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mercoledì 23 marzo 2011

SVEZZAMENTO,AIUTIAMOCI CON LE PIRAMIDI

http://www.corriere.it/salute/nutrizione/11_marzo_23/piramidi-alimentari-prima-infanzia_7bc35878-5257-11e0-a034-1db210fa1eaf.shtml
MILANO - La prima pappa è un momento molto importante nella vita di un bambino. Un momento che mette spesso in ansia i genitori. Quando cominciare con minestrine e semolini? E sarà meglio puntare su cibi sempre uguali o sulla varietà? E, poi, quando introdurre il primo pasto: a pranzo? O alla sera? Naturalmente sta al pediatra indicarlo ai genitori, che, però, ora dispongono di uno strumento in più per orientarsi: la piramide, anzi le due piramidi alimentari per la prima infanzia (vedi a fianco), elaborate da Carlo Cannella, nutrizionista dell’Università la Sapienza di Roma, recentemente scomparso, e da Andrea Vania, presidente dell’European Childhood Obesity Group e responsabile del Centro di dietologia e nutrizione pediatrica della stessa Università. La prima pappa, come sottolineato dagli esperti, deve prevedere gli stessi elementi del pasto completo di un adulto, ovviamente in una forma però adatta al bimbo: creme e semolini come fonti di carboidrati complessi, carne omogeneizzata o liofilizzata come fonte di proteine nobili, olio extravergine d’oliva per i grassi, le verdure e la frutta in purea, scelte fra quelle più semplici e accettabili come carote e zucchine, mela, pera, banana. E già dopo un mese, si introduce anche il pesce. Ma qual è il momento giusto per iniziare con la pappa? «In genere, — dice Vania — il primo pasto viene introdotto intorno ai 5-6 mesi, ma naturalmente sta al pediatra suggerire quando».
L'ORA GIUSTA - E a che ora dare la prima pappa? «Solitamente si sceglie il pasto di metà giornata, anche se non c’è una ragione scientifica per farlo. Personalmente ritengo che il momento migliore sia quello in cui entrambi i genitori sono a casa e possono partecipare a questa tappa così importante della vita dei figli. Però, una volta scelto il pranzo oppure la cena, è opportuno non cambiare, per non confondere il bambino». Che cosa cambia, oltre al numero di pasti, che passano da uno a due al giorno, nella seconda piramide rivolta ai bambini sui 7 mesi? «Rimangono tutti gli alimenti suggeriti nella prima, ma si possono cominciare a introdurne altri; si indica di variare maggiormente i tipi di carne alternandoli e di introdurre nuovi tipi di verdura e frutta. D’altronde con due pasti "solidi" al giorno le opportunità di cambiare aumentano ed è molto importante abituare i figli, fin da piccolissimi, a evitare diete monotone destinate a produrre squilibri. Una maggior varietà, con cibi scelti dalla mamma, coincide d’altronde con gli stessi desideri del bambino che, intorno ai 7 mesi, si muove di più, manipola, insomma è pronto a esplorare il mondo e anche la tavola. Questo non dura all'infinito: verso i 2 anni, il piccolo diventa più selettivo e va spesso incontro a una vera e propria paura degli alimenti nuovi. Ecco perché è importante approfittare del periodo "giusto" per introdurre un’ampia varietà di cibi. Per esempio, i legumi». E, infatti, la vera novità di questa piramide sono i legumi, consigliati ben cinque volte a settimana. Perché? «La frequenza dei vari cibi — puntualizza Vania — viene suggerita tenendo conto sia del fatto che gli alimenti di origine animale garantiscono, oltre alle proteine nobili, anche altre sostanze nutritive - come il ferro di carne e pesce, o il calcio del formaggio- sia del fatto che le proteine animali non devono essere troppe perché potrebbero favorire una precoce di obesità. Abituarsi, sin da piccoli, a un frequente consumo di legumi, gli alimenti vegetali più ricchi di proteine, è molto importante». E quanto alle porzioni? «Un concetto che spesso sfugge alle mamme, — chiarisce Vania — e non di rado anche ai medici, è che più il bambino cresce e più bassi (non più alti) diventano i suoi fabbisogni in termini di calorie per chili di peso. Non è insolito che un bimbo di 2-3 anni mangi come, o a volte addirittura meno, di uno di 8 mesi in piena crescita. Evitare eccessi già in questa fase è importante per prevenire il rischio di una successiva obesità». [
Carla Favaro
23 marzo 2011

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