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giovedì 30 aprile 2009

malattie di fegato nei bambini:Atresia biliare

Atresia biliare

Cos'è - Eziologia e Sintomi - Diagnosi - Trattamento - Complicazioni - Prospettive di vita - Trapianto di fegato
Cos'è

L'atresia biliare è una malattia severa che colpisce i neonati e che causa infiammazione ed ostruzione dei dotti biliari (i canali deputati al trasporto della bile dal fegato all'intestino).
Quando la bile non riesce a fluire normalmente, infatti, rifluisce nel fegato (questa situazione è detta “stasi biliare”), provocando ittero (ingiallimento della pelle e delle sclere) e cirrosi.
La cirrosi è una condizione che si presenta quando le cellule epatiche sane vengono distrutte e quindi rimpiazzate da un tessuto fibroso. La fibrosi interferisce con il flusso biliare che passa attraverso il fegato, provocando ulteriore danno cellulare e ulteriore fibrosi e ricominciando, quindi, il ciclo del danno epatico.

Eziologia e Sintomi

La causa dell'atresia biliare non è stata ancora scoperta.
La malattia colpisce approssimativamente un neonato su 20.000, con una preferenza del sesso femminile rispetto a quello maschile, ma senza discriminare per razza, né per etnia.
Non si tratta di una condizione ereditaria sebbene, in casi rarissimi, può essere colpito dalla malattia più di un neonato all'interno di una famiglia.
I sintomi dell'atresia biliare si rendono solitamente manifesti tra le due e le sei settimane dopo la nascita. Il neonato presenta ittero, fegato ingrossato e più duro ed addome gonfio; le feci sono di solito chiare e le urine scure. Alcuni neonati possono presentare prurito intenso, condizione che li rende estremamente insofferenti ed irritabili. Non si sa ancora quale sia la causa del prurito, tuttavia i ricercatori hanno scoperto una connessione tra il prurito e il ritorno di bile.

Diagnosi

Ci sono molte malattie epatiche che causano sintomi simili a quelli dell'atresia biliare; ecco perché, prima di formulare una diagnosi di atresia biliare, è consigliabile effettuare diversi esami di laboratorio (test ematici e sulle urine, test di funzionalità epatica e test per la funzione di coagulo), per avere la certezza di poter escludere altre patologie epatiche.
In questi casi viene spesso eseguito un esame (non doloroso) che utilizza gli ultrasuoni (ECHO) per analizzare il fegato e determinare la grandezza dei dotti biliari e della colecisti.
Atri test si basano su specifiche tecniche a raggi X o a scansione radioattiva del fegato, tecniche che possono rivelarsi utili nel mettere a fuoco il vero problema.


Trattamento

Il trattamento più riuscito per la cura dell'atresia biliare, fino ad ora, è di tipo chirurgico.
L'intervento crea un drenaggio della bile dal fegato quando i dotti sono completamente ostruiti. Questa operazione è chiamata “intervento di Kasai” (o, tecnicamente, epatoportoenterostomia), dal nome del Dr Morio Kasai, il chirurgo giapponese che la ha messa a punto.
Durante l'operazione il chirurgo rimuove i dotti extraepatici danneggiati e li sostituisce con un pezzo di intestino, prelevato dal bambino stesso, che agisce da nuovo dotto.
Lo scopo di questo intervento è di permettere il passaggio della bile dal fegato nell'intestino attraverso il nuovo dotto. L'operazione riesce nel 50% dei casi circa. Nei neonati che rispondono bene all'operazione l'ittero di solito scompare dopo alcune settimane. Nel rimanente 50% dei casi, in cui l'intervento di Kasai non dà i risultati sperati, l'insuccesso è causato dal fatto che i dotti biliari ostruiti sono "intraepatici", cioè si trovano all'interno del fegato.

Dopo l'intervento si cerca di incoraggiare la famiglia e il bambino ad una crescita ed uno sviluppo normali. Se il flusso biliare è buono, al bambino viene data una dieta regolare; se il flusso biliare è ridotto, viene raccomandata una dieta povera di grassi, poiché la bile, che viene utilizzata dall'organismo nell'assorbimento di grassi e vitamine, non assolve bene al suo compito. Le vitamine multiple, il complesso di vitamine B e le vitamine E, D e K possono essere somministrate come ulteriore ausilio.
Sfortunatamente, nonostante il flusso biliare riattivato, l'intervento di Kasai non è la cura definitiva per l'atresia biliare: per ragioni ancora sconosciute il danno epatico spesso prosegue il suo corso e, alla fine, provoca la cirrosi (con tutte le sue complicazioni).

Complicazioni

I pazienti con cirrosi presentano cambiamenti nel flusso sanguigno che attraversa il fegato, che a loro volta possono produrre delle disfunzioni, come eruzioni cutanee, epistassi, ritenzione di liquidi e varici nello stomaco e nell'esofago.
La pressione alta che si produce all'interno di queste vene può farle sanguinare. In alcuni casi può essere necessaria una procedura con cui si inietta un agente sclerosante nelle varici.
Quando la malattia progredisce possono però verificarsi altre complicazioni. Mentre tutti i bambini tendono ad aver sonno dopo aver mangiato, quelli con atresia biliare possono presentare una sonnolenza eccessiva dopo aver mangiato cibi ricchi di proteine, a causa di maggiori prodotti di nitrogeno nel flusso sanguigno. I bambini con atresia biliare possono anche essere prede più facili delle infezioni.


Prospettive di vita

L'estensione ed il tipo di danno epatico differisce da bambino a bambino.
Alcuni rispondono bene all'intervento di Kasai, altri no. Se la bile continua a fluire, è possibile una sopravvivenza a lungo termine. Comunque al momento è impossibile per il medico determinare in anticipo quale bambino risponderà al trattamento e quale no. In ogni caso, non ci potrà essere una cura definitiva per l'atresia biliare finché non si scoprirà la sua causa, per cui le speranze di una soluzione definitiva sono tutte riposte nella ricerca scientifica.

Trapianto di fegato

Il trapianto di fegato è sempre più l'unica o l'ultima soluzione percorribile per chi soffre di alcune malattie epatiche.
Le percentuali di sopravvivenza per i trapiantati sono aumentate incredibilmente con il miglioramento delle tecniche chirurgiche e con lo sviluppo di nuovi farmaci che aiutano a superare il problema del rigetto d'organo.
Nei bambini affetti da atresia biliare il trapianto di fegato in generale non viene tentato finché non sia stato prima eseguito l'intervento di Kasai. Se questo intervento non ha successo, e prima che le complicazioni della cirrosi che ne consegue diventino severe e mettano in pericolo la vita del bambino, può essere tentato il trapianto di fegato, che ha avuto successo in molti casi. In ogni caso, come per tutti i trapianti d'organo, l'esito positivo dipende in gran parte dalla tempestiva disponibilità di organi compatibili per la donazione, dal fattore tempo (un fegato donato deve essere reimpiantato entro 16 ore perché l'intervento abbia successo) e da altri fattori che sono ancora oggetto di ricerche.
La prassi dei trapianti da viventi, data la dimensione ridotta dell'organo necessario (spesso per un bambino basta la metà destra di un fegato di un adulto) sta migliorando di molto il tempo e la disponibilità di donatori compatibili.
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Fonte: Fegato.com

http://www.fegato.com/it/focuson/focuson/epatologia/detail_19505_bambini-e-disturbi-epatici.aspx?c1=29

epatite b tutto quello che si deve sapere in questa intervista al dott.Ascione

Epatite B: la vaccinazione non è tutto!


Infezione da virus dell'epatite B - L'intervista al Dottor Ascione - Conclusioni


Infezione da virus dell'epatite B
L’infezione da virus dell’epatite B rappresenta un problema mondiale di grande rilevanza che colpisce circa 500 milioni di persone e, in alcuni casi, sfocia in una infezione cronica che può progredire fino a determinare cirrosi epatica e tumore del fegato.

Se si calcolano tutti coloro che, nel mondo, hanno almeno un anticorpo verso il virus B e si legge questo come indicatore di contagio si raggiunge la cifra di due miliardi di persone.

La situazione italiana sembrava migliorata negli anni ‘80, facendoci avvicinare di più alle medie europee, ma negli ultimi anni, probabilmente anche per la massiccia immigrazione dai paesi dell’Est del Mondo, l’epatite B si è di nuovo presentata con il suo volto minaccioso.

Le stime degli esperti – anche si tratta di dati puramente orientativi – dicono che almeno un milione di soggetti vivono nel nostro Paese con l’infezione da virus dell’epatite B. Per fortuna non tutti sono ammalati e la maggiore consapevolezza delle vie di



trasmissione fa sì che la disseminazione del contagio sia piuttosto contenuta. Peraltro, la vaccinazione universale dei neonati e degli adolescenti ha certamente fornito, assieme al rispetto delle norme igieniche, un contributo notevole in questo senso.




L'intervista al Dottor Ascione
Abbiamo pensato, su questo argomento, di ascoltare la voce di un epatologo esperto e ci siamo rivolti al dottor Antonio Ascione, attuale responsabile del Centro per le malattie del fegato dell’Ospedale Fatebenefratelli di Napoli. Ascione ha ricoperto, per oltre quaranta anni, il ruolo di specialista nelle malattie del fegato presso l’Ospedale Cardarelli di Napoli ed è attuale Presidente della Mediterranean Association for Study of Liver (MASL):

Lei concorda con le cifre che le ho detto poco fa sulla diffusione dell’epatite B?
Perché vaccinare gli adolescenti soltanto e non tutti se l’infezione cronica può avere conseguenze così gravi?
Questo screening è complicato da realizzare? Cosa bisogna fare?
Ma quali sono i fattori di rischio di trasmissione dell’epatite B? Si possono facilmente identificare?
Ma le trasfusioni di sangue sono oggi sicure?
E la tossicodipendenza?
Ma anche vivere in una casa con un portatore di epatite B è pericoloso?
Ma la vaccinazione contro l’epatite B è sicura?
Ma quanto dura la immunizzazione? Bisogna fare i cosiddetti ‘richiami’?
Ma una volta che la persona si è infettata, cosa accade? Si può curare?
Ma è vero che alcuni dei farmaci più utilizzati spesso, mentre sembra che abbiano risolto il problema, non agiscono più perché perdono efficacia?
Quindi per il futuro ci sono buone speranze?


Lei concorda con le cifre che le ho detto poco fa sulla diffusione dell’epatite B?
Certamente. L’infezione da virus dell’epatite B ha una diffusione enorme ed è un problema che la globalizzazione e le correnti migratorie da Est verso Ovest hanno acuito in modo significativo. Appare chiaro che la misura di una vaccinazione universale dei neonati che, va detto, l’Italia ha assunto per prima nel mondo, è stata una misura provvidenziale, seguita poi da tutti gli altri Paesi dell’Occidente. In Italia la vaccinazione anti-epatite B è obbligatoria (Legge 165 del 27 maggio 1991) per tutti i nuovi nati nel primo anno di vita e per tutti gli adolescenti nel corso del 12° anno di vita (limitatamente ai 12 anni successivi all'entrata in vigore della legge). Noi assistiamo oggi ad una situazione sicuramente in evoluzione, anche perché, soprattutto nel Sud, è ragionevole supporre che, coloro che hanno evaso l’obbligo scolastico hanno anche “evaso” la vaccinazione contro l’epatite B quando, nella fase iniziale, giustamente si decise di vaccinare gli adolescenti nelle scuole, oltre a tutti i neonati. È necessario, comunque, non abbassare mai la guardia.




