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sabato 16 gennaio 2010

Da kataweb un'aiuto a capire i foglietti illustrativi dei medicinali


Farmaci, bugiardini troppo complicati Foglietto illustrativo come un quiz

di Elvira Naselli
"Evitare l'uso prolungato" non è chiaro: si riferisce a giorni, settimane o mesi? Difficoltà a capire i termini medicie a calcolare i dosaggi. Secondo una ricerca svolta tra i consumatori dall'Osservatorio della comunicazione sanitaria di Pisa e dalla Coop le indicazioni dei farmaci non sono correttamente interpretate e applicate da molti
I foglietti illustrativi dei farmaci da banco sono semplificati - per legge - rispetto a quelli dei prodotti prescritti dal medico, i cosiddetti farmaci etici. Ma non sempre è così. Basta guardare il "bugiardino" di un farmaco da banco pubblicato in questa pagina: alcune parole che possono generare confusione, come "interazione" o "indicazione terapeutica", dovrebbero essere state sostituite da sinonimi più semplici. E invece restano le vecchie dizioni. E insieme a loro permangono i tanti dubbi di interpretazione nei consumatori.

A partire dalle definizioni dei farmaci: quattro persone su dieci confondono i farmaci da banco, acquistabili senza prescrizione medica, con i generici o equivalenti, che hanno lo stesso principio attivo del corrispondente farmaco di marca, da banco e non. Sei su dieci conoscono il significato di parole come "interazione" e "controindicazione", ma confondono il concetto di "controindicazione" - che è un divieto di utilizzo del farmaco per alcune categorie di persone - con quello di "effetti collaterali", ovvero le rezioni indesiderate che possono avvenire dopo l´assunzione del farmaco. E ancora, quattro su dieci non riescono a calcolare la dose massima di un farmaco da prendere più volte al giorno in quantità variabili. Sono solo alcuni dei risultati di una ricerca sui farmaci da banco che l´Osservatorio della comunicazione sanitaria dell´università di Pisa ha condotto per Coop Italia intervistando oltre 1400 persone. Di queste il sessantotto per cento aveva un´istruzione medio-alta, diploma o laurea.

La riflessione che ne consegue è ovviamente una: perché non semplificare ulteriormente e, soprattutto, perché non allargare ai farmaci da prescrizione il linguaggio più comprensibile e diretto utilizzato già per quelli da banco? E perché non seguire l´esempio dell´Europa (vedi box sotto, ndr) per verificare direttamente con gruppi selezionati di pazienti se il linguaggio del bugiardino è veramente compreso da tutti?

«Nel nostro paese non c´è purtroppo la tendenza alla semplificazione che invece esiste nei paesi anglosassoni - spiega Alessandra Di Marzio, farmacista e coautrice della ricerca Coop -perché non sostituire, per esempio, "stipsi" con "stitichezza", visto che molti non la riconoscono come sinonimo? Le informazioni del foglietto illustrativo devono essere chiare e leggibili, ma anche facilmente utilizzabili. E invece il ventitré per cento risponde che "il foglietto allarma", il dieci che "confonde"». Per questo motivo «è fondamentale la comunicazione al cittadino - precisa Annalaura Carducci, professore di Igiene a Pisa e responsabile dell´Osservatorio - ma anche un´azione capillare e di interazione tra farmacista e cliente».

Le difficoltà di interpretazione dei consumatori non sono legate soltanto al grado di istruzione, anche se è ovvio che chi è più colto ha - o dovrebbe avere - meno difficoltà di comprensione di un testo scritto. Il punto è: indicazioni come "evitare un uso prolungato" che informazione danno? Che cosa si intende per "prolungato": un consumo che dura giorni, settimane oppure mesi? E perché, accanto al lunghissimo elenco di effetti collaterali di un farmaco segnalati sul bugiardino, non si indica anche la percentuale con cui questi effetti si sono verificati, informazione tutt´altro che irrilevante? Se è vero, come si legge in un sito scientifico britannico, che "good communication is a basic of civilized life", che la comunicazione efficace e chiara è la base della vita civile, da noi abbiamo ancora un bel po´ di strada da fare.

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