Intanto, la California sta per avviare un progetto di prevenzione dell'Hiv basato sulla somministrazione di Truvada, la pillola che abbatte le probabilità di infezione dal virus. Il farmaco, che in realtà è già utilizzato per trattare pazienti già affetti da Hiv, sarà testato su un totale di 700 soggetti non infetti ma ritenuti a rischio, come gay, bisessuali e trans.
“Questa nuova pillola preventiva costituisce un'altra arma nella lotta a questa terribile epidemia”, spiega George Lamp, direttore del California Hiv/Aids Research Program. È d'accordo Phil Curtis dell'Aids Project Los Angeles, secondo cui la pillola rappresenta un'opportunità enorme per le persone ad alto rischio di infezione, facilitando il loro approccio alla prevenzione: “è irrealistico pensare che una persona sana vada a farsi controllare da un medico ogni mese”. Non mancano tuttavia le critiche al progetto, come quella di Michael Weinstein, presidente dell'Aids Healthcare Foundation: “gli uomini – eterosessuali, gay o bisessuali – non vogliono usare il profilattico, è cosa ormai nota. Se gli diamo un'altra ragione per non farlo, non lo faranno”.
Truvada è un medicinale prodotto della miscela di due principi attivi della Gilead Sciences Inc, il tenofovir e l'emtricitabina, entrambi già usati nel trattamento delle infezioni da HIV. Nei test effettuati su un campione di popolazione maschile a rischio, la sua assunzione quotidiana si è dimostrata in grado di far crollare del 44% i casi di malattia e del 70% le probabilità di infezione.
L'annuncio della scoperta è stato dato sulle pagine del New England Journal of Medicine.
Un team internazionale di scienziati ha condotto un test su un campione complessivo di circa 2.500 persone, in varie parti del mondo. I soggetti erano gay, transgender o maschi bisessuali, quindi con un alto rischio di contrarre il virus, ed hanno preso il farmaco regolarmente per un periodo di due anni. Secondo gli autori del lavoro, è la prima volta che si riesce a dimostrare che il rischio di contagio del virus può essere ridotto attraverso un farmaco preventivo.
Lo studio è stato chiamato iPrEx e le 2.500 persone coinvolte provenivano da diversi paesi: Stati Uniti, Thailandia, Ecuador, Perù, Sud Africa e Brasile. La ricerca è stata condotta dalla University of California di San Francisco.
I risultati finora ottenuti fanno ben sperare, soprattutto perché sembra che il Truvada non dia effetti collaterali a lungo termine, e l'unico inconveniente riferito sembra essere il mal di testa.
Comunque il test, iniziato nel 2007, non si è ancora concluso. Infatti gli uomini coinvolti nella sperimentazione continueranno ad assumere il farmaco e ad essere monitorati. Sarà così possibile controllare la resistenza al farmaco e verificare la presenza di eventuali effetti collaterali nel lungo termine.
Uno dei due principi attivi, il tenofovir, aveva già mostrato di funzionare nel prevenire i contagi. Infatti, alla Conferenza internazionale di Vienna sull'Aids, tenutasi lo scorso luglio, gli esperti ne avevano sottolineato l'efficacia. Grazie alla combinazione con un gel, il farmaco antiretrovirale dava una copertura al virus nel 39% dei casi, una percentuale che salirebbe al 54% con la massima aderenza alla terapia.
“Il Truvada – ha detto Anthony S. Fauci, capo della divisione del National Institutes of Health, che ha finanziato lo studio insieme con la Bill and Melinda Gates Foundation - ha una marcia in più rispetto al gel microbicida: è già disponibile e prescrivibile in molti paesi, mentre il gel c'è, ma in piccole quantità ed è utilizzabile solo per le sperimentazioni cliniche".
Dato incoraggiante dello studio è inoltre che la terapia con il farmaco in questione sembra rendere gli uomini più propensi ad avere rapporti protetti, contraddicendo così i timori di molti esperti. Da tener presente, tuttavia, che il livello di protezione varia notevolmente a seconda dell'aderenza alla terapia. Bisogna attenersi alle dosi prescritte per rendere efficace la molecola. Nel campione di uomini che usava correttamente il farmaco, con un'aderenza alla terapia del 90%, si è registrata una diminuzione del rischio di Hiv del 73%; in quelli che avevano un'aderenza inferiore al 90%, il rischio è diminuito solo del 21%.
I ricercatori pensano che questo tipo di protezione, chiamata Pre-Exposure Prophylaxis, potrebbe essere utilizzata da quelle categorie di uomini che sono maggiormente a rischio di contrazione del virus dell'HIV, come chi si prostituisce o i detenuti nelle carceri
http://www.italiasalute.it/Centro_Malattie.asp?Sezione=Aids

Andrea Sperelli
13/05/2012
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