Perché vaccinare gli adolescenti soltanto e non tutti se l’infezione cronica può avere conseguenze così gravi?
Il motivo è dato dal fatto che se ci infetta alla nascita o nei primi anni di vita, l'infezione cronicizza nella quasi totalità dei casi con conseguenze che possono essere anche gravi nel corso degli anni. Stessa sorte, sia pure con percentuali via via inferiori con il progredire dell’età, tocca ai giovani. Nell’adulto la situazione è differente perché l’infezione può dare luogo ad un’epatite acuta, talvolta anche ad andamento fulminante, ma induce forme croniche solo in una bassa percentuale di casi. Per questa ragione in Italia è obbligatorio per legge lo screening per l’epatite B di tutte le gravide nel corso del 3° trimestre di gestazione. In tal modo si identificano subito le madri potenzialmente infettanti e si effettua la profilassi completa del neonato. Uno screening di massa è inutile, basta mirare sulle popolazioni a rischio.




Questo screening è complicato da realizzare? Cosa bisogna fare?
È uno screening semplicissimo: si esegue un prelievo si sangue sul quale si effettua la ricerca del marcatore dell’epatite B (HBsAg). Analisi semplice, non costosa e che tutti i laboratori eseguono. Ed è quello che si fa nelle gravide entro il terzo trimestre.




Ma quali sono i fattori di rischio di trasmissione dell’epatite B? Si possono facilmente identificare?
Su questo argomento non c’è alcun dubbio. Oggi, essendosi ridotta una delle vie di trasmissione più frequente – cioè quella dalla madre al neonato – la via più consueta attraverso la quale si trasmette il virus è quella sessuale. Molti ritengono che siano prevalentemente i rapporti omosessuali tra maschi ad essere particolarmente a rischio, ma ciò non è vero. Anche i rapporti eterosessuali non protetti sono a rischio e, soprattutto, il frequente cambio di partners sessuali se questi sono portatori di infezione da virus. La prostituzione, soprattutto giovanile, è un grave problema per la trasmissione dell’epatite B, se non ci si protegge.

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Ma le trasfusioni di sangue sono oggi sicure?
Credo che non si possa più parlare di forme post-trasfusionali, che sono rarissime con i sistemi di indagini oggi esistenti presso i Centri Trasfusionali. Il rischio di infezione oggi è di circa 15 casi per milione di Unità di sangue trasfuse (sangue proveniente da un donatore in fase di finestra sierologica, cioè negativo per HBsAg ma positivo per HBV-DNA). È dunque un evento raro. Ma anche altre forme di esposizione possono ancora giocare un ruolo rilevante come, ad esempio, i pazienti in emodialisi, persone sottoposte a procedure diagnostiche invasive (biopsie, ad esempio) oppure procedure chirurgiche (soprattutto chirurgia minore, chirurgia ginecologica, addominale ed orale); esposizioni ospedaliere professionali (operatori sanitari).

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E la tossicodipendenza?
Se si condividono aghi e siringhe con portatori del virus, questa via è molto efficiente. Ma non dimentichiamo, e le cronache dei giornali ogni tanto ci mostrano casi del genere, i tatuaggi effettuati in condizioni igieniche precarie, i piercing e tutte quelle pratiche invasive estetiche effettuate in maniera per così dire “sporca”. È opportuno essere molto vigili su questi aspetti.

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Ma anche vivere in una casa con un portatore di epatite B è pericoloso?
Certo, ma in questi casi il problema non si pone perché questo è il caso nel quale è opportuno che anche gli adulti si vaccinino a causa della concentrazione del rischio: basta vaccinare il soggetto e lo si protegge del tutto dalla eventualità di infettarsi.

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Ma la vaccinazione contro l’epatite B è sicura?
Intanto il vaccino oggi non è più ricavato dal sangue dei portatori di infezione da virus B. Il vaccino è costruito in laboratorio utilizzando tecnologie di biologia molecolare che consentono la realizzazione di un prodotto sicuro, efficace, economico, con siero conversione (produzione dell’anticorpo proteggente) superiore al 95% in bambini e adulti. Con reazioni scarse e per lo più locali. Le reazioni generalizzate e le complicanze soprattutto neurologiche sono rarissime in confronto al numero di soggetti vaccinati. Ma questa è l’unica strategia per proteggere le persone libere dalla infezione e, più in generale, proteggere la collettività dalla diffusione delle malattie infettive. Esiste anche una immunoprofilassi passiva, per distinguerla dalla attiva che è data dalla vaccinazione. La differenza sta nel fatto che nella profilassi passiva, si somministrano anticorpi anti-epatite B già formati, in modo da offrire subito una protezione e consentire, come si fa nei neonati da madre HBsAg positive, all’organismo di avere tempo sufficiente per produrre i propri anticorpi mediante la vaccinazione. È la modalità che viene definita come ‘profilassi passiva’ ed ‘attiva’ che si può attuare immediatamente in tutti quei soggetti che hanno subito una esposizione particolarmente a rischio.

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Ma quanto dura la immunizzazione? Bisogna fare i cosiddetti ‘richiami’?
La vaccinazione per l’epatite B dura in realtà per sempre. Oggi non si consiglia più di effettuare una dose di richiamo a cinque anni poiché vari studi, ed alcuni di essi sono merito degli italiani, hanno dimostrato che la immunità permane e, in caso di necessità, gli anticorpi riemergono.

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Ma una volta che la persona si è infettata, cosa accade? Si può curare?
Oggi le terapie sono molto migliorate e ce ne sono anche molte. Per questa ragione è diventato molto più difficile curare l’epatite B cronica. È chiaro che l’obiettivo principale è abbattere la moltiplicazione del virus che, nel tempo, potrebbe portare ad un danno irreversibile. Tuttavia è prudente curarsi presso Centri specializzati: in Italia ce ne sono molti, internazionalmente riconosciuti, capaci di gestire bene questi pazienti.

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Ma è vero che alcuni dei farmaci più utilizzati spesso, mentre sembra che abbiano risolto il problema, non agiscono più perché perdono efficacia?
Questo può accadere per i cosiddetti ‘analoghi nucleosidici e nucleotidici’, i quali hanno un’azione diretta sul virus e possono causare una mutazione del virus. Per fare un esempio banale, noi dobbiamo considerare il virus come un essere umano, il quale se viene aggredito cerca di mimetizzarsi per scappare all’attacco del nemico. Ovviamente questa rappresentazione è molto semplicistica, ma è quello che in realtà accade. Il fenomeno della mutazione del virus è in realtà molto più complessa, ma questo concetto deve spingere i pazienti ad essere molto vigili e seguire attentamente le indicazioni del Centro specialistico che lo segue, soprattutto se la malattia di fondo è seria. È chiaro che, quando è possibile, il primo approccio va fatto con l’interferone peghilato. Si tratta di un farmaco che non offre risultati eclatanti, ma può anche portare, in un limitato numero di casi, alla eliminazione del virus. Tuttavia la materia è così complessa che è bene non generalizzare, anche perché la terapia, come tutte le terapie, va personalizza su quel determinato soggetto e ciò che va bene per uno potrebbe non andar bene per un altro. Il problema va studiato caso per caso.

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Quindi per il futuro ci sono buone speranze?
Non c’è dubbio. Nei casi dove tale terapia è necessaria abbiamo, da un lato, l’interferone che – ribadisco – se le condizioni della malattia lo consentono, rappresenta la prima scelta. In caso contrario, credo che tra i farmaci attualmente in commercio, la prima scelta possa essere l’entecavir. Ma ripeto ancora una volta, non è possibile generalizzare; la scelta della terapia dell’epatite cronica B è estremamente complessa che deve essere gestita da persone che operano in Centri dove questi malati sono attentamente seguiti. Allo stato attuale non esiste una terapia che va bene per tutti.

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Conclusioni
Dall’intervista rilasciata dal dottor Antonio Ascione emergono alcuni elementi-chiave che aprono interessanti riflessioni in materia di epatite e di diffusione di questa patologia.

In particolare, nonostante la vaccinazione contro il virus dell’epatite B abbia determinato una netta diminuzione dell’incidenza e della prevalenza dell’infezione causata da HBV, il percorso da affrontare è ancora lungo e complesso. Se da un lato, infatti, le pratiche trasfusionali non rappresentano più un problema-chiave ai fini della trasmissione di HBV, è tuttavia ancora molto elevato il numero di casi di contagio a seguito di pratiche considerate apparentemente innocue, come i tatuaggi nonché i rapporti sessuali non protetti, la trasmissione parentale, ma anche alcune pratiche medico-chirurgiche invasive e alcuni trattamenti estetici.

Non va poi sottovalutata la questione-migrazione: l’incremento costante di flussi migratori di individui provenienti da Paesi ad elevata incidenza di HBV verso l’Unione Europea e, in particolare, verso l’Italia impone uno stato di massima sorveglianza della diffusione dell’epatite B.

L’eliminazione definitiva del virus HBV risulta essere un obiettivo potenzialmente raggiungibile nel lungo termine dalla comunità scientifica e dai cittadini: la migliore conoscenza del fenomeno giocherà, infatti, un ruolo centrale in tal senso, anche alla luce del fatto che la vaccinazione non è tutto.

http://www.fegato.com/it/dossier/dossier/epatologia/detail_96129_epatite-b-la-vaccinazione-non-e-tutto.aspx?c1=29

febbre suina:cos'è,come si diffonde,come difendersi

Febbre suina: alle radici del virus
Lun 27 Apr - 13.22

Pensiero Scientifico" Versione stampabile La velocità con la quale si sta diffondendo potrebbe far pensare a un virus “potenzialmente pandemico”, dichiara l'Organizzazione Mondiale della Sanità, tuttavia gli esperti sono già al lavoro per identificare tutte le caratteristiche del virus e mettere a punto una strategia per combatterlo. Ma cos'è realmente la febbre suina e quali sono i pericoli per la popolazione umana? Continua a leggere questa notizia
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La febbre suina è un'infezione respiratoria acuta tipica dei maiali ed è causata da virus influenzali del tipo A. Gli attuali casi di febbre suina coinvolgono il ceppo virale H1N1, che risulta particolarmente frequente nei suini da allevamento e si trasmette solo occasionalmente all'uomo, in genere nei casi in cui questo lavora a stretto contatto con gli animali. In seguito al primo contagio, il virus è potenzialmente in grado di essere trasmesso da persona a persona allo stesso modo di una comune influenza e per questo motivo le raccomandazioni basilari contro la febbre suina consistono nell'evitare contatti troppo ravvicinati con le persone infette, lavarsi spessi le mani ed evitare in particolare di portarle a contatto con gli occhi, il naso e la bocca. La febbre suina non si trasmette quindi attraverso il cibo e non esiste nessun tipo di pericolo a consumare carne di maiale. I sintomi della febbre suina sono simili a quelli di una comune influenza stagionale e sono caratterizzati da febbre alta, tosse, mancanza di appetito, mal di testa, nausea, affaticamento e, in alcuni casi, vomito e diarrea persistenti. Il comune vaccino contro l'influenza stagionale non protegge dalla febbre, sostengono gli esperti, che hanno già testato in un esperimento in laboratorio l'efficacia del vaccino comune contro il virus H1N1. L'attuale stato di allerta della febbre suina in base alla scala di riferimento internazionale corrisponde alla fase 3, che identifica i casi di trasmissione del virus da uomo a uomo nulli o molto limitati. Le fasi 1 e 2 identificano rispettivamente le fasi di rischio basso o leggero di casi nell'uomo, mentre le fasi 4 e 5 corrispondono ad un aumento significativo dei casi di trasmissione nell'uomo, fino ad arrivare alla fase 6 che registra la pandemia vera e propria.

Fonte: Swine flu. The Guardian 26 aprile 2009.

stefano massarelli

martedì 28 aprile 2009

come avere ciglia lunghissime

Extralong ed extravolume accessibili e “gratificanti”.





