L’ecocolordoppler
La facile visibilità dei grandi vasi sanguigni , sia del corpo che all’interno di alcuni organi, determinata dal loro contenuto liquido, che contrasta nettamente con l’aspetto dei tessuti e degli organi solidi che li contengono, pose dalla nascita dell’ecografia il problema di poter “vedere” il flusso, cioè lo scorrimento , del sangue al loro interno, nella consapevolezza che molte patologie dipendono o sono causa di variazioni di questo flusso, e la risposta al problema venne quasi subito.
Christian Andreas Doppler, fisico e matematico, nato a Salisburgo, vissuto nella prima metà dell’800 tra Austria, Cecoslovacchia e Italia, dove morì a Venezia , che lo ricorda con una lapide nel suo cimitero monumentale, fece una scoperta fondamentale nella fisica delle onde: se l’emittente del suono non è ferma ma in movimento, la frequenza del suono non è più costante ma cambia; più precisamente se la fonte del suono si avvicina la frequenza si alza, se invece la fonte si allontana, la frequenza si abbassa: era nato l’effetto Doppler. Doppler, per dimostrare la sua geniale intuizione, dovette mettere un’intera orchestra su un treno; per noi , invece, è più semplice, basta fermarsi ad ascoltare la sirena di un’ambulanza: se il suono si fa più alto e stridulo faremo bene a scansarci, perché l’ambulanza si sta avvicinando. L’effetto doppler vale per tutte le onde, comprese quelle elettromagnetiche, quindi la luce, i raggi x e le varie radiazioni cosmiche che ci raggiungono, e grazie a questo si è potuta misurare la distanza delle galassie e, soprattutto, il loro spostamento che ha consentito di dimostrare le teorie sull’origine dell’universo (Big Bang).
Il sangue è un volume in movimento, con una direzione e velocità: se gli ultrasuoni lo colpiscono, l’eco di risposta avrà una frequenza più alta o più bassa a seconda che si avvicini o si allontani dalla fonte emittente ( la sonda!); inoltre l’intensità dell’onda ( il volume acustico) sarà maggiore o minore in rapporto alla velocità di allontanamento o avvicinamento.
Nell’ambito delle frequenze degli ultrasuoni utilizzati in ecografia, la differenza di frequenza emessa dal sangue in movimento è dell’ordine delle migliaia di Hertz, cioè dei suoni udibili, per cui , fin dall’inizio dell’era ecografica , fu abbastanza facile costruire macchine che si limitavano a percepire questa differenza di frequenza con l’emissione di suoni più o meno acuti , che provenivano da uno o l’altro dei due altoparlanti in dotazione, a seconda che il flusso si allontanava o si avvicinava (Doppler Pulsato).
Quando un decennio dopo furono introdotti i monitor a colori, quella differenza di frequenza passò dalla rappresentazione acustica a quella cromatica, consentendo di fondere l’immagine ecografica con il colore del movimento; in pratica, l’immagine ecografica è in bianco e nero, mentre tutto ciò che si muove all’interno dell’immagine, al di sopra di una frequenza prefissata, viene colorato, per convenzione, in rosso se il flusso si avvicina alla sonda, in blu se si allontana; inoltre il colore è tanto più chiaro se la velocità è alta e tanto più scuro, fino al nero, se la velocità è bassa o assente (Ecocolordoppler: ECD). Naturalmente i colori sono una pura convenzione e le macchine moderne hanno gamme cromatiche degne di Chagal.
E’ intuitivo come occlusioni , restringimenti o dilatazioni di vasi sanguigni, che comportano grandi variazioni della velocità di flusso sanguigno, e talora della direzione del flusso, trovino nell’ ECD una dimostrazione inoppugnabile, con le relative applicazioni nell’ambito del cuore ( ECD cardiaco) dei grandi vasi del collo ( ECD carotideo), degli arti inferiori e superiori (ECD arterioso e/o venoso degli arti), dell’addome (ECD dell’aorta, del fegato, dei reni, dell’utero e delle ovaie), dei vasi fetali (flussimetria fetale).
Le macchine moderne consentono di vedere il flusso di vasi sempre più piccoli che cominciano a consentire ipotesi di tipizzazione istologica delle lesioni d’organo in relazione a come sono vascolarizzate (ECD Tissutale), di uso ormai routinario nella tiroide (ECD Tiroideo), ma con ampie applicazioni ormai pressoché in tutti gli organi.
A questo proposito mi preme sottolineare come un diffusione eccessiva e acritica di elementi di conoscenza sul significato della maggiore o minore vascolarizzazione di un nodulo circa la sua possibile natura benigna o maligna, ha prodotto, tra i pazienti, ma anche tra i medici, un discreto livello di confusione e anche di panico, solo perché il nodulo è vascolarizzato; voglio qui sottolineare che in DPI vale la regola della somma dei criteri di malignità o di benignità; per cui, se un nodulo tiroideo è benigno dal punto di vista ecografico, non sarà la sua vascolarizzazione a modificarne la attribuzione.
