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martedì 29 giugno 2010

Vene varicose:cosa sono,sintomi,esami,terapie e accorgimenti

di Beatrice Curci
Ne soffrono cinque milioni di italiani e sette su dieci sono donne. Ne parliamo con il dott. Maurizio Di Giacomo, chirurgo vascolare
ROMA - Una patologia “rosa”. Sono le vene varicose  e cinque milioni di italiani ne soffrono, ma sette su dieci sono donne. E il caldo peggiora la situazione.

Le varici sono una malattia che colpisce gli arti inferiori e come sottolinea il dott. Maurizio Di Giacomo, responsabile di chirurgia vascolare presso la Sanatrixdi Roma  “se l’uomo avesse seguitato a camminare a quattro zampe probabilmente non avrebbe mai conosciuto le vene varicose. Le vene degli arti inferiori, infatti, assolvono un compito gravoso: devono portare il sangue dai vari segmenti (piede, gamba e coscia) al cuore che per la maggior parte della nostra vita, ossia quando si sta in piedi o seduti, si trova più in alto.
 
La forza di gravità e gli aumenti di pressione a livello dell’addome, come in occasione di colpi di tosse, starnuti, evacuazione, sforzi, contrastano il loro lavoro ma le vene si difendono bene perché hanno delle valvole che impediscono al sangue di tornare giù. Se le valvole non ci sono o non funzionano le vene si definiscono varicose. Le cause non sono dovute solo a questi fattori: familiarità, traumi, aumento di peso, scarpe non adatte, attività lavorative che obbligano a stare o troppo in piedi o troppo seduti e, nelle donne, squilibri ormonali e gravidanze sono tutte condizioni predisponenti all’insorgenza delle varici. E non è un caso che la malattia subisce una brusca impennata con l’età, coinvolgendo circa il 60% degli ultraquarantenni.

Dott. Di Giacomo perché le varici colpiscono maggiormente le donne?
Soprattutto per fattori ormonali: la parete venosa è un organo bersaglio per gli ormoni che ne favoriscono l’indebolimento e inoltre provocano una tendenza a trattenere i liquidi. Infine la gravidanza favorisce l’insorgenza di microflebiti e comporta un’importante pressione sulle vene della pelvi da parte del feto, condizioni predisponenti all’insufficienza venosa. Il rischio talvolta aumenta nelle donne che assumono la pillola anticoncezionale sebbene oggi il dosaggio degli estrogeni sia più basso di un tempo. Tali fattori fanno sì che le vene delle donne siano meno toniche di quelle maschili. Noi maschietti non possiamo, però, dormire sonni troppo tranquilli dato che questa patologia ha comunque un’alta incidenza anche negli uomini, anche se apparentemente meno evidente dato che dalla nostra parte si guarda meno all’estetica. Infatti, quello che porta spesso le donne a farsi visitare per la prima volta è l’antiestetica presenza di bozzi e cordoni sulle gambe.

IL dott. Maurizio Di Giacomo
In realtà, come si manifesta la malattia?
Al suo esordio con pesantezza e senso di affaticamento localizzati agli arti inferiori. In una fase più avanzata sopraggiungono gonfiore, il cosiddetto edema, del piede e dei tessuti intorno al malleolo e le vere e proprie varici. A questo punto la patologia diventa conclamata.

Quali esami diagnostici è utile fare? 
Prima di tutto una visita specialistica e poi degli esami strumentali non invasivi come il doppler o l’ecocolordoppler che permettono al medico di porre diagnosi di insufficienza valvolare. Sono, come già accennato, le valvole poste ai vari livelli delle vene che impediscono al sangue di rifluire verso i piedi; se non funzionano, le vene si dilatano ed insorge la malattia.  Ci sono poi degli esami del sangue che devono essere fatti quali l’antitrombina III e tutti quelli che riguardano la coagulazione del sangue, associati ad un’attenta anamnesi, per escludere una tendenza alla trombosi che rappresenta una patologia grave dei vasi venosi.

E quali sono le terapie?
Quella medica, ossia con i farmaci, o non invasiva, viene somministrata, con alterne vicende e risposte, in circa il 25% degli ammalati mentre quella chirurgica risolve invece il restante 75%. La terapia cosiddetta invasiva può essere riassunta in tre tipi di intervento chirurgico e uno scleroterapico: lo stripping, che consiste nel togliere la vena che non funziona, di solito la safena, chirurgicamente o con il laser;
la chirurgia conservativa, che permette di correggere l’emodinamica delle valvole che risultano insufficienti così da riportare la vena ad avere un calibro normale, tecnica ormai quasi del tutto abbandonata;
le varicectomie o flebectomie, che prevedono l’asportazione chirurgica delle vene incontinenti e dei collaterali dilatati, attraverso microincisioni che non necessitano neanche di punti di sutura;
la scleroterapia, che comporta la chiusura ambulatoriale del tratto venoso in cui ha sede la varice mediante l’iniezione nei vasi stessi di una soluzione di diversi composti chimici detta proprio sclerosante o con il laser.
Tutti questi interventi possono essere associati in una o più sedute, si effettuano in anestesia locale e con al massimo un ricovero in day-hospital per gli interventi più impegnativi e comportano fastidi di scarsa importanza, tant’è che in brevissimo tempo si può ritornare alla propria normale vita lavorativa e relazionale. Un buon chirurgo deve avere “in mano” tutti questi accorgimenti poiché ogni paziente è un caso a sé e il medico deve possedere tutte le diverse opzioni ed essere, quindi, in grado di poter intervenire adattando la cura alla malattia e non viceversa.

Quali accorgimenti devono avere le persone colpite dalle varici?
Dopo la cura, è necessario effettuare una visita almeno due volte l’anno. Alle pazienti dico sempre che, come con il dentista, il rapporto con il vascolare è una specie di fidanzamento a casa. Come si va dal dentista per farsi curare una o più carie e poi ci si fa controllare nel tempo, così un trattamento delle varici non ci esime dalle visite periodiche perché una piccola varice residua o recidiva oggi può essere trattata con un’iniezione sclerosante mentre a distanza di 10 anni necessita di una terapia chirurgica. Tanto più che noi curiamo ciò che vediamo e conosciamo e non possiamo effettuare una chirurgia preventiva su vene normali che un domani, sottoposte agli stessi stimoli dannosi, potrebbero ammalarsi. Allora è il caso di ricordare la prevenzione. Dato che tra i killer delle vene ci sono la dieta squilibrata e la vita sedentaria, è dunque fondamentale evitare l’aumento di peso e di stare a lungo in piedi o seduti. Per favorire il deflusso del sangue meglio sollevare ogni tanto le gambe, dormire con un rialzo ai piedi del materasso e fare almeno una ventina di minuti al giorno di attività fisica con una passeggiata. E al mare meglio non tenere le gambe al sole e, soprattutto al caldo, ma piuttosto passeggiare in acqua per raffreddare il sistema venoso. http://www.dazebao.org/news/index.php?option=com_content&view=article&id=10725:medicina-vene-varicose-una-malattia-in-rosa&catid=68:salute&Itemid=194

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