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domenica 20 giugno 2010

La NUTELLA è salva,avrà solo un'etichettatura più chiara

Nutella: che si dica la verità
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Nutella: che si dica la verità
È falsa la notizia secondo cui la Nutella diventerà fuorilegge. Il Parlamento europeo ha approvato nuove regole sull’etichettatura che faranno semplicemente maggiore chiarezza.
Nuova disciplina sulle etichette
Il Parlamento Ue ha approvato una nuova disciplina sull’etichettatura obbligatoria dei prodotti alimentari che garantisce ai consumatori una maggiore trasparenza e capacità di scelta. Ma Ferrero, azienda dolciaria produttrice della Nutella, è scesa sul piede di guerra contro questa decisione facendo credere che porterà alla scomparsa della famosissima crema spalmabile.
Si tratta di una polemica strumentale: Ferrero, per aumentare le vendite, da anni lavora sull’idea che la Nutella è alimento sano da mangiare tutti i giorni a colazione, e non un goloso sfizio, veicolando con le sue campagne pubblicitarie un’informazione scorretta. Con le nuove regole, ciò non sarà più possibile. Vi sembra un male?
Ben vengano regole più severe
Nessuno vuole far sparire il peccato di gola più famoso d’Italia, ma semplicemente tutelare i consumatori, imponendo alle aziende una maggiore correttezza sui contenuti nutrizionali (quanti grassi? Quanto zucchero?). E non si tratta di un vezzo di politici avulsi dalla realtà: l’eccessivo consumo di prodotti non idonei al nostro stile di vita, perché troppo grassi o zuccherati, ci sta portando a ingrassare tutti un po’ troppo, con conseguenze pericolosissime per la nostra salute.
L’Italia non è da meno: ricordate che siamo il paese europeo con la più alta percentuale di bambini sovrappeso e obesi?
La Nutella è buona, golosa, è un retaggio della nostra tradizione gastronomica, ma non è certo sana e le mamme non devono essere portate a credere che se la spalmano tutti i giorni sul pane dei loro figli fanno una cosa buona e giusta (tanto più se i loro piccoli stanno tutto il pomeriggio seduti sul divano a guardare i cartoni).
Non è vero, come abbiamo purtroppo letto in un quotidiano nazionale (complice un giornalista molto allineato sulla descrizione agiografica della realtà industriale di Alba), che la crema di morettiana memoria contiene solo zucchero, cacao, latte e nocciole: basta leggere la lista degli ingredienti per accorgersi che è piena di grassi vegetali di scarsa qualità, alla stregua, dobbiamo dirlo, di molte altre preparazioni dolciarie industriali. Ristabiliamo, per favore, la verità: diamo il benvenuto alle nuove regole.
Etichetta obbligatoria
Le aziende saranno tenute a indicare sempre non solo le quantità di grassi, acidi grassi saturi, zuccheri e sale ma anche proteine, carboidrati, fibre, grassi trans naturali e artificiali. Il tutto in modo leggibile.
Confronto più facile
Per aiutare i consumatori a confrontare le diverse offerte di alimenti, le informazioni nutrizionali d’ora in avanti saranno sempre indicate su 100 grammi o 100 millilitri.
No al semaforoNon è passata, invece, la proposta di introdurre l’etichetta a semaforo. Giocando sui bollini rossi, gialli o verdi secondo le quantità di grassi, zuccheri e sale contenuti nei vari prodotti, puntava ad avvertire in modo immediato sul loro grado di bontà o pericolosità per la salute.
Esteso l’obbligo dell’origineÈ stato esteso l’obbligo di indicare l’origine dei prodotti. Oltre a carne, olio e miele, sarà presente il paese di provenienza, per esempio, anche sul pollame. L’obbligo varrà anche quando questi alimenti saranno utilizzati come ingredienti di una preparazione composta.
Confermati i “profili nutrizionali”
Spetterà ancora all’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, controllare la veridicità degli slogan nutrizionali (calcio per le ossa, fibre per la regolarità dell’intestino…). I prodotti non equilibrati (troppo ricchi di zuccheri, grassi, sale e così via) non potranno dire che sono sani.
Niente di definitivo
L’iter legislativo, tuttavia, non si è ancora concluso, mancando il passaggio al Consiglio dei ministri per poi ritornare a Strasburgo per la seconda lettura. Una volta approvato definitivamente il testo, la grande industria alimentare avrà tre anni per adattarsi alle nuove regole.

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