Per ottenere un risultato migliore da questo punto di vista sono stati introdotti i mezzi di contrasto ecografico( MDC US), che hanno applicazioni e modelli interpretativi analoghi ai mezzi di contrasto nella TC.
La frontiera tecnologica prossima ventura sarà quella di macchine che sappiano leggere, senza l’uso dei mezzi di contrasto, i segnali doppler provenienti dai circoli capillari degli organi e delle patologie in essi contenuti, che consentirà una più attendibile definizione di malignità o benignità delle lesioni o della funzionalità dell’organo.
A conclusione ritengo sia utile, per favorire minimamente l’orientamento degli utenti nelle risposte ecografiche, allegare un piccolo
Dizionarietto ecografico:
ECOGENO: indica la tonalità di grigio, tra il bianco e il nero, che assume una struttura.
NORMOECOGENO, sinonimo, isoecogeno: Il tono di grigio è normale. Non c’è patologia.
IPOECOGENO, sinonimo, iporiflettente: il tono di grigio è più scuro del normale. C’è un’alterazione anatomopatologica. Il significato è vario.
IPERECOGENO, sinonimo, iperriflettente: Il tono di grigio è più chiaro. Come sopra, tendenzialmente benigno.
ANECOGENO, sinonimi, transonico, ecoprivo, anecoico: il tono di grigio è completamente nero; in genere sinonimo di struttura a contenuto liquido e comunque fortemente omogenea (tendenzialmente, ma non sempre, benigna).
CONO DI ATTENUAZIONE DISTALE, sinonimi, sbarramento acustico posteriore, assenza di segnale distale, ecoattenuante, etc: dietro alla struttura in esame c’è una striscia nera a indicare che non c’è nessun segnale. Normale nelle ossa, è caratteristico dei calcoli, ma, in taluni organi (Mammella!), anche di tumore maligno.
RINFORZO DI PARETE DISTALE: è una banda chiara dietro alla struttura in esame a indicare un’amplificazione del segnale; indica che la struttura ha un contenuto liquido o è fortemente omogenea, in genere a significato benigno.
OMOGENEO: indica l’uniformità del tono di grigio dell’organo o struttura. Quasi tutti gli organi normali sono omogenei.
DISOMOGENEO: indica l’alterananza di zone più o meno chiare e/o scure. Alcuni organi ( es. il rene) sono normalmente non omogenei. Negli organi indica in genere una patologia diffusa a tutto l’organo.
Tutti questi aggettivi possono essere riferiti ai vari organi e strutture ma anche al
NODULO, sinonimo , formazione focale o rotondeggiante: non è propriamente un termine tecnico o anatomopatologico, ma è molto frequente nei referti: indica che nella struttura o organo in esame ci sono una o più palline più o meno grandi di tessuto o sostanza differente dalla struttura in esame. Ha quasi sempre il significato di neo-plasia, nel senso letterale di tessuto di nuova formazione all’interno dell’organo, a possibile significato benigno o maligno; fanno eccezione alcuni noduli, specie nella tiroide e nelle ovaie, che frequentemente non sono a significato neoplastico , bensì disfunzionale, quindi sempre benigni.
Un cenno a parte per il nodulo anecogeno, che indica il suo contenuto liquido, con significato anatomopatologico di cisti (la i finale, non la e), che, con rarissime eccezioni, è benigna per definizione. E’ contrapposto al nodulo solido come sopra descritto.
Il nodulo può essere misto, cioè a contenuto sia solido che liquido: quasi sempre a significato benigno in quasi tutti gli organi, principalmente la tiroide, assume talora significato maligno, raramente nella mammella, qualche volta nel fegato e nei reni, più frequentemente nell’ovaio.
Il nodulo infine, al rilievo Doppler, può essere più o meno vascolarizzato. Come sopra accennato, il rilievo di vascolarizzazione è limitato a vasi grandi e medio piccoli, ma non al circolo capillare, pertanto l’assioma vascolarizzato=maligno è spesso sbagliato, specie sui noduli tiroidei, che dipendendo quasi sempre da un aumento di volume focale di una ghiandola che ha deficit funzionali e che, se di recente insorgenza, non possono non essere vascolarizzati. La maggiore probabilità di malignità deriva sempre dalla somma dei criteri ecografici e doppler
N.B. Si sottolinea che quanto descritto nel Dizionarietto ha un esclusivo valore di orientamento semantico nella comprensione di referti, senza nessun valore interpretativo.
L’interpretazione è compito esclusivo dell’operatore dell’esame, sottolineando che l’interpretazione dell’esame viene fatta sulle immagini in tempo reale del monitor e che le foto allegate alla risposta hanno solo il significato di pochi fotogrammi statici puramente orientativi, quasi sempre di difficile comprensione anche per gli addetti ai lavori.
Articolo pubblicato su gentile concessione del Dott.Claudio Pedicelli
Tags: radiologia - noduli - ecografia - linfonodi - linfografia - linfociti - Linfopatie sistemiche - linfomi - neoplasie
Dr. Claudio Pedicelli
Specializzato in:
- Radiologia
Articolo pubblicato sabato 26 settembre 2009
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