Ciglia finte by Shu Uemura
«Le ciglia finte sono tornate di moda in questo periodo di recessione come cosmetico anticrisi. Hanno prezzi accessibili, il modello base costa 20 dollari, e regalano una sorta di gratificazione», afferma Gina Brooke, direttore artistico di Shu Uemura. Degli 80 Tokyo Lush Bar by Shu Uemura due sono a Milano. Uno è in via Brera 2, l'altro all’interno della Rinascente, in Piazza Duomo. Credits: Shu Uemura.


Rendono lo sguardo più sensuale e fanno sembrare gli occhi più grandi. Lo sa bene Michelle Obama, che nel suo primo viaggio a Londra (al fianco del marito), ha sedotto l'Europa sfoggiando un paio di ciglia (sfacciatamente) finte. Come ha sottolineato prontamente il Times.

False eyelashes addict. Nell'agguerrito esercito di ciglia-finte-dipendenti, in prima fila, accanto alla first lady (che da fashion icon si sta trasformando in beauty trendsetter), c’è Madonna. Ne ha a ciuffetti, a nastro, con piume o cristalli, una per ogni occasione. E poi Eva Longoria e Miley Cyrus (in arte Hannah Montana), che le mettono anche per andare in palestra o a fare la spesa. E anche Jennifer Lopez e Opram Winfrey ne vanno pazze, per quelle di pelo di scoiattolo e volpe.

«Sono tornate di moda in questo periodo di recessione come cosmetico anticrisi. Hanno prezzi accessibili, il modello base costa 20 dollari, e regalano una sorta di gratificazione», afferma Gina Brooke, direttore artistico di Shu Uemura.

Conferma Riccarda Serri, dermatologa dell’Università degli Studi di Milano: «Tantissime le usano e soprattutto negli Stati Uniti è un trionfo di ciuffetti artificiali, magari colorati o tempestati di brillantini. L’unica controindicazione - precisa l'esperta - riguarda eventuali allergie alla colla utilizzata per attaccarle». In questi casi, niente paura, ci sono valide alternative per avere ciglia extra lunghe ed “extradark” e con un effetto più naturale.

Turbomascara & Co. Tra le varie proposte che si trovano in giro, segnaliamo Phenomen'Eyes di Givenchy, mascara che, grazie all'applicatore sferico, garantisce un'altissima precisione (25,30 euro). Guerra all'ultima vibrazione, invece, tra Estée Lauder e Lancôme. La prima ha lanciato Turbolash All Effects Motion Mascara (36 euro) capace di oscillare a 125 giri al secondo, la seconda ha creato Ôscillation (32 euro), un powermascara in grado di raggiungere 7 mila micro-pulsazioni al minuto. Entrambi allungano le ciglia e rendono più fluido e morbido il colore.

Solo in farmacia. Allergan ha introdotto Latisse, un trattamento della ipotricosi delle ciglia (vendibile dietro ricetta medica) che aumenta la lunghezza e lo spessore delle ciglia rendendone più saturi i pigmenti (120 dollari per 30 giorni).

Estreme. Si può optare per le extension (XtremeLashes), disponibili in quattro spessori e diversi colori, che durano dai due ai tre mesi o per la stiratura a freddo (Lvl-Lashes) che consiste in una lisciatura con un gel, fissata con una lozione specifica e una tinta per intensificare il colore.

febbre suina,come si trasmette?che farmaci usare?

5-Le persone possono infettarsi mangiando carne di maiale e salumi?
No, i virus dell’influenza suina non sono trasmessi dal cibo. I salumi sono sicuri, la carne cruda se cot­ta a 70-80 gradi (e il maiale si mangia ben cotto) è strasicura.

6-Come si diagnostica l’infezione da virus influenzali suini nell’uomo?
Per il virus A è necessario raccogliere un campione di secrezioni respiratorie (tampone nasale o farin­geo) entro i primi 4-5 giorni dall’inizio dei sintomi (quando l’infezione è più virulenta). Alcune perso­ne, in particolar modo i bambini, possono espelle­re virus anche per 10 giorni e più.

7-Che differenza c’è tra l’attuale influenza suina e l’aviaria che ha creato tanto allarme nell’agosto-ottobre del 2005?
L’aviaria ha creato allarme perché era più «letale»: meno infettati, più vittime. Ma il virus per fortuna non ha mai fatto un «completo» salto di specie da divenire facilmente trasmissibile da uomo a uo­mo. In questo caso, invece, il virus passa da uomo a uomo, ma è percentualmente meno letale.

8-Quindi è possibile la pandemia? E che cosa significa fase 3 di allerta dell’Oms?
Gli esperti dell’Oms sono al lavoro per far scattare, o meno, il passaggio dall’attuale fase 3 di allerta pandemico alla fase 4. La maggior parte delle vitti­me avevano tra i 25 e i 45 anni: un fatto che preoc­cupa, perché un segno caratteristico delle pande­mie del passato è stato l’alto tasso di decessi tra i giovani adulti in buone condizioni di salute. Nei piani di preparazione per contrastare una pande­mia si definiscono sei livelli di allerta. Le fasi 5­6 sono la pandemia.

9-Quali farmaci possono essere usati?
I virus influenzali suini isolati recentemente negli uomini sono resistenti all’amantadina e alla ri­mantadina.
Pertanto solo oseltamivir e zanamivir sono raccomandati per il trattamento-prevenzio­ne dell’influenza umana da virus suino. Sembra che il virus sia sensibile ai farmaci inibitori delle neuroaminidasi. La corsa all’approvvigionamento individuale è però sbagliata, anche perché si ri­schia di scambiare per influenza qualsiasi infezio­ne virale (e in questo periodo è molto improbabile che lo sia). Non esiste ancora un vaccino.

10-E’ quindi meglio non recarsi in Messico in questo periodo?
Non è il caso di andare nelle zone in cui si sono verificati i focolai d’infezione. E’ consigliabile con­sultare prima di partire il sito «Viaggiare sicuri» del ministero degli Esteri. Le zone da evitare sono: So­nora, Baja California, Stato del Messico e Oaxaca.



Fonti: Cdc di Atlanta (Usa), governo italiano



Mario Pappagallo
27 aprile 2009
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cos'è l'influenza suina?che sintomi da?come si trasmette?

Il virus, i sintomi, i pericoli
La mappa delle zone a rischio
1-Che cos’è l’influenza suina?
E’ una malattia respiratoria acuta dei maiali causa­ta da virus influenzali del tipo A, con alta infettivi­tà ma bassa mortalità. Il ceppo responsabile (A/H1N1) è stato isolato per la prima volta negli Anni 30. La maggior parte delle epidemie si mani­festa nel tardo autunno e in inverno, come accade per l’uomo. Come tutti i virus influenzali, anche quelli suini mutano continuamente. I maiali pos­sono essere infettati da quelli dell’aviaria e quan­do virus influenzali di differenti specie animali in­fettano i suini, si possono verificare fenomeni di «riassortimento» che portano a mix di ceppi uma­ni/ aviari/suini e facilitano le mutazioni.

2-I virus suini possono infettare l’uomo?
Normalmente no. Comunque, possono verificarsi infezioni umane sporadiche con virus influenzali suini. Comunemente questi casi si manifestano in persone con esposizione diretta ai maiali. Nel caso dell’epidemia in corso c’è, però, l’evidenza che il virus responsabile si diffonde da persona a perso­na. Non si sa al momento quanto sia facile la tra­smissione.

3-Quali sono i sintomi dell’influenza suina nell’uomo?
Sono simili a quelli della «classica» influenza sta­gionale umana: febbre, sonnolenza, perdita d’appe­tito, tosse. Alcune persone colpite hanno manife­stato anche raffreddore, mal di gola, nausea, vomi­to e diarrea. Anche l’influenza suina può causare un peggioramento di patologie croniche pre-esi­stenti con complicazioni gravi (polmonite ed insuf­ficienza respiratoria). L’infezione può essere in for­ma lieve o grave.

4-Come si trasmette all’uomo il virus suino?
Direttamente dai maiali all’uomo e dall’uomo ai maiali. Nella trasmissione da persona a persona, il virus infetta attraverso la diffusione di goccioline di secrezioni naso-faringee con la tosse e lo sternu­to. Le persone possono anche infettarsi toccando superfici contaminate con secrezioni infette e por­tando alla bocca e al naso le mani. Per questo il lavaggio delle mani è una misura molto importan­te. Il bacio è veicolo di trasmissione.

corriere.it leggi anche
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febbre suina,le carni di maiale non c'entrano,dobbiamo stare attenti all'uomo,non all'animale

FAO INDAGA SU LEGAME VIRUS CON SUINI

La Fao, agenzia alimentare delle Nazioni Unite, ha detto oggi che sta mobilitando i suoi esperti per accertare se vi sia un collegamento diretto tra il nuovo virus influenzale e i suini.

Sebbene sia stato diffuso un avviso che il virus non si prende mangiando prodotti suini, diversi paesi hanno vietato l'importazione di carne di maiale dagli Stati Uniti, dove sono stati riscontrati 50 casi.

"Al momento, la trasmissione sembra avvenire esclusivamente da uomo a uomo", ha detto l'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura dell'Onu.

"Non c'è stata finora alcuna evidenza che la nuova forma di virus A influenzale sia stata trasmessa a esseri umani direttamente dai suini", ha detto l'agenzia.

Joseph Domenech, capo del servizio veterinario della Fao ha detto che "non c'è alcuna evidenza di una minaccia per la catena alimentare; allo stadio attuale si tratta di un contagio umano e non animale, ma dobbiamo stare in allerta ed essere preparati".

La Commissione europea ha fatto sapere di non avere intenzione di limitare il commercio di carne suina, in quanto l'influenza non ha nulla a che fare con la catena alimentare.

L'ultima pandemia, una influenza a Hong Kong nel 1968, uccise circa 1 milione di persone.

A Città del Messico sono stati chiusi ristoranti, bar, cinema, stadi, palestre e alcuni uffici governativi per evitare il diffondersi dell'influenza.

Incerti sul futuro, le persone hanno fatto scorte di cibo, acqua potabile, film a noleggio e mascherine chirurgiche, cancellando appuntamenti. Altri preferiscono lavorare da casa e le scuole del Paese resteranno chiuse fino al 6 maggio.

Di fronte a probabili danni al turismo e al commercio -- motori chiave di un'economia che è già vicina alla recessione a causa della crisi economica globale -- il Messico ha deciso che non ordinerà una serrata delle imprese.

"L'attività economica deve continuare", ha detto il ministro del Lavoro Javier Lozano in conferenza stampa ieri sera.

In tutto il mondo, l'influenza stagionale uccide tra 250.000 e 500.000 persone in media all'anno. Il nuovo ceppo è preoccupante perché si diffonde rapidamente da uomo a uomo e non c'è un vaccino specifico.

I media messicani hanno ipotizzato che il focolaio sia stato in un allevamento di maiali nello stato tropicale sudorientale di Veracruz. Ma il ministro della Salute Jose Angel Cordova ha detto che il primo caso segnalato alle autorità era nello stato meridionale di Oaxaca, sebbene sia troppo presto per identificare la causa o l'origine geografica del virus.

lunedì 27 aprile 2009

febbre suina:arriverà anche qui,ma ecco cos'è..

Anche se, afferma il virologo Pietro Crovari, ''E' scontato che arrivi in Italia''. Cosi' il professore ordinario di Igiene generale e applicata dell'Universita' di Genova, a margine del convegno ''Vaccini: miti e leggende'', organizzato da Farmindustria. "Non sara' una tragedia", afferma il virologo, "perchè si tratta di un'influenza normale e non come l'aviaria. Il professore ha poi spiegato che ''saremo fortunati se riusciremo ad avere il contagio piu' tardi possibile''.

