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mercoledì 19 maggio 2010

Ictus minore:comportamenti,motivazioni,segnali e sintomi

MILANO - Più dei due terzi dei pazienti che ha avuto un ictus «minore» non ne è consapevole e quasi un terzo cerca assistenza medica con più di 24 ore di ritardo rispetto all’insorgenza dei sintomi. Lo segnala uno studio britannico, pubblicato di recente sulla rivista Stroke.
COMPORTAMENTI - In genere quando si parla di ictus si pensa ad eventi importanti con pesanti ricadute per i pazienti, mentre è minore l’attenzione della gente comune per eventi cerebrovascolari di portata ridotta. Questo è uno dei motivi che ha spinto i ricercatori anglosassoni dell’Università di Oxford a studiare i comportamenti e le attitudini dei pazienti colpiti da questi mini-ictus. Gli esperti hanno analizzato i dati relativi a 1.000 pazienti con un età media di 73 anni, 459 dei quali avevano avuto un cosiddetto attacco ischemico transitorio (Tia), mentre i rimanenti erano stati colpiti da un ictus minore. In genere sia i Tia sia gli attacchi ischemici minori non causano danni permanenti. Nonostante ciò un trattamento tempestivo è comunque importante per prevenire l’insorgenza di un ictus maggiore che può invece dare origine a deficit neurologici irreversibili. Sorprendentemente – fanno notare i ricercatori – le persone di tutte le estrazioni demografiche (a prescindere da età, sesso, livello di istruzione e stato socioeconomico) hanno mostrato di avere complessivamente una scarsa consapevolezza in relazione al riconoscimento di un ictus, cosa che le ha portate a non farsi curare tempestivamente.
MOTIVAZIONI – Gli esperti inglesi hanno cercato di capire anche le motivazioni che hanno spinto i partecipanti a non cercare subito assistenza medica. Il 68 per cento dei soggetti colpiti da Tia e il 69 per cento di quelli colpiti da un ictus minore non conosceva le cause dei propri sintomi. Solo il 47 per cento dei pazienti colpiti da Tia e il 46 di quelli con un ictus minore ha cercato assistenza medica entro tre ore all’insorgenza dei sintomi e quindi entro l’arco temporale nel quale la terapia trombolitica per contrastare l’ictus ha maggiori possibilità di successo. Il 67 per cento dei pazienti colpiti da Tia e il 74 per cento di quelli con un ictus minore si è rivolta a un medico entro 24 ore dall’evento. I pazienti colpiti da Tia che non avevano riconosciuto i propri sintomi sono risultati meno inclini a chiamare i servizi di emergenza. Il 77 per cento dei pazienti si è rivolto in prima battuta al medico famiglia invece di richiedere cure mediche d’emergenza. Infine il 33 per cento dei pazienti vittima di un ictus ricorrente non ha chiesto tempestivamente assistenza medica.
SEGNALI DA NON SOTTOVALUTARE - «I dati che abbiamo raccolto indicano chiaramente una mancanza di consapevolezza pubblica che il Tia è un’emergenza medica. Per ora è stato fatto molto poco per diffondere una maggiore conoscenza dei sintomi degli eventi ischemici minori, ma è evidente che sarebbe utile promuovere campagne educazionali mirate» fa notare Arvind Chandratheva, uno degli autori dello studio, che ricorda anche l’importanza di cercare subito assistenza medica in caso di sintomi sospetti. Secondo statistiche dell’American Heart Association l’ictus è terza causa di morte e uno dei principali fattori di disabilità grave negli Stati Uniti. Circa il 15% degli ictus è preceduta da un Tia, che rappresenta quindi un importantissimo fattore di rischio per un ictus più grave. L'attacco ischemico transitorio è causato da un disturbo temporaneo di irrorazione sanguigna a una parte limitata del cervello e si manifesta con un deficit neurologico che permane, per definizione, per un periodo inferiore alle 24 ore; se i sintomi persistono per un tempo maggiore si parla invece di ictus vero e proprio. Praticamente la maggior parte dei TIA dura dai 5 ai 30 minuti. I sintomi sono molto variabili da paziente a paziente, a seconda dell'area cerebrale coinvolta. I disturbi più frequenti includono la cecità temporanea, l'incapacità di parlare (afasia), la debolezza di una metà del corpo o emiparesi e la ipoestesia (diminuzione della sensibilità) o il formicolio della cute, di solito ad una metà del corpo. La perdita di conoscenza è decisamente poco frequente. La principale causa di Tia è un piccolo coagulo (embolo) che occlude un vaso arterioso cerebrale. Altre cause sono il restringimento di grossi vasi dovuto a placche aterosclerotiche e l'aumento di viscosità del sangue. Infine va ricordato che il Tia è correlato con altre condizioni patologiche come l’ipertensione, le malattie cardiache (specialmente fibrillazione atriale), l’ipercolesterolemia e il diabete.
Antonella Sparvoli
19 maggio 2010© RIPRODUZIONE http://www.corriere.it/salute/

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