Di qui, forse, l’accusa che quel regime faccia male ai reni: due o tre mesi di proteine? Quali danni irreversibili possono creare, in una persona che non soffra di reni già in partenza? Ci vorrebbe un’accurata ricerca su un campione rappresentativo di dukaniani presi dopo la dieta, in ogni caso, prima di arrivare a una conclusione del genere. Si recupera poi velocemente il peso perso prima? Ammesso che sia così, quale dieta garantisce il contrario, se una volta conclusa si ricomincia a mangiare a quattro palmenti?
Quanto alla radiazione dall’albo, è stato l’interessato in persona a fornire la sua spiegazione dei fatti. In Francia, quando un medico cessa di esercitare, chiede lui stesso la radiazione del suo nome. Dukan, per seguire i suoi interessi, non poteva più continuare la professione. Nell’ottobre del 2011 ha ceduto quindi il suo studio a un collega, rivolgendosi all’Ordine per essere cancellato. Ma la radiazione si è concretizzata solo un mese fa, su sua sollecitazione, perché a Parigi si erano dimenticati di procedere.
Di tentativi di perdere peso anche chi vi scrive ne ha fatti a mitraglia, talvolta miseramente naufragati assieme al primo invito a cena di un amico. Sperimentando anche talune fra le più ambite cliniche per dimagrire del paese, e raccontandole ai lettori. Dalla terribile Von Guggenberg di Bressanone, dove si veniva alimentati a soli succhi, con il supplizio notturno di impacchi di fieno bollente e quello di idranti di acqua gelata mirati sul corpo al mattino, alla lussuosa casa di cura di Christina Newburg a Chianciano, frequentata dalle signore della buona società. E poi diete di tutti i tipi: ipocaloriche con alimenti pesati (che presuppongono una volontà ferrea) dissociate, scarsdale, last minute, del pilota, del minestrone e quant’altre. Tutte efficaci, se seguite rigorosamente. Ma col passare del tempo il metabolismo cambia: non è più come a trenta o quarant’anni, quando bastava poco per tornare in forma. Togliere tre o quattro chili, adesso, è un’impresa.
Di qui lo stupore per il verdetto della bilancia: da 85 chili e 200 giù a 74,7 in ottanta giorni, più di dieci chili dunque e, per giunta, con lo sgarro gratificante di un bicchiere di vino ad ogni pasto serale. Colazione parchissima, caffé e yogurt con due cucchiai di crusca, a mo’ di gallina, pranzo coi fiocchi (non in senso metaforico, però: semplici fiocchi di latte di yogurt, e un po’ di ricotta) e cene di sole proteine: carne a volontà, o uova, o pesce, o formaggi magri. Tanta acqua, poco sale e venti minuti di movimento al giorno.
Quattro fasi, come si sa: di attacco, solo proteine, di crociera, inserendo la verdura, di consolidamento, con due volte a settimana di pasta e riso, e di stabilizzazione, ancora da conseguire, che andrebbe tenuta per tutta la vita: alimentazione normale, ma un giorno alla settimana di sole proteine. Pasti certo un po’ noiosi, ma compensati da una sensazione di sazietà e soprattutto dai risultati prodigiosi, con la cinghia dei pantaloni che si stringe sempre più, le scale guadagnate con giovanile agilità e il costume da bagno che non sarà più un incubo nell’estate prossima ventura.
corrado giustiniani
© Riproduzione riservata
Leggi l'articolo completo: Il SecoloXIX | Magazine | Salute Benessere
'via Blog this'