Ma cos'è l'influenza suina? Spiega il Ministero della Salute (dove trovate anche tutti i sintomi) che:

"L'influenza suina è una malattia respiratoria acuta dei maiali causata virus influenzali del tipo A, che causano abitualmente epidemie di influenza tra i suini. I Virus dell'influenza suina causano alti livelli di malattia e bassa mortalità nei maiali. I virus dell'influenza suina possono circolare tra i maiali in tutti i mesi dell'anno, ma la maggior parte delle epidemie si manifestano nel tardo autunno ed in inverno, così come accade per le epidemie nella popolazione umana. Il virus dell'influenza suina classica (virus influenzale A/H1N1 è stato isolato per la prima volta begli anni 30 del secolo scorso".

Il merito della rapida identificazione del virus dell'influenza suina, spiega Mysterium, è della banca dati voluta dalla virologa italiana Ilaria Capua direttrice del Laboratorio di riferimento di Fao e Oie sull'aviaria, presso l'Istituto Zooprofilattico delle Venezie.

leggi anche.
http://pensaallasalute.blogspot.com/2009/04/febbre-suinadobbiamo-preoccuparci.html
http://pensaallasalute.blogspot.com/2009/04/febbre-suina.html

http://pensaallasalute.blogspot.com/2009/04/venezia-un-sospetto-di-febbre-suinama.html

febbre suina identificato il virus grazie all'italiana Ilaria Capua

http://mysterium.blogosfere.it/2009/04/influenza-suina-individuato-il-virus-grazie-a-banca-dati-italiana.html

Si deve alla banca dati voluta dalla virologa italiana Ilaria Capua direttrice del Laboratorio di riferimento di Fao e Oie sull'aviaria, presso l'Istituto Zooprofilattico delle Venezie, se la sequenza genetica del virus dell'influenza suina e' stata decifrata in poche ore.

E' merito della banca dati anche se in un tempo altrettanto breve e' stato completato l'identikit del virus, dai suoi 'progenitori' di altre specie fino ai farmaci antivirali ai quali e' sensibile o resistente.

"Abbiamo visto lontano, quando abbiamo sollevato il problema della trasparenza dei dati. Senza la banca non sarebbe stato possibile avere tutti questi dati sul virus", ha detto all'ANSA Capua, che nel 2006 ha lanciato sulle maggiori riviste scientifiche internazionali l'appello a mettere in comune i dati in un'unica banca. Ci sono voluti due anni per allestirla e sostituire cosi' la banca ad accesso riservato utilizzata dall'Organizzazione MOndiale della Sanita' (Oms).

La banca Gisaid (Global initiative for sharing avian influenza data) e' attiva dall'agosto scorso e contiene migliaia di sequenze genetiche di virus dell'influenza animali e umani: un archivio unico al mondo, gestito dall'Istituto svizzero di bioinformatica (Sib), una fondazione accademica nata nel 1998.

Una volta sequenziato il virus dell'influenza dei suini, spiega Capua, i Centri statunitensi per il controllo delle malattie (Cdc) hanno immesso la sequenza in Gisaid: "grazie a tutte le altre informazioni gia' contenute nella banca - conclude - abbiamo confrontato la nuova sequenza con le altre e abbiamo capito da dove arrivavano i geni e individuato la resistenza gli antivirali".

(fonte ANSA - http://www.ansa.it )

a venezia un sospetto di febbre suina...ma la donna sta bene.

Influenza suina, caso sospetto a Venezia, oggi i risultati

Le condizioni della donna "sono giudicate buone e non è in pericolo di vita", si legge in una nota.

Interpellato al telefono, un portavoce del ministero della Sanità ha detto che al momento non risultano in Italia casi confermati di influenza suina e che sono in corso accertamenti sul caso segnalato a Venezia.

I risultati dei test di laboratorio riguardo alla donna saranno noti nel pomeriggio, ha detto l'Ulss 12.

"L'allarme è scattato nella tarda serata di domenica, quando la signora, con febbre molto alta, ha chiamato il 118. Quando la giovane donna ha detto di essere appena rientrata da San Diego, in California -- zona nella quale si sono verificati alcuni casi di influenza suina -- è scattato il protocollo di misure precauzionali", prosegue la nota.

"E' stata trasportata all'ospedale di Venezia e ricoverata in isolamento. Un campione di sangue è stato inviato all'Università di Padova per essere sottoposto a un test molto veloce capace di riconoscere in breve tempo l'eventuale ceppo del virus dell'influenza suina A-H1N1".

"Si tratta di un caso solo sospetto, dove sono in corso accertamenti, dunque nulla di drammatico. E' una persona che sta bene, ha solo un po' di febbre", ha detto Enzo Raise, primario di malattie infettive all'ospedale SS Giovanni e Paolo di Venezia a Sky.

"I sintomi sono simili a quelli dell'influenza tradizionale", ha detto l'Ulss 12 citando Raise. "Mal di gola, febbre elevata e dolori articolari, patologie ben controllabili con i farmaci di cui disponiamo".

febbre suina

Febbre suina, convocata riunione urgente ministri salute Ue
da 1 ora 19 minuti

La Commissione europea ha convocato d'urgenza i ministri della Salute Ue in merito alla minaccia di una pandemia di febbre suina che mette in allarme il mondo dopo che il virus ha ucciso 103 persone in Messico e si è diffuso negli Stati Uniti. Continua a leggere questa notizia

"Il Commissario in carica della salute pubblica ha già chiesto una riunione urgente dei ministri della Salute", ha detto il presidente dell'esecutivo Jose Manuel Barroso ai giornalisti ad Atene.

"E' troppo presto per speculare sulla situazione. Stiamo seguendo la situazione molto attentamente, insieme agli altri stati membri", ha aggiunto Barroso.

domenica 26 aprile 2009

febbre suina:dobbiamo preoccuparci?

Febbre suina: crescono i timori, allarme nel mondo
da 10 minuti

Versione stampabile I governi di tutto il mondo si stanno affrettando a verificare la diffusione di un nuovo tipo di febbre suina che ha finora provocato la morte di decine di persone, forse 81, in Messico e ne ha contagiate decine di altre negli Stati Uniti. Continua a leggere questa notizia
I messicani si sono chiusi in casa, mentre gli ospedali statunitensi stanno monitorando i pazienti che mostrano sintomi influenzali e altri paesi hanno imposto controlli sanitari agli aeroporti, mentre l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha avvertito che il virus ha il potenziale per divenire pandemico.

Resa noto venerdì scorso, l'epidemia si è trasformata in un incubo per il Messico, che già deve fare i conti con una violenta guerra tra i cartelli della droga e con la recessione, ed è divenuta rapidamente uno dei più grandi allarmi sanitari globali negli ultimi anni.

Il settore del turismo e quello del commercio messicani potrebbero essere colpiti dalla crisi, e una nuova pandemia rappresenterebbe un colpo grave all'economia mondiale, che sta già vivendo la peggiore recessione da decenni a causa della crisi dei mercati finanziari.

L'Oms ha dichiarato l'influenza "un evento di salute pubblica di preoccupazione internazionale". La direttrice generale dell'Organizzazione, Margaret Chan ha chiesto di aumentare la sorveglianza mondiale per ogni insolita epidemia di morbi simili all'influenza.

"(Stiamo) monitorando minuto per minuto l'evoluzione di questo problema nell'intero paese", ha detto il presidente messicano Felipe Calderon, mentre le autorità sanitarie stanno censendo i casi sospetti in sei stati, dal sud tropicale al confine con gli Usa.

La nuova variante influenzale, un mix di virus suini, aviari e umani, rappresenta il più grave rischio di una pandemia su larga scala da quando l'influenza aviaria è comparsa nel 1997, provocando la morte di diverse centinaia di persone. Nel 1968, la pandemia legata alla influenza "Hong Kong" fece un milione di morti in tutto il mondo.

L'Argentina ha dichiarato lo stato di allerta sanitaria, chiedendo a chiunque arrivi in aereo dal Messico di segnalare se soffre di sintomi influenzali. Hong Kong e Giappone hanno rafforzato i controlli sui viaggiatori malati.

I nuovi ceppi virali possono diffondersi rapidamente perché nessuno è naturalmente immune e occorrono mesi per sviluppare un vaccino.

Un membro di equipaggio di British Airways è stato ospedalizzato a Londra dopo aver sviluppato sintomi influenzali su un volo proveniente dal Messico.

In Nuova Zelanda un gruppo di studenti e i loro insegnanti, appena tornati dal paese centramericano, sono stati posti in quarantena perché alcuni mostravano sintomi simili a quelli dell'influenza. Al momento si attendono i risultati dei test.

Il ministro messicano della Salute José Angel Cordova ha detto che l'influenza suina ha ucciso almeno 20 e forse fino a 81 persone in Messico, mentre oltre 1.300 sono sottoposte a test per presunto contagio. La maggior parte dei deceduti erano persone tra i 25 e i 45 anni: un fatto che preoccupa, perché un segno caratteristico delle pandemie del passato è stato l'alto tasso di decessi tra i giovani adulti in buone condizioni di salute.

Il governo ha stanziato 450mila dollari per combattere l'influenza, e il presidente Calderon ha dato al governo poteri speciali per effettuare test sulle persone ammalate e nel caso sottoporle a isolamento.

TURISTI CON LE MASCHERINE

A Città del Messico, con i suoi 20 milioni di abitanti, i musei sono stati chiusi e numerosi eventi pubblici, dai concerti a una gara di corsa, annullati. Le partite di pallone si giocheranno oggi a porte chiuse. Gli abitanti hanno fatto incetta di bottiglie d'acqua e cibo in scatola, ai fedeli è stato raccomandato di restare in casa e di seguire la messa domenica alla tv mentre ai turisti perplessi vengono fatte indossare mascherine chirurgiche

"E' un po' allarmante perché come turista non sai se ti consentiranno di andare a casa. Ed è preoccupante perché non c'è molta informazione", dice la 29enne Sandy Itriago a una fermata del bus insieme ai suoi genitori.

Ieri sera i quartieri più alla moda della capitale erano calmi, dopo che le autorità hanno chiuso il 70% dei locali notturni, oltre che gli stadi e i teatri. In almeno un bar aperto c'erano medici che effettuano controlli all'ingresso sui clienti, guardando la gola e misurando la temperatura.

Tutte le scuole della città, dello stato di Mexico e di San Luis Potosi sono chiuse fino al 6 maggio, e diverse aziende stanno pensando di far lavorare i dipendenti da casa.

Mentre tutti i decessi legati all'influenza sono avvenuti in Messico, il virus si sta diffondendo negli Stati Uniti. Undici casi sono stati confermati in California, Kansas e Texas, e otto alunni di New York City hanno contratto una influenza di tipo A che per le autorità sanitarie è probabilmente la cosiddetta "swine flu".

In Messico, a parte la capitale, il virus ha colpito nella zona centrale dello stato di Mexico e di San Luis Potosi, negli stati meridionali di Veracruz e Oaxaca, zone di forte turismo, e nello stato della Baja California, nel nord del paese.

Ieri il ministero della Salute italiano ha invitato a evitare "inutili allarmismi", facendo sapere che "sta monitorando ora per ora in costante contatto con gli organismi europei e internazionali l'evolversi della situazione" e che è ancora in fase di valutazione l'opportunità di assumere iniziative relative a controlli alle frontiere.

I viaggiatori diretti e provenienti dai Paesi in cui si sono verificati casi di influenza suina possono rivolgersi agli uffici di sanità marittima ed aerea del ministero, ha detto il ministero.

