Roma, 22 lug. (Adnkronos Salute) - Contro il caldo afoso di questi giorni è corsa all'impiego di condizionatori: in casa, al lavoro, in auto, negli uffici e nei mezzi pubblici. Ma i rischi sono in agguato: cefalee, contratture, raffreddori, perfino polmoniti e bronchiti sono alcuni fastidiosi effetti collaterali che un uso improprio dell’aria condizionata potrebbe causare. A spiegare come evitare questi pericoli arrivano le indicazioni stilate da tre specialisti dell'Istituto scientifico di Pavia dell'Irccs Fondazione Maugeri: Stefano Nava, responsabile dell'Unità operativa di Pneumologia riabilitativa; Isabella Springhetti, responsabile dell’Unità operativa di Recupero e rieducazione funzionale, e Francesco Frigerio, fisico ambientale.
Gli esperti spiegano come regolare la temperatura negli ambienti chiusi per non incorrere in spiacevoli problemi di salute: è importante mantenere un clima costante e tenere d'occhio temperatura e umidità. "Le Linee guida di Regione Lombardia e dell'Ispesl (Istituto superiore prevenzione e sicurezza sul lavoro) impongono di mantenere una differenza fra temperatura interna ed esterna non superiore a 15 gradi - afferma Frigerio - Ciò che provoca la sensazione di afa e caldo in estate è l’umidità associata ad alte temperature; i condizionatori creano un clima fresco perché tolgono l’umidità dall’aria, ma questa non andrebbe eliminata completamente. L’ideale è che rimanga sempre in un intervallo compreso tra il 40% e il 60% in modo da non creare un clima troppo secco".
L'umidità, di per sé, non è un male, "anzi - afferma Stefano Nava - il problema è l’eccesso o la mancanza in relazione alle temperature registrate. A livello respiratorio i problemi che possono presentarsi sono di due ordini: il passaggio in tempi brevi da temperature molto elevate ad altre molto più basse e l’eccessiva deumidificazione dell’aria. Nel primo caso, il passaggio rapido, ad esempio entrando e uscendo da esercizi pubblici o dall’auto, senza il necessario adattamento, provoca danni da raffreddamento: dalle bronchiti, alle polmoniti. Su questo piano i soggetti più a rischio sono persone con malattie respiratorie croniche, più sensibili agli sbalzi di temperatura".
L'aria troppo umida crea invece "difficoltà respiratorie ed eccesso di secrezioni bronchiali - spiega l'esperto - mentre quella troppo secca crea secchezza delle fauci e quindi possibili mal di gola. In soggetti asmatici, poi, può provocare broncospasmo e quindi causare crisi asmatiche. Il consiglio, dunque, è quello di regolare sempre con attenzione temperatura e umidità. I moderni sistemi con filtri hanno minimizzato il rischio di veicolazione di batteri, di virus e patologie in genere. I vecchi sistemi, con la raccolta dell'acqua assorbita in vaschetta, presentavano invece questo ulteriore pericolo".
Mai mettersi vicini alle sorgenti di raffreddamento dell'aria, sottoponendosi in tal modo a variazioni termiche improvvise, ammoniscono gli specialisti. "Il rischio più frequente è quello di sviluppare contratture (rigidità, dolore) localizzate, nelle aree sottoposte al getto diretto di aria fredda come spesso accade a livello di collo, spalle, o schiena - afferma Isabella Springhetti - In soggetti predisposti (immuno-compromessi), possono svilupparsi anche nevriti virali".
"Un altro inconveniente possibile - aggiunge - è il riacutizzarsi di sinusiti croniche, con cefalea. Infine, in persone costrette a letto, una temperatura troppo fredda può essere particolarmente dannosa perché queste persone non sono in grado di allontanarsi o comunicare con chiarezza la sensazione di freddo: in questi casi temperatura non dovrebbe essere inferiore a 24 gradi".
Ecco allora gli accorgimenti suggeriti dagli esperti:
1) In uffici, mall e centri commerciali è bene portare con sé sempre golfini o sciarpe da indossare all'interno.
2) Non stazionare mai vicino a bocchette dell'aria fredda.
3) Usando apparecchi di condizionamento portatili, dirigere il getto d'aria lontano dalle persone che soggiornano nel locale, soprattutto se anziani o non autosufficienti.
4) Ricordare che molti grandi anziani sono generalmente ipotermici e soffrono il freddo quanto il caldo; evitare dunque variazioni termiche brusche, in quanto i meccanismi biologici di adattamento ai cambiamenti di temperatura sono meno efficienti che in giovani e adulti.
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