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domenica 27 marzo 2011

Tumore alla prostata, contestato il test del Psa “Fermate la campagna ministeriale”


pubblicata da Uniti contro la multinazionale del CANCRO il giorno domenica 27 marzo 2011 alle ore 16.32
Dodici organizzazioni e associazioni scientifiche scrivono al ministro per la Salute, Ferruccio Fazio, e a quello per le Pari opportunità, Mara Carfagna, per chiedere di sospendere la campagna di sensibilizzazione che invita i  50enni a sottoporsi all'esame del Psa. "Quel test  può essere dannoso".

Sospendere la campagna di sensibilizzazione per la prevenzione del tumore alla prostata, per evitare un uso inappropriato del principale test con cui viene condotta la prevenzione, quello del Psa”. Dodici organizzazioni e associazioni scientifiche scrivono una lettera aperta al ministro per la Salute, Ferruccio Fazio, e a quello per le Pari opportunità, Mara Carfagna, per chiedere di smettere di invitare gli italiani con più di 50 anni a controllare la prostata. Secondo gli esperti la campagna di prevenzione lanciata dai due ministri due settimane fa “non può produrre altro risultato che un aumento inappropriato del ricorso ai test per la diagnosi precoce”. Un test che troppo spesso crea dei falsi positivi.

"Allo stato attuale – spiegano le associazioni – non esistono interventi di prevenzione primaria del tumore alla prostata, e una propaganda al pubblico nei termini in cui è condotta è discutibile scientificamente ed eticamente", perché, rilevano, "può danneggiare più persone di quante non ne possano beneficiare".

A supporto della tesi, le associazioni citano due grandi studi, uno europeo e uno americano, pubblicati sul New England Journal of Medicine, che documentano che i danni di questo screening possono essere maggiori dei benefici. Da solo infatti il Psa può non bastare. L’indagine, pubblicata nel marzo 2009, è stata giudicata dal direttore dell’American Cancer Society, Otis Brawley, “tra i più importanti fatti nella storia della sanità per la salute umana”, erano attese da molto tempo sia per l’ampiezza del campione – quello europeo ha coinvolto 182mila uomini di sette dell’UE mentre quello americano svolto dal National Cancer Institute 77mila pazienti di dieci centri sanitari – sia perché l’intervallo mediano, quello che intercorre tra l’inizio e la fine dello studio, era di circa 12 anni.

Quando il Psa è in eccesso – si legge nello studio – non è detto che ci si trovi in presenza di un tumore. Il valore infatti può aumentare anche in presenza di una infezione o di un’infiammazione. Inoltre non c’è uno standard oltre il quale si può dire che l’esame identifichi con certezza la presenza di un carcinoma”. E ancora, alcuni uomini con tumore prostatico non presentano valori anomali di Psa. Così quando ci si trova davanti valori alti spesso servono ulteriori accertamenti, spesso invasivi, per arrivare a una diagnosi più precisa.

Lo screening del tumore prostatico, precisano infine le associazioni scientifiche, "è un intervento di diagnosi precoce e non di prevenzione primaria, non paragonabile a quello mammografico nè tanto meno a quello della cervice uterina, ammissibile solo a seguito di una decisione presa sulla base di un colloquio personale tra medico e paziente, con una corretta informazione sui possibili benefici e sui possibili danni in cui può incorrere chi vi si sottopone".

Per questo, vi è "unanime consenso internazionale sulla inopportunità e dannosità di promuovere l'uso di qualsiasi test in persone senza sintomi", concludono le associazioni, suggerendo, oltre alla "sospensione della campagna così come formulata", anche "l'adozione sistematica di un metodo di consultazione di operatori e organi tecnici del servizio sanitario".

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