"L'Italia dispone di un preciso piano concordato con gli altri Stati dell'Unione Europea di preparazione e risposta ad un'eventuale pandemia influenzale e di ampie scorte di farmaci antivirali da utilizzarsi in caso di necessità", si legge nella nota.
http://it.notizie.yahoo.com/4/20090426/tts-oittp-febbre-suina-mondo-allarme-ca02f96.html

sabato 25 aprile 2009

come fare un trucco perfetto passo per passo

cosa fare quando il bambino ha la febbre

Il bimbo ha la febbre? La Società italiana di pediatria spiega cosa fare
di Roberto Minelli

03 Aprile 2009 - Sono state recentemente pubblicate dalla Società Italiana di pediatria (S.I.P.) le linee guida sulla gestione del segno/sintomo febbre. L’aumento della temperatura è un evento scientificamente rilevante per la S.I.P. perché si verifica frequentemente e le linee guida rappresentano un percorso condiviso da tutti i medici basato sulle migliori conoscenze disponibili.

In medicina si definisce sintomo il disturbo presentato dal paziente (esempio mal di pancia, vomito, febbre) mentre il segno è un elemento della malattia rilevabile dal medico (hanno nomi diversi). La febbre rientra in entrambi i gruppi perché il paziente “se la sente addosso” e può essere misurata con il termometro sia dal paziente stesso che dal medico.

Le prime 7 raccomandazioni riguardano dove e come misurare la temperatura: all'ascella e con termometro elettronico. I termometri a mercurio non sono più in produzione e vendita e saranno smaltiti entro pochi anni. A domicilio il termometro timpanico a infrarossi dovrebbe essere evitato per il maggior pericolo di errori nella misurazione e nella lettura del display, talvolta piccolo e scarsamente comprensibile. Il livello della temperatura considerato da solo non è indice di gravità della malattia ma un bambino di meno di un mese di vita che abbia febbre viene ricoverato sempre perché potenzialmente a rischio per una malattia grave.

Per favorire la diminuzione della temperatura non sono indicate la manovre fisiche (spugnature, doccia, borsa del ghiaccio), che sono utili solo nell’ipertermia (temperatura rettale superiore a 41.5°C), né cortisonici o acido acetilsalicilico. Paracetamolo e ibuprofene (diversi nomi commerciali) sono gli unici farmaci contro la febbre utilizzabili nel bambino e solo quando ci sia, oltre alla febbre, uno stato di malessere generale; non è raccomandato un loro uso associato o alternato. Il paracetamolo può essere utilizzato fin dalla nascita.

La somministrazione del paracetamolo deve avvenire, preferibilmente, per via orale perché la dose è più precisa e l’assorbimento è più costante; è consigliata la via rettale (supposte) solo nel caso di vomito. La dose standard da somministrare deve essere calcolata in base del peso del bambino e non all’età e per dosare il farmaco si devono utilizzare gli appositi misurini oppure una siringa-dosatore ma non cucchiai o cucchiaini di uso domestico, di capacità diverse. Dosaggi elevati somministrati per via rettale aumentano il rischio di tossicità e se c’è il sospetto di un’intossicazione è bene rivolgersi immediatamente ad un Pronto soccorso.

Nella varicella, tanto frequente in questo periodo, non è consigliabile l’impiego dell’ibuprofene. E per finire, gli antipiretici non sono indicati per la prevenzione della febbre o delle reazioni locali nei bambini sottoposti alle vaccinazioni oppure per le convulsioni febbrili. In altre parole, la febbre o le reazioni da vaccino, così come le convulsioni, vengono lo stesso anche se si somministrano gli antipiretici. Ci sono anche altre raccomandazioni ma sono rivolte principalmente ai medici. Per chi volesse approfondire, la stesura completa delle linee guida sulla febbre è consultabile liberamente sul sito della S.I.P.

capelli di primavera fai da te


S-pettinature di primavera
Hairstyles scompigliati e scalati, per un look sbarazzino!

Vai alla photogallery

Stanche delle frangette rigide e regolari? Dei tagli scultorei? Delle pettinature che stanno in piega solo dentro il salone del parrucchiere ma appena uscite si afflosciano o si increspano? Se non ne potete più di passare la piastra ogni volta che li lavate, mettere quintali di fissante, assumere con il collo posizioni statiche perché sennò vi si rovina l'hairstyle, la soluzione c'è, ed è perentoria: cambiate look!

Una pettinatura facile da portare, di quelle che anche dopo un tour in moto non si sciupa, ha un solo grido di battaglia: scalate, scalate, scalate! Eh sì care ragazze, quando le ciocche dei capelli hanno lunghezze diverse, assumono tutto un altro aspetto: il look diventa più vivace, brioso, sbarazzino, e soprattutto, sempre in posa! I tagli 'sfilacciati' si addicono soprattutto a chiome non molto lunghe, che arrivano circa al mento: in questo modo i capelli pesano meno e rimarranno più gonfi. Potete scegliere di scalarli sull'intera lunghezza, solo lateralmente, a ciocche, ma ricordate che più corti saranno più il volume aumenterà.

Non è difficile ravvivare le chiome da sole: scegliete la ciocca che volete scalare, e, tenendola tra le dita, procedete con la forbice a tagliuzzare, aprendo a chiudendo le lame molto velocemente, con un movimento discendente. Proseguite con questo metodo, ciocca per ciocca, sempre dall'alto verso il basso: l'importante è non fare tagli netti, ma 'stagliuzzare' velocemente.

In alternativa, nei negozi specializzati troverete uno strumento fatto apposta per sfilare: si ratta di un piccolo pettine di plastica, al cui interno si trova una lametta (di quelle classiche, da rasoio). Con questo strumento basta 'pettinare' la ciocca che si desidera sistemare, per avere un effetto scalato. La controindicazione però è che spesso questo pettinino tende a strappare i capelli ed elettrizzarli: quindi se già li avete deboli e trattati, evitatelo. L'effetto con le forbici è di gran lunga più stiloso.

Ovviamente se volete un hairstyle che stravolga completamente il vostro look, affidatevi sempre alle mani esperte di un parrucchiere, ma per dare qualche tocco di vivacità qui e là, a volte basta mettersi davanti allo specchio e sperimentare!

http://donne.it.msn.com/bellezza/notizie/articolo.aspx?cp-documentid=16247361

rimedi per le occhiaie

Le occhiaie sono un inestetismo comune a tutte le età. Per voi, alcuni consigli pratici, divisi per budget

A meno che non amiate quel fascino un po' lugubre alla Morticia Addams, generalmente quando vi guardate allo specchio e vi accorgete che il vostro contorno occhi tende più al viola che al color carne, si rizzano i capelli! Non solo perché sono l'ovvio risultato di sonno irregolare e vita stressata, ma anche perché danno spesso un'idea di salute cagionevole, di malessere diffuso. E allora via libera a tutti i rimedi conosciuti per togliere questo inestetismo, comune a tutte le età, per rimpiazzarlo con un viso rilassato, uno sguardo luminoso, un'espressione vitale. Ecco le soluzioni suddivise per 3 diversi budget: perché liberarsi dalle occhiaie, è un problema davvero di tutte!

Il rimedio più low-cost in assoluto, è la classica fetta di cetriolo o di patata, meglio se molto fredda, tenuta in posa circa 10 minuti. In alternativa, provate a mettere in frigorifero le bustine di thè che avete consumato il giorno prima, e applicatele sugli occhi. Questi rimedi della nonna, corroborati da tanta acqua fresca, sono in grado di rendere la pelle del contorno occhi distesa e luminosa a costo zero.

Ma passiamo alla soluzione di medio-prezzo, ovvero i prodotti cosmetici della linea My eye, di Incarose. I prodotti sono specificatamente elaborati per attenuare gli inestetismi come occhiaie e borse, a cominciare dallo stick, che sfrutta principi attivi di ultima generazione come l'Haloxyl e l'Eyeliss, utili a normalizzare il colorito naturale della pelle e donare un sollievo immediato. Nella stessa fascia di prezzo troviamo Garnier Caffeine Roll-on: innovativo prodotto che si stende grazie alla biglia di metallo contenuta nello stick, che con movimenti circolari favorisce il drenaggio e 'rolla via' le occhiaie. Le proprietà microstimolanti della caffeina, e l'idratazione della vitamina B5, donano a questo prodotto tutta l'efficacia che vi servirà dopo aver fatto le ore piccole!

Infine, la soluzione per chi ha qualche spicciolo in più da spendere. Lancome propone Hydra Zen Naurocalm: un gel contorno occhi lenitivo, per ridurre le borse ed i segni di affaticamento. Le borse diminuiscono e il contorno occhi è intensamente idratato, lenito e ritrova confort. In alternativa, in casa Darphin nasce il contorno occhi-siero, formula anti-età, che penetra rapidamente e combatte gli inestetismi del contorno occhi in maniera profonda e decisiva. Ideale è combinarlo con il correttore in stick Correcteur Apaisant: da una parte copre e nasconde istantaneamente le imperfezioni, dall'altra calma e lenisce la pelle, neutralizzando la comparsa delle ombre bluastre.
http://donne.it.msn.com/bellezza/notizie/articolo.aspx?cp-documentid=16333179

giovedì 23 aprile 2009

paura di volare:terapia breve

Paura di volare
Trattasi di una monofobia. La persona ha una normale vita di relazione, salvo se è costretto a prendere l'aereo.
Considerato che molte persone non hanno questa esigenza, probabilmente la diffusione reale di questo problema è maggiore di quanto appare dalle statistiche. Si tratta di una paura che può avere diverse motivazioni:
-Morire per la caduta dell' aereo
-Paura di attentati
-Paura dell' altezza (acrofobia)
-Paura di essere chiusi in uno spazio dal quale non si può uscire (claustrofobia)
Naturalmente la consapevolezza che si tratta di una forma di trasporto tra le più sicure non serve a contenere il problema che riguarda la sfera emozionale sulla quale poco può fare il ragionamento, se non peggiorare la situazione.
A proposito della paura degli attentati si racconta di un signore che temendo che l'aereo che deve prendere per motivi di lavoro la settimana successiva possa subire un attentato ed esplodere in volo, chiama la compagnia aerea e si informa circa le probabilità che a bordo del volo in questione possa esserci una bomba.
Dopo una prima incredulità, l'addetto della compagnia si informa presso gli esperti e comunica che questa probabilità è pari a una su 1 milione.
Il nostro amico ringrazia e pone una seconda domanda: "quante probabilità che ci siano due bombe a bordo?".
La risposta degli esperti non tarda venire: una su 10 milioni.
Soddisfatto, a questo punto prenota il volo.
Lo arrestano all'aeroporto, il giorno della partenza, perché ha con sé una bomba. Inutili risultano le sue spiegazioni razionalmente ineccepibili che il suo era un modo matematicamente studiato per ridurre in maniera consistente la possibilità che l'aereo esplodesse.
http://www.terapiastrategica-roma.it/paura_di_volare.htm

5 consigli per avere la pancia piatta

IL RESPIRO
«Sempre espirare durante la fase della contrazione e inspirare in quella del rilassamento: non tutti lo ricordano, ma è il primo passo, importantissimo, per agire sui muscoli».

PER COMINCIARE
«Privilegiate esercizi a gambe flesse. Soltanto dopo un mese di training (e dopo avere rimesso in buona forma gli addominali), riuscirete a eseguire quelli più duri, a gambe parallele al terreno».

PIEDI
«Non vincolateli, per esempio sotto una panca. Così, infatti, si rischia di lavorare di più con i muscoli dell'anca e con gli erettori spinali, meno con gli addominali».

