaro, oppure su cui non si è d’accordo, come la diagnosi (che malattia?) o la terapia da praticare (che cosa, perché, per quanto tempo?): in questo modo il pediatra sarà più sicuro della adesione (si chiama così, “adherence”) alla terapia. Se qualcosa della scrittura della ricetta non è chiaro (i medici scrivono in modo che solo i farmacisti capiscano qualcosa) bisogna prendere appunti propri.
La prescrizione della terapia dovrebbe essere seguita in maniera precisa: 3 volte al dì vuole dire ogni 8 ore, non ogni 4 ore di giorno e mai di notte. I farmaci hanno un loro metabolismo e possono manifestare il massimo dell’efficacia solo se somministrati in maniera precisa, come si fa in ospedale.http://donna.tiscali.it/articoli/pediatra/2010/04/scelta-pediatra-famiglia-12345.html

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