LE MANI
«Attenti a quegli esercizi che le prevedono sulla nuca. Non si deve iperflettere la colonna cervicale».

I TEMPI
«Allenatevi con grande calma e lentezza, cercando di fare sempre partire i gesti dalla mente, Sempre meglio eseguire una decina di esercizi di meno, ma con maggiore concentrazione».


http://www.style.it/cont/dieta-fitness/abc-fitness/schede-fitness/0701/2401/addominali-allenali-in-5-mosse.asp

aids prezzi ridotti per 41 farmaci

Aids: Msf, Ridotto Prezzo Farmaci Per 41 Trattamenti
da 21 minuti


(ASCA) - Roma, 23 apr - L'Unitaid e la Fondazione Clinton (Clinton Foundation's Hiv/Aids Iniziative - CHAI) hanno appena annunciato la riduzione dei prezzi, ottenuta con le societa' farmaceutiche, per 41 trattamenti antiretrovirali sia per adulti che pediatrici. Lo ha reso noto l'organizzazione medica internazionale Medici Senza Frontiere (Msf) che ''ritiene che questa sia una buona notizia, ma e' da analizzare con attenzione''. Tra i vari prezzi diminuiti, uno dei piu' evidenti e' quello del farmaco Tenofovir (TDF). Nel 2006, le direttive dell'Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) hanno proposto che gli stati iniziassero ad abbandonare le vecchie terapie basate sulla stavudina, causa di gravi effetti collaterali, a favore di altre meno tossiche basate sull'assunzione di una sola pillola al giorno che contenga il TDF. Fino ad oggi, pero', il prezzo elevato del Tenofovir ha impedito l'utilizzo del farmaco su numerosi pazienti che quindi non hanno avuto accesso ad una migliore terapia. ''Questi nuovi costi aiutano a ridurre uno dei maggiori ostacoli a utilizzare il trattamento migliore su tutti i pazienti'', afferma Janice Lee, coordinatrice farmaceutica della campagna Accesso ai farmaci di MSF. ''Sfidiamo i donatori e i governi - aggiunge - a lanciare questo nuovo trattamento e esortiamo l'OMS a velocizzare il processo di pre-qualificazione del trattamento a base di tre pillole in una e che contiene il Tenofovir''. E' inoltre significativo il fatto che il prezzo del lopinavir/ritonavir (LPV/r), per il trattamento annuale di un paziente, sia stato portato al di sotto dei 500 dollari. Il LPV/r e' uno degli inibitori di proteasi raccomandato dall'OMS per il trattamento di seconda-linea. Cio' significa che i produttori generici stanno rendendo il costo di questo farmaco fondamentale piu' accessibile rispetto ai Laboratori Abbott, detentori del brevetto, che negli anni passati hanno limitato molto l'accesso all'LPV/r nei paesi in via di sviluppo. ''Ancora una volta, questa caduta dei prezzi dimostra che la competizione tra i produttori generici e' l'arma vincente per far diminuire il costo di farmaci salva-vita'', afferma Micelle Childs, responsabile della Policy e Advocacy di MSF.

mercoledì 22 aprile 2009

come mettere le ciglia finte

Cambia lo sguardo con le ciglia finte
D'abitudine trucchi gli occhi con mascara, eyeliner e ombretto: mai provato a usare le ciglia finte?

In Virgilio:
- Nei blog si parla di bellezza
A seconda del look scegli che sguardo vuoi avere: ammaliatore, spiritoso, profondo oppure sexy. Alcuni modelli rendono i tuoi occhi di grande intensità a seconda della situazione saranno divertenti, seduttivi e glamour... I ciuffetti di ciglia invece possono essere aggiunti soltanto agli angoli, per generare un fascino sottile.

5 passi per mettere le ciglia finte

1. Scegli un colore che sia adatto all'occasione. Per la sera meglio optare per il nero o il marrone scuro, adatto a chi ha gli occhi chiari, aggiunge effetto allo sguardo senza richiedere troppo mascara. Di giorno meglio il marrone, una tonalità più chiara per le bionde o per chi ha la carnagione pallida, donano uno sguardo naturale.

2. Controlla la loro lunghezza: le ciglia dovrebbero seguire la linea naturale delle tue. In caso misura di quanto sono abbondanti e riducile con un paio di forbici.

3. Procurati la colla adatta e una pinzetta per maneggiare meglio le ciglia finte. Rimuovi bene con un detergente per occhi i residui di ombretto, matita e mascara.

4. Reggi con una mano il primo ciglio posticcio. Versa una goccia di colla su un cartoncino, intingi il bastoncino di legno e usalo come una penna, applica sulla base un sottile strato di colla.

5. Allo specchio, con mano farma, appoggialo sopra alle tue ciglia, facendo aderire la base. Tieni premuto per un minuto. Ripeti per l'altro occhio e trucca con una linea di matita dello stesso colore.

beauty in blog: i consigli di cenerentolina26
Sguardo da star con le ciglia finte
Vuoi trasformare il tuo sguardo e ottenere ciglia da cerbiatta? Non hai bisogno di spendere una fortuna in mascara allungante e volumizzante. Ti servono delle ciglia finte.



prendi spunto dal video http://donne.virgilio.it/extra/bellezza.html,cnt=5372.html

martedì 21 aprile 2009

paura di perdere il controllo che fare?

Paura di perdere il controllo
Questa paura che spesso conduce a attacchi di panico, è caratterizzata dal timore di perdere il controllo delle proprie reazioni.
Si tratta di paure immotivate che possono affacciarsi alla mente di ognuno di noi. Ciò che le rende vere e proprie patologie è il tentativo di risoluzione adottato.
I colleghi cognitivisti insegnano a differenziare tra ciò che possibile e ciò che probabile, trascurando ciò che appartiene alla prima categoria per prestare attenzione alle evenienze probabili. Chi soffre di questa patologia confonde questi due livelli.
Ecco allora che può temere di perdere il controllo e ad esempio:
-arrossire
-emettere peti in pubblico
-farsela addosso
-essere colto da un raptus di follia ed uccidere un figlio o un parente
-baciare una persona, specie se dello stesso sesso
-buttarsi dalla finestra
Ritenendo queste evenienze probabili il paziente è attua una forma esasperata di controllo sulle proprie azioni che rendono estremamente tese le situazioni di pericolo.
Questa tensione paradossalmente diventa la conferma della realtà del rischio.
L' Effetto di tutto ciò è che il soggetto tende a somatizzare ciò che teme, per cui la persona che teme di arrossire arrossirà, chi teme di farsela addosso cercherà di evaquare preventivamente anche ina assenza di stimoli, producendosi una irritazione intestinale con consegenti false sensazioni di bisogno di evaquare, ecc.
Ecoo cosi innescato un circolo vizioso che induce ad un aumento dell'attenzione al problema.

http://www.terapiastrategica-roma.it/paura_di_perdere_il_controllo.htm

vertigini:cosa sono e come si curano

Combattere le vertigini ed eliminare
i problemi che provocano

Nell’evoluzione delle specie viventi nessuna conquista è paragonabile alla capacità dell’uomo di "stare in piedi", cioè di vivere ben eretto con la testa in alto e i piedi per terra in una sorta di vittoria continua sulla forza di gravità.

Dunque l’essere umano, rispetto, per esempio, agli animali, si "eleva", si "innalza", "sta eretto", grazie soprattutto al grande sviluppo avvenuto nel corso dei millenni del sistema nervoso e del cervello.

Si pensi allora in quale angoscia viva l’individuo che soffre di vertigini, sintomo, come vedremo, talvolta di altre malattie, connotate dalla sensazione di un mondo che improvvisamente "gira" intorno oppure dall’avvertire un equilibrio instancabile con una "strana forza" che sembra attirare il corpo verso il basso. "Manca la terra sotto i piedi", "è come perdere la capacità di sostenersi da soli", "sembra di non avere appoggi", "gira la testa" sono alcune delle descrizioni che vengono fatte dalle persone che accusano vertigini unite però dalla comune paura di cadere e di non essere più in grado di stare in piedi autonomamente.

In questo articolo spiegheremo che cosa è l’equilibrio, quali sono le cause delle vertigini, come si possono curare con la medicina "ufficiale" e quali rimedi della cosiddetta medicina "alternativa" possono rivelarsi efficaci e infine come, in molti casi, si possano superare le crisi acute vertiginose recuperando perfettamente la stabilità del corpo che sembrava perduta.


L’equilibrio del corpo

Terminazioni nervose muscolari e articolari, la vista, particolari nuclei nervosi della parte profonda del cervello, il cervelletto, sono tutti compartecipi del mantenimento dell’equilibrio del corpo. Il vero organo dell’equilibrio, però, è situato nell’orecchio interno (cioè nella profondità del cranio) ed è chiamato "labirinto membranoso". In questa struttura vi sono dei corpuscoli denominati "sacculo, utricolo e i canali semicircolari". I primi due sono sollecitati dai movimenti della testa nello spazio in avanti - indietro (accelerazioni lineari) e dalla forza di gravità, mentre i canali sono molto sensibili ai movimenti nelle altre direzioni (accelerazione angolare). Tutto ciò avviene perché dentro questa struttura un liquido di tipo linfatico ("endolinfa"), muovendosi appunto a seconda delle posizioni della testa, stimola particolari cellule nervose a loro volta collegate ai gruppi muscolari del collo, della schiena e delle gambe.

Ecco dunque perché se si volta la testa da una parte tutto il corpo la segue adeguandosi quasi istantaneamente alla situazione per mantenere da un lato un equilibrio "posturale" e dall’altro per facilitare i movimenti verso quella direzione. Le cellule labirintiche sono collegate poi anche a strutture nervose dette viscerali, cioè responsabili di alcune funzioni di organi come lo stomaco, l’intestino, i vasi sanguigni, collegamenti studiati e individuati proprio grazie all’osservazione di persone sofferenti di vertigini e di mal di mare. In quest’ultimo caso infatti i movimenti delle barche, sollecitando le cellule labirintiche, provocano in persone predisposte instabilità posturale e, appunto, nausea, sudorazione, vomito, diminuzione della pressione sanguigna, pallore.mmmmmm


Che cosa sono le vertigini

Si definisce vertigine una falsa sensazione di rotazione del proprio corpo (o della testa) oppure degli oggetti dell’ambiente circostante. E’ una sensazione illusoria spiacevole che provoca nausea, vomito, tachicardia e, a volte, diarrea. La causa è un disturbo del "senso di orientamento" per un’alterata funzione dell’apparato dell’equilibrio. In alcuni casi le vertigini fanno camminare le persone colpite, che procedono come gli ubriachi (cammino "atassico"), avvertono la sensazione di avere la testa confusa, deficit della vista momentanei, "formicolii agli arti" (parestesie), mal di testa. Talvolta poi insorgono stati emotivi di ansia - depressione purtroppo aggravanti a loro volta i sintomi vertiginosi oppure, in casi estremi, inducenti atteggiamenti di isolamento nella propria abitazione, o addirittura nel proprio letto, per la grande paura dello scatenarsi di nuove crisi.

Le cause

Occorre sottolineare che le vertigini sono un sintomo e non una malattia e quindi si riferiscono a una disfunzione dell’apparato dell’equilibrio (o di sistemi cerebrali a questo connessi) causata da vari fattori. Vediamone alcuni.

Colpo di frusta. Per colpo di frusta si intende una traumatica escursione della testa come avviene, per esempio, in un tamponamento automobilistico. In questo caso il corpo viene proiettato violentemente in avanti mentre la testa viene spinta bruscamente indietro e successivamente, durante la fase di decelerazione e arresto dell’auto, in avanti. Le lesioni che derivano da questo particolare tipo di incidente (causate anche da "scontri" sportivi, cadute o traumi diretti alla testa) sono di diversa natura e gravità: la muscolatura del collo, le vertebre e, raramente, i dischi tra loro interposti possono infatti subire stiramenti, schiacciamenti, spostamenti. Ebbene i sintomi conseguenti (a volte silenti anche per settimane o per mesi) sono dolori locali, mal di testa, formicolii alle mani o al viso e, appunto, vertigini spesso accompagnate da nausea o vomito. Talvolta queste si presentano subito dopo l’incidente o il trauma perché il violento spostamento della testa provoca l’altrettanto veloce movimento del liquido interno dell’apparato dell’equilibrio (endolinfa); oppure si verificano più tardivamente perché i muscoli del collo si induriscono via via (contratture) tanto da comprimere, senza occludere, particolari vasi sanguigni (arterie vertebrali) che "nutrono" di sangue l’organo dell’equilibrio.

Artrosi cervicale. E’ questo un lento processo degenerativo delle strutture ossee della colonna vertebrale (causato da scarsa attività fisica, traumi, scorrette posizioni lavorative) che si modificano nella forma e nella posizione tra loro dando molte volte dolore locale e limitazioni ai movimenti. In alcune persone sofferenti di artrosi cervicale può accadere che la malattia causi (come descritto nel colpo di frusta) una compressione delle arterie vertebrali ruotando (e anche flettendo) il capo verso destra o verso sinistra. Conseguenza di ciò è la comparsa, spesso improvvisa e tante volte al risveglio mattutino, di vertigine e nausea (sindrome di Neri - Barré - Lieou). Le vertigini in questi casi insorgono anche durante normali attività della vita quotidiana, come per esempio quando si fa retromarcia con l’automobile, e non raramente possono essere l’unico segno della presenza di un’artrosi cervicale (quindi assenza di dolore).

Malattia di Menière. Una non rara causa di vertigini è la malattia di Menière. Questa, per cause non ancora ben definite (forse di natura circolatoria locale o come esito di otiti trascurate), è caratterizzata da un aumento abnorme del liquido ("endolinfa") situato dentro le strutture del "labirinto membranoso" dell’orecchio interno. La malattia in una prima fase si presenta con lieve diminuzione dell’udito e senso di ripienezza auricolare; in una seconda fase la diminuzione dell’udito (ipoacusia) si fa più franca ed è accompagnata da fischi auricolari (acufeni) e crisi vertiginose. Infine, nella terza fase, peggiora ancora la ipoacusia e le vertigini via via diventano più violente, molto frequenti e accompagnate da improvvise cadute a terra della persona sofferente (senza però mai perdita di conoscenza).

Labirintiti. Una delle più note cause di vertigine è sicuramente la labirintite, processo infiammatorio batterico o virale del labirinto membranoso (organo principale dell’equilibrio). E’ questa una malattia che in genere deriva da altre malattie, come per esempio la difterite (per fortuna da tempo sotto controllo grazie alle vaccinazioni infantili) oppure le otiti (infezioni dell’orecchio connotate da febbre e forte dolore) e che si distingue in una forma acuta e in una cronica. La prima ha come sintomi una o più crisi vertiginose accompagnate da segni di infezione come febbre, dolore auricolare e seria diminuzione dell’udito. La seconda è caratterizzata invece da numerose piccole crisi vertiginose con diminuzione dell’udito lentamente progressiva e scarsi segni infiammatori.

Intossicazioni. Non tutti sanno che è possibile soffrire di improvvise vertigini in seguito a intossicazioni. Accade infatti che in persone predisposte dopo un pasto copioso di frutti di mare, crostacei, oppure dopo assunzione di farmaci come il piramidone, l’acido acetilsalicilico e altri, possa insorgere una forte crisi vertiginosa senza diminuzione dell’udito (sindrome di Arslan) in cui si è incapaci di alzarsi o addirittura di muoversi nel letto.

Sindromi menieriformi. Esposizioni al freddo o al caldo intensi, stress, strapazzi fisici, tensioni psicologiche, stati ansiosi, pressione arteriosa bassa sono tutte cause non rare di vertigine. In questi casi gli "attacchi" possono essere lievi, transitori, oppure anche di una certa serietà fino ad assomigliare alla sindrome di Menière (da qui "sindromi manieriformi") senza però le caratteristiche fasi e la grave sordità conseguente. Attualmente non è ancora possibile stabilire con chiarezza quali sono le cause di queste sindromi e le ricerche sono tuttora orientate a dimostrare possibili disturbi del "microcircolo" sanguigno, irrorante la zona del labirinto membranoso, in persone con particolari predisposizioni (forse genetiche) alle vertigini.

La diagnosi del medicoCERCA ANCHE QUI infermieri o altro

Il "medico di famiglia" è la persona cui occorre sempre rivolgersi ai primi sintomi di vertigine perché molte volte le cause sono tempestivamente identificabili e così la conseguente terapia. Spesso il medico può richiedere la consulenza di uno specialista, un otorinolaringoiatra per i problemi inerenti le labirintiti, un fisiatra per quelli legati al colpo di frusta o all’artrosi cervicale, un neurologo per la sindrome di Menière, un medico - psicologo per i problemi di tipo menieriforme conseguenti s stress psicofisici o a sindromi ansiose. Di solito gli esami clinici cui è sottoposta una persona che soffre di vertigini sono:

Radiografia della colonna cervicale. E’ questa un’indagine radiologica eseguita sul tratto cervicale della colonna vertebrale per individuare eventuali processi artrosici o mal posizioni delle vertebre (per esempio conseguenti il colpo di frusta). Molte volte nel "vertiginoso" in cui si sospettano problemi della colonna cervicale vengono effettuate anche "radiografie dinamiche", cioè si "fotografano" con i raggi X le vertebre facendo flettere alla persona il capo in avanti, poi verso il lato destro e quello sinistro quindi in estensione verso l’alto. In questo modo si possono svelare "schiacciamenti" e spostamenti vertebrali che sono possibili cause, come già abbiamo descritto, di vertigini.

Eco - Doppler. Per osservare la pervietà delle arterie vertebrali (responsabili dell’irrorazione sanguigna degli organi dell’equilibrio) viene utilizzato l’Eco Doppler. Questo strumento diagnostico che sfrutta le onde sonore è simile a quello utilizzato per le ecografie in gravidanza, permette di scoprire eventuali compressioni delle arterie oppure "impedimenti" alla circolazione fluida del sangue dati per esempio, in età avanzata, anche da "placche" di arteriosclerosi (che sono anch’esse, quindi, causa di vertigini).

Audiogramma. Per quantificare deficit dell’udito anche minimi (importanti per differenziare varie cause di vertigini) viene usato l’audiogramma. L’apparecchio è un dispositivo elettronico che permette la somministrazione di suoni, aventi specifiche frequenze e particolari intensità, in entrambe le orecchie. La persona sotto esame dice di udire o meno questi suoni. Il risultato di questa indagine è un grafico (il vero e proprio audiogramma) da cui il medico trae importanti valutazioni, come per esempio la differenziazione tra la malattia di Menière e le più benigne sindromi menieriformi, oltre a deficit uditivi, acufeni.

Stimolazione del "labirinto". Per scoprire se le vertigini in una persona dipendono da disfunzioni specifiche dell’organo dell’equilibrio esistono particolari esami che vanno a studiare la reattività diretta del labirinto a diversi stimoli. La prova più semplice di stimolazione labirintica è una rapida rotazione, seguita da un arresto improvviso, eseguita facendo sedere la persona su di uno sgabello rotante. Poiché vi sono numerose connessioni nervose tra il "labirinto" e i muscoli che muovono gli occhi a destra e a sinistra, è impossibile con questa manovra studiare i movimenti oculari "oscillanti" (nistagmo) spesso presenti in molte malattie che danno vertigini. Un’altra prova è quella "calorica" che consiste nel provocare, in chi è malato, vertigine e nistagmo irrorando il canale esterno dell’orecchio con acqua a diverse temperature (dai 30 ai 44 gradi), individuando in questo modo, a seconda delle varie inclinazioni della testa, le specifiche zone malate del labirinto membranoso.

La medicina ufficiale: come cura

Poiché la vertigine, come si è descritto, è un sintomo causato da disfunzioni dell’organo dell’equilibrio oppure di apparati a esso collegati, la terapia dovrà essere necessariamente diversa da caso a caso. Esistono comunque farmaci che agiscono direttamente sul "sintomo" vertigine, da assumere però solo su prescrizione medica perché non privi di effetti collaterali. Fra questi gli antistaminici sono sicuramente i più utilizzati soprattutto nelle lievi vertigini accompagnate da vomito (mal di mare o mal d’auto) oppure nelle sindromi menieriformi. In queste ultime si impiegano anche tranquillanti (diazepam) con l’acido nicotinico (noto come vitamina PP o niacina). Se invece le vertigini derivano da labirintiti occorre assumere antibiotici o antivirali associando antivertiginosi come la scopolamina (disponibile come cerotto cutaneo) o la cinnarizina. Diversamente invece si affronta la malattia di Menière dove la terapia farmacologica è lunga fino ad anche 6-8 settimane con un’efficacia che varia dal 60 all’80 per cento dei casi. Nella prima e nella seconda fase si impiegano diuretici e una dieta priva di sale (per diminuire l’endolinfa in eccesso nel labirinto membranoso) unita ad antistaminici e ad alte dosi di vitamina PP (in passato la carenza di vitamina PP nella dieta provocava la "pellagra"). Nella terza fase, oltre ai farmaci, nel 3-5 per cento dei casi si ricorre all’intervento chirurgico (efficace per il 70 per cento delle volte) dove si vanno ad "allargare" le strutture che contengono l’endolinfa. In tutte e tre le fasi poi vengono insegnati particolari esercizi (di Cawthorne - Cooksey detti "vestibolari") che insegnano a evitare bruschi movimenti e ad avere consapevolezza delle posizioni del corpo con le loro variazioni, imparando così a controllare l’equilibrio nelle varie attività della vita quotidiana. Quando infine le vertigini sono dovute al colpo di frusta o all’artrosi lo specialista a cui rivolgersi è il fisiatra (oppure l’ortopedico nei casi chirurgici). Non trascurando i farmaci è qui necessario però impostare vari interventi terapeutici atti a "decontratturare" i muscoli del collo, ripristinare una corretta mobilità della colonna cervicale, ridurre le "compressioni" cervicali, impedire ulteriori blocchi muscolo - scheletrici. Può essere allora indicata la rieducazione fisioterapica con le metodiche di McKenzie, Menière o Bienfait, oppure la chiropratica per "sbloccare" le piccole articolazioni vertebrali soprattutto in conseguenza al colpo di frusta, la terapia fisica con trazioni, laser - terapia.

Ecco le cure "alternative"

Anche per le medicine cosiddette alternative le vertigini sono un sintomo e non una malattia. Vediamo allora come agopuntura, omeopatia e medicina psicosomatica curano le vertigini cercando di riportare l’equilibrio non solo nello specifico organo ma anche "globalmente" cioè in tutto l’insieme psicologico e corporeo della persona sofferente.

Agopuntura

Con l’agopuntura è sicuramente possibile risolvere uno stato sintomatico vertiginoso acuto utilizzando vari punti situati sulla sommità del capo, dietro le orecchie e "sciogliendo" le contratture dei muscoli del collo che quasi sempre sono contratti in queste situazioni. Per attuare però una duratura cura è necessario che il medico individui le cause dello squilibrio, psicologico e corporeo insieme, che provoca le vertigini. Per farlo è necessario far riferimento al sapere della medicina tradizionale cinese che spiega le vertigini nei seguenti modi:

Vuoto dell’energia renale. Nella fisiologia della medicina cinese l’energia renale è in relazione con le funzioni dell’udito e dell’equilibrio (insieme al sistema osseo, nervoso, all’eliminazione e al riassorbimento dell’acqua, ai capelli). Per cause congenite, fattori psichici come la paura, l’angoscia, lo stato ansioso, per malattie croniche debilitanti, per gli abusi sessuali, per gli sforzi mentali prolungati, per eccessi di alimenti caldi e speziati l’energia renale può consumarsi dando segni di "vuoto" dei reni. I sintomi che si presentano sono: vertigini, acufeni (fischi delle orecchie), diminuzione dell’udito, diminuzione della memoria con mente confusa, sensazione di gola secca, palmi delle mani e palme dei piedi molto calde, debolezza e dolori lombari, sudori notturni. Se il vuoto renale permane e si aggrava, le vertigini diventano più violente (sindrome di Menière) con grande stanchezza, piedi ghiacciati, vomito, diarrea, palpitazioni.

Eccesso di energia del fegato. Un’alimentazione troppo ricca di grassi, dolci, spezie, alcol, gli stati psichici come la collera (trattenuta), il risentimento, la frustrazione, l’irritazione secondaria a problemi familiari - sentimentali, di lavoro, ritmi di vita stressanti per i medici cinesi producono tutti un "surriscaldamento" del fegato. Tutto ciò porta a liberare "calore - fuoco" che, come in natura, sale verso l’alto dando i seguenti sintomi: vertigini, fischi particolarmente acuti alle orecchie, sapore amaro in bocca, sete, mal di testa alle tempie (pulsante), viso rosso, insonnia o sonno disturbato da continui sogni, diminuzione dell’udito, irritabilità, facili scatti di collera, stitichezza.

"Deficit" dell’energia dello stomaco. La vita in ambienti umidi, soprattutto in prossimità di fiumi e laghi, indossare abiti non perfettamente asciutti, le attività lavorative che mettono in continuo contatto con l’acqua, le preoccupazioni e gli eccessivi lavori intellettuali, gli orari disordinati dei pasti quotidiani (in particolare il "salto" o l’insufficiente pranzo) indeboliscono l’energia dello stomaco e della milza (organi, per i cinesi, tra loro associati). I sintomi di questo esaurimento energetico sono: vertigini associate a offuscamenti visivi, sensazioni di testa pesante e confusa, marcata stanchezza, distensione addominale con inappetenza, diarrea cronica, aspetto emaciato e pallido, gambe e caviglie gonfie, nausea, mancanza di desiderio di parlare.. La terapia in queste situazioni energetiche provocanti vertigini (in alcuni casi embricate tra loro) è il riequilibrio dei vari organi interessati con agopuntura, diete personalizzate, erbe cinesi da assumere in capsule o in forma di decotto, correzione dello stile di vita psicologico e delle attività quotidiane.

Omeopatia

Numerosi sono i rimedi omeopatici efficaci per le vertigini. Anche in questo campo medico alternativo però vi è la duplice possibilità di togliere il sintomo vertigine e di curare ciò che l’ha causato. Occorre in quest’ultimo senso un’attenta e particolareggiata indagine da parte del medico omeopata sui molteplici aspetti psicologici e fisici che caratterizzano una persona piuttosto che un’altra. In tal modo il medico svela la cosiddetta "tipologia" di base che individua una persona da un’altra che, per svariati motivi, può disequilibrarsi causando le vertigini. Facciamo un esempio di una "tipologia" che a volte soffre di crisi vertiginose, cioè il tipo Sulfur. E’ questa una persona tipicamente "calda", cioè spesso ha caldo in testa e alle piante dei piedi fino a sentirle talvolta "bruciare". Ama la doccia che lo tonifica e non il bagno che lo indebolisce; ha una mente ricca di idee e in continua attività; spesso ha momenti di depressione e può essere facilmente irritabile; molte volte sembra un tipo sicuro di sé anche se in realtà cerca "punti di appoggio", "punti di riferimento" cui affidare le proprie incertezze e i propri dubbi. Ebbene proprio quest’ultima caratteristica del tipo Sulfur è quella che può causare vertigini, quando cioè vengono a mancare persone o situazioni di "sostegno" cui la persona, quasi di nascosto si riferisce. In questo caso allora il procedimento terapeutico omeopatico sarà quello di somministrare appunto il "rimedio" Sulfur per armonizzare l’intero organismo.

Medicina psicosomatica

Secondo la scuola di medicina psicosomatica Riza quelle persone che amano vivere in una "dimensione esistenziale" in cui il "pensiero razionale" governa ogni cosa corrono il rischio di attuare via via nel tempo uno "stile di vita" tanto rigido da non permettersi mai di uscire dai limiti del "mondo concreto", divenuto così sempre più "unico vero appoggio sicuro". D’altro canto, come in ogni essere umano, in queste persone esistono altri aspetti "irrazionali" della personalità (come le emozioni, gli affetti, gli istinti, la fantasia, i sogni) che, trovando sempre meno spazio per esprimersi, cercano in qualche modo di comunicare al "mondo della testa" la loro esistenza.

Se si pensa, peraltro, a certi modi di descrivere le vertigini, come sbandare, essere disorientati, vacillare, barcollare, essere storditi, sentir girare la testa, si può notare che non solo richiamano tutti situazioni fisiche ma anche di tipo psicologico dove è chiaro il riferirsi a vissuti emotivi che possono allontanare la persona dai rassicuranti confini del pensiero razionale. Studi psicologici della personalità poi descrivono il "vertiginoso" come un individuo che vive come in una sorta di ambivalenza fra il mondo dell’alto (razionalità, etica, morale), e il mondo del basso (oscuro mondo degli istinti, delle incontrollabili emozioni, del "vortice" della passioni, temuto ma insieme desiderato, odiato e amato inconsciamente). Per la medicina psicosomatica allora la vertigine sembrerebbe essere un segnale d’allarme lanciato dalle parti personologiche irrazionali alla mente razionale divenuta troppo rigida e, paradossalmente, anche l’occasione perché l’individuo recuperi quelle parti psichiche di sé forse troppo a lungo trascurate.

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Il prolasso della valvola mitrale cos'è?come si cura?


Il prolasso della valvola mitrale è uno tra i più frequenti vizi valvolari, ne è colpito circa il 5% della popolazione totale e raramente determina alterazioni cardiache importanti.
E’ una condizione che colpisce soprattutto le donne, dove sono stati osservati due picchi di prevalenza rispettivamente intorno ai 30 e i 50 anni.
Invece, negli uomini il picco è collocato intorno ai 20 anni, con una tendenza al decremento con l'età.
È più frequentemente riscontrabile, inoltre, nei soggetti longilinei o longitipo, per la frequente associazione anche con anomalie dello scheletro (ad esempio, con la cosiddetta "schiena dritta", o di "pectus excavatum").
Il prolasso della valvola mitrale è riscontrabile anche in età pediatrica, poiché in alcune forme può essere anche congenito. In altri casi, più rari, il prolasso può essere una conseguenza di altre malattie del

Per garantire che il sangue scorra in una sola direzione, ciascun ventricolo del cuore possiede una valvola di afflusso e una valvola di efflusso. La valvola di afflusso nel ventricolo sinistro è la valvola mitralica, che presenta due lembi (cuspidi), i quali si aprono e si chiudono come una porta a senso unico.
Il prolasso della valvola mitrale è un difetto strutturale delle cuspidi valvolari che separano l'atrio sinistro dal ventricolo sinistro del cuore e che si chiudono in modo imperfetto.
A causa di questo difetto il sangue, invece di andare tutto dall'atrio al ventricolo, torna, in parte, indietro.

Nella maggior parte dei casi il prolasso della valvola mitrale non è pericoloso. Infatti la valvola, pur imperfetta, può svolgere la propria funzione senza interferenze con il normale fluire del sangue. Diventa pericoloso quando si associa ad insufficienza valvolare.

Il prolasso mitralico generalmente è asintomatico, quindi viene spesso scoperto per caso. Altre volte, specie nei soggetti giovani, i sintomi presenti sono:

dolore toracico;
battito cardiaco irregolare;
tachicardia;
affanno, debolezza, facile affaticamento;
attacchi di panico;
cardiopalmo.

L’insufficienza mitralica è il problema cardiaco più comunemente associato al prolasso: di solito è di grado lieve, ma può progredire.
La situazione si complica, infatti, quando i lembi della valvola si allontanano tra loro, o si calcificano a causa dell’invecchiamento.

Questa di conseguenza non si chiude più in modo ottimale, diventando insufficiente, ossia incapace di chiudersi perfettamente. In tal caso, l’atrio sinistro lavora male, a causa della imperfetta chiusura della valvola, con il tempo potrebbe tendere a ingrandirsi; lo stiramento provocato sulla sua struttura muscolare può irritare il sistema elettrico del cuore e generare una fibrillazione atriale.
I soggetti con prolasso della mitrale non corrono in pratica nessun rischio, almeno nella stragrande maggioranza dei casi.
Il soggetto portatore, senza significativo rigurgito o con rigurgito di lieve entità, svolge una vita assolutamente normale, può praticare sport, anche a livello agonistico (purché si sottoponga a tutti i controlli richiesti dal medico, a seconda del tipo di attività praticata).
Limitazione per sport competitivo c’è in quei pazienti che presentano aritmie serie, insufficienza mitralica severa, la sindrome di Marfan (o altre malattie di tessuto connettive), o sintomi gravi come angina da sforzo ed episodi sincopali.

Diagnosi

L’esame strumentale più sensibile per la diagnosi di prolasso valvolare mitralico è l’ecocardiogramma, che permette di descrivere il difetto valvolare e stabilire il grado di insufficienza mitralica. Con questa metodica, grazie all’utilizzo degli ultrasuoni, si ottiene una perfetta immagine delle valvole cardiache. Nel prolasso valvolare mitralico è possibile visualizzare lo spostamento del lembo mitralico anteriore o posteriore, o di entrambi, verso l’atrio sinistro durante la fase di contrazione del cuore.

Il prolasso può essere rilevato dal medico anche grazie all’uso dello stetoscopio, nel corso di una normale auscultazione del cuore. Il segno caratteristico che indica la probabile presenza di questa anomalia valvolare è rappresentato da un caratteristico suono (“click”), che si aggiunge ai toni cardiaci normali. Questo è un rumore talvolta generato dal lembo (o dai lembi) prolassanti nel momento di massima distensione.

E’ prudente che i famigliari consanguinei di un paziente con prolasso della mitrale si sottopongano a una visita medica ed eventualmente a un ecocardiocolordoppler per fare diagnosi precoce.
Terapia

Se si tratta di un prolasso semplice, che non causa alcun disturbo, non è necessaria alcuna terapia, ma va tenuto sotto controllo. I pazienti senza insufficienza mitralica, disturbi del ritmo, o altre patologie associate, sono da considerare a basso rischio per problemi a distanza.
I pazienti che presentano un prolasso valvolare mitralico con rilevante insufficienza valvolare, sono a maggior rischio di infezione della valvola (endocardite) e in questi casi è necessaria la profilassi antibiotica, in caso di manovre chirurgiche o strumentali e di cure dentarie. Questo al fine di evitare che la valvola possa essere infettata dai batteri.
Quando al prolasso si associano segni di insufficienza valvolare grave, può diventare necessaria la terapia chirurgica, che può talvolta rendere necessaria la sostituzione valvolare.
La terapia consiste nella riparazione chirurgica del difetto e si avvale oggi, oltre che dell'approccio tradizionale, anche di quello mininvasivo. Non vengono di solito operati prolassi lievi o moderati.


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